Rimpianti e Rimorsi
(di Shoshin)
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Del senno di poi son piene le fosse. Questo proverbio esprime al meglio il concetto di rimpianto e/o rimorso.
"Se quella volta io avessi.. perché non ho... accidenti al giorno in cui....".
Anche queste espressioni sono ugualmente riferibili al rimpianto o al rimorso.
Analizziamo meglio questi due sentimenti che spesso ci pervadono, per scoprire se sono realtà o solo nostre fantasie.
Ogni volta che formuliamo un pensiero riferito al nostro passato cominciando con "E se quella volta.", pretendiamo che la realtà sia modificabile a nostro piacimento.
Infatti non solo immaginiamo di poter variare situazioni già accadute, partendo col cambiare il loro preambolo (ad esempio: se quella volta non avessi detto di sì alla mia ex moglie..), ma costruiamo anche "la fine della storia" (.sicuramente avrei trovato una donna migliore, più bella, brava ecc.). E se al posto della ex moglie qualcuno avesse trovato, anziché un angelo del focolare, la prima donna italiana serial killer della storia?
Perché diamo sempre per scontato che la nostra vita, cambiando alcune scelte, sarebbe stata migliore? E se fosse invece risultata peggiore?
I rimorsi sono poi ancora più duri dei rimpianti, perché continuano a ricordarci le nostre colpe, non ci permettono di uscire dai nostri soliti schemi. Prendiamo un peccato commesso in passato, uno qualsiasi, ognuno scelga il proprio.
Ora, il rimorso ha la sola positiva funzione di non farci incorrere nuovamente in quelle che noi consideriamo azioni sbagliate.
Ma se proviamo rimorso per un "peccato" commesso, vuol dire che ci siamo pentiti di quell'azione, e che se ci si ripresentasse la stessa situazione, ci comporteremmo in un altro modo. Una volta appreso questo, il rimorso non ha più ragione d'essere.
Quando è giusto che il rimorso torni a tormentarci? Quando, nelle stesse circostanze, ci ritroviamo a comportarci nuovamente in quel modo secondo noi errato.
Da qui possiamo partire ad analizzare il concetto di bene e male.
Molte volte una situazione che noi giudicavamo sbagliata, cattiva, penosa, ci è servita per crescere, per fortificarci, per farci uscire dalle sabbie mobili che lentamente ci stavano inghiottendo. col famoso "senno di poi", quando riusciamo a mantenere una visione il più possibile obiettiva dei fatti, ci possiamo accorgere che quello che giudicavamo "male" si è poi trasformato in bene, o quello che all'inizio consideravamo una situazione favorevole, e quindi "bene", si è dimostrata un vicolo cieco che ci ha portato a fare delle scelte errate.
Per capire veramente se una cosa è per noi bene o male dovremmo avere a disposizione la sfera di vetro,, dove poter vedere tutta la nostra vita dal primo vagito all'ultimo respiro. Dato che questo non è possibile, l'unica via per accettare la propria realtà senza farsi prendere da rimpianti e rimorsi è accettare che nella nostra condizione di esseri imperfetti e finiti, ci sfugge la visione del tutto e certe scelte, che sembrano procedere solo dalla nostra volontà, sono in realtà l'unica strada che in quel preciso momento potevamo imboccare.
Che dire allora dei rimpianti e dei rimorsi?
Rimpianti e rimorsi sono un infinito numero di azioni che non abbiamo scelto, un infinito numero di universi paralleli che avrebbero potuto aprirsi ed essere reali; ma, che, a causa di circostanze dipendenti, o meno dalla nostra volontà, sono rimasti solo in potenza e, quindi, inesistenti. Perché preoccuparsi tanto di quel che non è stato o che avrebbe potuto essere, quando la realtà è solo ed unicamente quella che stiamo vivendo?
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