(La franchezza>
(di Fabio Gabrielli)
Per recuperare un autentico rapporto con l'altro, occorre interrompere la perversa dialettica della menzogna e del malinteso che sovènte caratterizza il nostro agire comune, e recuperare la franchezza come farmaco che guarisce.
"La franchezza vera, propria dell'amico, agisce sugli errori, causando un dolore che però salva e guarisce, come il miele che brucia e disinfetta le ferite, utile e dolce per il resto...
L'adulatore, invece, in primo luogo si dimostra aspro, violento e inesorabile nei rapporti con gli altri... e in secondo luogo finge di ignorare e di non riconoscere gli errori autentici e gravi, mentre attacca prontamente le mancanze esteriori e di poco conto, scagliandosi contro di esse con estrema violenza: se vede merci sparse qua e là senza ordine, oppure uno che abita in una casa troppo modesta, o un altro che non si cura come dovrebbe dei capelli, dell'abbigliamento, del cane o del cavallo; ma il non curarsi dei genitori e dei figli, l'insultare la moglie, il disprezzare i familiari, lo sperperare il patrimonio non contano nulla per lui.
Anzi, in questi casi se ne sta zitto, senza il coraggio di intervenire nella discussione, come un allenatore che permettesse al suo atleta di ubriacarsi e darsi alla pazza gioia, diventando invece inflessibile quando si tratta della spugna e dell'ampolla dell'olio, o come un maestro che rimproverasse l'allievo per la tavoletta e lo stilo e non rilevasse, ascoltandolo parlare, gli errori di grammatica e di pronuncia... Come se si tagliassero con un bisturi da chirurgo i capelli e le unghie di un uomo che soffre di tumori e di ascessi, così gli adulatori applicano la franchezza a quelle parti dell'anima che non soffrono né provano dolore".(Plutarco, 'Della vera amicizia')
Per recuperare un autentico rapporto con l'altro, occorre interrompere la perversa dialettica della menzogna e del malinteso, che sovènte caratterizza il nostro agire comune, e recuperare, come ricorda Plutarco, la franchezza come potente farmaco che guarisce.
L'autenticità del dialogo, la genuinità della parola e dell'ascolto trovano proprio nella franchezza un continuo e fecondo alimento per una relazione nella quale il tu sia sempre un fine e mai un mezzo per l'io, ove l'altro, insomma, sia considerato in tutta la sua portata etica ed esistenziale.
La franchezza è davvero l'antidoto alla menzogna e al malinteso, poiché si configura come calda, vissuta intransigenza morale.
Un punto, questo, affrontato dal filosofo Vladmir Jankélévitch, che, come pochi, ha saputo dare dignità concettuale a talune modalità di vivere la quotidianità: dalla gaffe, al pudore, all'humour e, appunto, alla menzogna e al malinteso; si tratta di una sorta di "fenomenologia del quotidiano", cioè di un'attenta, meditata descrizione del nostro modo di abitare il mondo, di vivere il rapporto quotidiano, talvolta genuino, talvolta distorto, con gli altri.
Ecco cosa dice il Nostro filosofo: "La possibilità della menzogna è data con la coscienza stessa, di cui misura insieme la grandezza e la bassezza. E come la libertà è libera soltanto perché può scegliere il bene o il male, così la dialettica della menzogna si dispiega internamente in questo abuso di un potere tipico delle coscienze adulte".
Insomma, la menzogna è sempre legata ad un preciso atto di volontà: "Non si mente mai senza volerlo".
In questo contesto, il mentitore si delinea come un uomo in costante fuga interiore, un uomo di superficie, in perenne tensione e solitudine, poiché solo lui, fino a quando non è smascherato, sa che sta mentendo, che sta indossando in modo premeditato una maschera.
Per quanto riguarda, invece, il malinteso: " [...] È approssimazione. E per sventare l'approssimazione non c'è niente di più efficace di una buona intransigenza e di quel rigore nominalista che si dimostra spietato nei confronti di tutto ciò che non è la cosa confessabile, precisa, esplicita. Agisci in modo tale che i tuoi accomodamenti possano essere pensati come resi pubblici senza scandalo, ossia in modo da poterli professare senza arrossire: questa è la massima cardinale della franchezza".
Occorre, allora, ritrovare la parola "inopportuna", che smaschera "senza arrossire", indifferente alle nostre opportunità, ai nostri vantaggi, finalizzata unicamente alla semplicità del cuore, all'innocenza dell'intenzione.
È la parola "inopportuna" che squassa tutto ciò che è falso, convenzionale, opportuno, per ridarci la verginità interiore e la franchezza nei rapporti interpersonali.
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