Meglio di niente di Claudio Capolino
Penso spesso alle cose che potrebbero aiutarci in questo percorso atto ad avvicinarci alla grande meta.
Espansione di coscienza... iniziazioni... samadhi... o come ognuno preferisce chiamarla.
Dimenticandomi spesso che questo nostro viaggio sul sentiero dell'apprendimento è come una maratona: non ci arrivano gli aspiranti più veloci ma bensì coloro che fanno affidamento alla loro capacità di resistenza.
A volte mi chiedo senza nessun cenno di ansietà -e sono sicuro che anche molti di voi si pongono il quesito- com'è possibile che dopo aver sostenuto rigidamente quanto letto, seguito le istruzioni che i saggi ci hanno lasciato, meditato regolarmente o nei posti e gli orari più impensabili quando gli impegni del momento non consentivano la presenza tranquillizzante del proprio rifugio... ma, oltretutto, per fedeltà al Maestro di riferimento e all'impegno solenne preso inizialmente. Ecco: com'è possibile che dopo tanto sforzo non si noti un certo progresso a distanza di tempo.
Ve lo siete mai chiesto?
Ci sono degli aspetti connessi. Per esempio: perché quando noi vediamo le nostro foto di tempo addietro quasi non ci riconosciamo. Possiamo soltanto cambiare esternamente?
Si sa che le nostre cellule si rinnovano in continuazione e ogni sette anni la rigenerazione viene completata; e così anche il nostro aspetto fisico ne manifesta le conseguenze.
Questo succede parecchie volte nell'arco di una vita la cui fisionomia è di esclusivo appannaggio di prakriti, quindi il nostro corpo deve sottostare alle leggi regolatrici della materia.
Ci sarà un'analogia con purusha, le leggi dei piani superiori?
L'unica cosa che sappiamo nella nostra approssimativa liceità è che il ciclo delle morti e rinascite, non può essere misurato con gli stessi parametri.
Allora il così detto progresso spirituale bisognerebbe misurarlo, se ci è consentito il termine (anche per l' assenza di uno strumento) in tempi dalla durata immane: centinaia, milioni di anni, forse di eoni...
E qui mi perdo. Comincio a sentire nella mia testa un aggrovigliarsi di neuroni impazziti. Un terribile cortocircuito prodotto dal blackout dei semafori posti agli incroci tra le sinapsi.
Nel mezzo di questo scoramento sono proteso a pensare che questa evoluzione viene spalmata (termine orrendo!!!) su diverse vite.
Ebbene, chi ha la capacità di ricordarsele?
senza inizio. Non è dato un punto iniziale, un'origine temporale. Per quanto possiamo procedere a ritroso nel tempo, troveremo sempre esseri viventi, noi stessi nelle vite precedenti, che peregrinano da una vita all'altra.> (*)
Ritornando alla domanda iniziale... confesso che rinuncio a ogni risposta.
Salvo che, per non sentirmi impantanato del tutto e togliermi l'emicrania d'addosso, mi ripeto a me stesso una frase di Socrate: "Non temere di percorrere una lunga strada, se sei diretto verso coloro che hanno qualcosa da insegnarti".
Non è la risposta che proprio ci aspettiamo.
Ma comunque... è pur sempre meglio di niente.
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(*) da "Il Nobile Ottuplice Sentiero" di Bhikkhu Bodhi
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