Gocce dal cuore di Dio
(vari autori)
- Abbandono -
(Poonja)
D.: Quand'è che una persona è matura per l'illuminazione? C'è un periodo di gestazione che precede l'illuminazione, così come i nove mesi di preparazione e di crescita che precedono la nascita di un bambino?
P.: Sei maturo per l'illuminazione quando non vuoi nient'altro. Per poter nascere come bambino devi impiegare nove mesi per diventare sempre più grande. Per l'illuminazione devi diventare sempre più piccolo fino a scomparire completamente.
D.: Sono arrivato sull'orlo e la testa dice ai piedi di saltare, ma i piedi non lo fanno. Cosa posso fare, o non fare, per far arrivare il coraggio ai piedi?
P.: Nessuna delle due..., né fare, né non fare. Non permettere alla tua mente di attaccarsi a nulla, neppure al nulla. Qualunque pratica stiate seguendo, continuate finché non è la pratica a lasciarvi.
ll samsara è una sala d'aspetto. In esso niente è permanente, tutto scorre. Alcuni arrivano, altri aspettano di essere chiamati. Sei molto fortunato a sapere che ti trovi in una sala d'aspetto. Tienti pronto. Non afferrarti a niente. Devi tornare a casa.
Accogli la decisione di camminare sul filo del rasoio, gettando via ogni altra idea. Quanti ci riescono? Pochissimi.
Il filo del rasoio significa non far nascere nessun pensiero. Provalo e vedrai. L'assenza di pensieri ti condurrà al vuoto. Non con la comprensione, non con la discussione, ma essendo, gettandoti nel vuoto. Niente di meno. Senza capire, senza concettualizzare, ma saltando nel vuoto proprio adesso! Quando ci sei saltato dentro, puoi dire solo il Vero. Sei istantaneamente libero. Non posporre questa libertà. Non fare progetti per il futuro, e accadrà. Fare progetti è un trucco della mente. Nasce il pensiero "Farò un ritiro e ci riuscirò". Il tempo significa sempre posporre.
Rifiutate tutto ciò che si può rifiutare, compreso questo suggerimento. Che cosa resta?
Non accettate nessuna parola, nessuna frase. Le mie parole sono dita che indicano l'inconoscibile che non si può descrivere. Rifiutate le mie parole e vedrete quello che c'è da vedere.
Anche comprendendo la propria natura, si può inciampare nei concetti di tempo o di paura.
E' la paura di affrontare il vuoto, perché la tua vita si svolge tra tanti concetti e così tante cose. Quando incontri il vuoto a faccia a faccia, perdi tutto, tutti i concetti di passato, presente e futuro che consideravi così reali... "Questa è la mia vita". Perché' ti ci afferri? Perché è quella che credi la tua forza, il senso di essere vivo mediante i concetti. Quando i concetti ti abbandonano, hai paura. Paura di morire nell'oceano di nettare. Paura di annegare nel nettare. Quale nettare? L'eternità, il senza morte.
Ci afferriamo a qualcosa per sentirci al sicuro: al corpo, alla mente, ai sensi. Non capiamo che la vera pace è abbandonare tutto ciò. Quando passiamo dalla veglia al sonno, dobbiamo abbandonare tutto ciò che costituisce lo stato di veglia. Nel sonno, tutti i nostri rapporti e i nostri possessi scompaiono. Siamo costretti a lasciarli andare. Ma non abbiamo paura di addormentarci, ci piace, accogliamo volentieri il sonno. Ma abbiamo paura di questo balzo risvegliante nel vuoto perché non ne abbiamo mai fatto l'esperienza
Il vuoto è lo stato naturale. Se mi ci afferro, aggiungo al vuoto qualcosa. Perciò disfo ciò che ho fatto...
D.: Come ci si può abbandonare veramente?
P.: Ritornando alla sorgente e scoprendo che non c'è nessuno che si deve abbandonare e niente da abbandonare.
(Bernadette Roberts)
... fra le tante idee precostituite che dovetti abbandonare ci fu l'idea stessa dell'abbandono: non ero io che avevo abbandonato il mio Sé a Dio, ma piuttosto Dio che aveva abbandonato del tutto il mio Sé ... una volta superato il Sé, tutto svanisce, anche "quello" che mi sarei aspettata sarebbe rimasto.
