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SCHEDA ARTICOLO N. «00589»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: MARCELLA DANON
TITOLO: COLTIVARE IL POTERE PERSONALE
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TESTO ARTICOLO

Coltivare potere personale

(di Marcella Danon)

"Nessuno può farci male se noi non lo permettiamo": se noi siamo validi
alleati di noi stessi, capaci di accoglierci, accettarci e valorizzarci
anche nelle nostre vulnerabilità, nessuna "frecciata esterna" ci potrà
ferire.

Il potere, quello vero, non è sugli altri, è su di sé. "Chi vince gli altri
ha forza. Chi vince se stesso è forte. Chi conosce la propria misura è
ricco", ha lasciato detto Lao Tsé, il leggendario maestro della tradizione
taoista. Ma non basta. Il potere, quello vero, non è "sugli altri", ma "con
gli altri". E questo vale anche quando parliamo di potere su noi stessi.
Abbiamo potere su di noi quando siamo accoglienti e coinvolgenti con tutte
le nostre parti, quelle che ci fanno sentire forti e spavaldi e quelle che
ci fanno sentire indifesi e vulnerabili. Nessuno di noi è superman, abbiamo
tutti accumulato, nella nostra storia, dolcezze e durezze, sicurezze e
debolezze.

Esercitare bene il potere su di noi vuol dire non "cacciare giù" i nostri
aspetti più sensibili, come se non ci fossero, ma accogliere e accettare
anche la nostra fragilità, facendo di necessità virtù e scoprendo la metà
piena del bicchiere e il talento specifico di ogni nostra singola parte.

Il buon leader deve saper valorizzare ogni membro della sua squadra ed è
quello che prima di tutto possiamo imparare a fare con noi stessi.

Nulla, in noi, è a priori buono o cattivo, giusto o sbagliato. E' la cultura
in cui cresciamo che etichetta, per esempio, la sensibilità dell'uomo come
debolezza o la determinazione di una donna come inopportuna. E' la cultura
che ci dice come dobbiamo essere, cosa in noi è giusto e cosa è sbagliato.
Coltivare potere personale vuol dire riappropriarsi della capacità di
valutare in prima persona - e non secondo parametri esterni imposti da
altri - ciò che per noi va bene e quando.

Coltivare potere personale vuol dire riconoscere che ogni medaglia ha due
facce: la timidezza insegna ad ascoltare gli altri, la paura a essere
prudenti, l'insicurezza a rafforzare gli strumenti di cui si dispone; tanto
quanto la presunzione fa allontanare gli altri, l'eccessiva audacia può
portare a un fallimento, e l'eccessiva sicurezza in una mancanza di
attenzione verso le situazioni esterne. Ogni nostro aspetto ha una metà
vuota e una piena del bicchiere; non sono necessariamente i lati forti a
essere sempre quelli migliori

Quando riconosciamo le nostre vulnerabilità e ce ne facciamo carico, nessuno
potrà ferirci perché saremo già attenti e accoglienti nei confronti di
quella parte di noi. Già sapremo "come siamo" e quindi nessuna affermazione
dell'esterno potrà incrinare il nostro equilibrio.

Se invece non abbiamo ancora conquistato questa maggior conoscenza e
accettazione di noi - quella che si chiama consapevolezza di sé -
affermazioni o critiche infertaci da altri ci fanno male perché "mettono il
coltello nella piaga", quella piaga che neppure noi stessi vogliamo
riconoscere e curare... e allora sì che fa male.

"Tutto parte dalle nostre convinzioni", sottolinea Mike George, maestro
spirituale e facilitatore di sviluppo gestionale, che insiste su quanto le
convinzioni con cui ci identifichiamo siano poi fatali nelle relazioni con
gli altri e con la vita. Quando qualcuno minaccia una delle nostre
convinzioni - per esempio "io sono buono", "io sono bravo" o anche
semplicemente "io ho ragione", per esempio nell'ambito di una discussione -
noi ci sentiamo sotto attacco. Che in realtà non è necessariamente un
attacco a noi, ma a una nostra convinzione.

Quando già nel nostro percorso di crescita interiore ci siamo fatti un esame
di coscienza e abbiamo scoperto che "sì, è vero, sono buono, ma non proprio
in tutte le circostanze", "sì, è vero, sono bravo, ma non sempre e non in
tutto", "sì vero ho ragione, ma forse il mio interlocutore ha un altro punto
di vista o ha ragioni che io non ho ancora preso in considerazione"... ecco
che ogni minaccia a questa mia convinzione iniziale sfonda una porta aperta
e quindi non viene vissuta come "attacco".

"Nessuno può farci male senza che noi glielo permettiamo - sottolinea ancora
Mike George -. Se credi che venir meno a una scadenza non sia la fine del
mondo o del tuo lavoro allora saprai come rilassarti", questo per dimostrare
quanto siano le nostre convinzioni a renderci vulnerabili, non i fatti in
sé. "Siamo preoccupati delle opinioni che abbiamo delle cose, più che delle
cose stesse", affermava il filosofo Epitteto già 2000 anni fa.

Nella misura in cui siamo barricati dietro alla convinzione di "come sono" o
"come dovrei essere", ogni affermazione che sembra contraddire questa
convinzione la vivrò come un'offesa, come una ferita alla mia integrità.
Quando invece apro le porte alla mia integrità - al mio "essere intero" -
accogliendo e riconoscendo tutto ciò che sono, luci e ombre, non avrò più
fianco indifeso a un attacco perché già conoscerò i miei punti più
vulnerabili. E saprò sorriderne.

Paradossalmente, è riconoscendo le nostre vulnerabilità che diventiamo
forti. Che diventiamo invulnerabili.

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