... non è questo ciò che Cristo voleva facessimo: perdere questa vita (la nostra anima) per poter avere la vita eterna? "Colui che si annulla per me scopre chi è."
A questo aggiungerei che nell'annullarsi, egli non soltanto scoprirà chi è, ma "che cosa è!", poiché in Dio le cose non sono separabili.
La resa perfetta, totale e assoluta, è quella che accetta la possibilità che l'illuminazione possa non awenire in questo organismo corpo-mente. Accettare questa possibilità è la resa perfetta.
(Ramana Maharshi)
D.: Come vedere Dio che è onnipervadente?
R.: Vedere Dio è essere Dio. Non c'è un tutto separato da Dio che Lui debba pervadere. Esiste soltanto Lui.
D.: E' possibile gioire il samadhi (consapevolezza della realtà) mentre si è occupati nel lavoro mondano?
R.: Il sentimento "io lavoro" è l'ostacolo. Chiedi a te stesso chi lavora?' Ricorda chi sei. Allora il lavoro non ti vincolerà, procederà automaticamente. Non fare sforzi, né per lavorare, né per rinunciare; è il tuo sforzo che è schiavitù. Ciò che è destino che accada accadrà. Se non sei destinato a lavorare, il lavoro non può essere ottenuto nemmeno se lo cerchi. Se sei destinato a lavorare, non sarai in grado di evitarlo e sarai forzato ad impegnarti in esso. Così, lascia questo al potere più alto; non puoi rinunciare o trattenere a volontà.
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(Canto Navajo)
Abbandona i tuoi piedi al polline* Abbandona le tue mani al polline. Abbandona la tua testa al polline. Allora i tuoi piedi sono il polline, Il tuo spirito è il polline, La tua voce è il polline. La pista è bella. Stai tranquillo.
[*il polline significa per gli indiani Navajo l'essenza delle cose]
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(Ramesh Balsekar)
Tu non puoi cercare Dio. Al momento giusto, nel luogo giusto, Dio cercherà te.
Loggia 95
Gesù diceva: Se avete denaro,
Non prestatelo con interesse,
ma datelo a colui
che non vi darà nulla in cambio.
... il senso della gratuità. Dare il proprio profumo come la rosa, senza determinarne il prezzo.
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Loggia 110
Gesù diceva: Colui che ha trovato il mondo
E si è arricchito,
Che rinunci al mondo.
Qualcuno domandò ad uno gnostico che viveva in modo... austero - mentre avrebbe potuto vivere altrimenti: -Perché e come avete fatto a rinunciare al mondo?-
Egli rispose: - Non ho mai rinunciato al mondo, ma poco a poco è il mondo che ha rinunciato a me.-
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(Djalâl-ud-Din Rûmî)
Mi chiedi perché giro in torno a te? Non intorno a te, ma attorno a me.
Non darmi un altro bicchier di vino. Versalo nella mia bocca. Ho perso la via alla mia bocca.
Vuoi la mia testa? Amico, ti faccio un dono.
Il mio turbante, la mia veste, la mia testa, tutt'e tre per meno di una lira.
Il mio sé, il mio nome, da non nominare, è meno di niente.
Vagando nella pianura desolata seguendo qualche indicazione sei qui; trovo un corpo abbandonato, una testa staccata.
(Mistico sufi)
Mi recai una sera, nella bottega dei soffiatori di vetro e domandai:
- O voi che fabbricate coppe, per caso avreste un vetro che abbia la forma di un cuore? - Si misero a ridere: - Tu cerchi invano, o Mîr: ogni coppa che vedi, ovale o tonda, ogni vetro, è stato un cuore che abbiamo fatto fondere nel fuoco e soffiato in una coppa. Ecco quanto qui vedi: e non c'è vetro.
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(Angelus Silesius)
Non andrai in cielo (perché agitarti tanto) Se non sei tu prima un cielo vivente.
(Nisargadatta Maharaj)
Dimorare stabilmente nella coscienza porta con sé la rinuncia spontanea a tutto ciò che è fisico e materiale. Insisto su questo punto: si tratta di una rinuncia spontanea, che sopravviene per conto suo.
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