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SCHEDA ARTICOLO N. «00822»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: CHANDRA CANDIANI
TITOLO: INVITO AL DA'NA
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TESTO ARTICOLO

Invito al dána

(di Chandra Candiani)

-

Ogni insegnamento di Dhamma è un po. come una
perla della Rete di Indra: nella mitologia indiana, si narra
che nel cielo di Indra esista una rete di perle disposta in
modo tale che, osservandone una, si vedono tutte le altre
riflesse in essa. Così, osservando un insegnamento di
Dhamma, possiamo veder riflessi tutti gli altri.

E questa sera avremo l.occasione di praticare dána.

Dána è una parola sanscrita che significa dono e indica la
virtù e la pratica della generosità. La generosità è il contrario
dell.attaccamento, è una mano che si apre, dunque la sua
pratica non può che essere il fondamento di un percorso
spirituale. Chi frequenta i monasteri della tradizione
Theraváda sa che vivono un.economia del dono: tutto, edificio,
cibo, suppellettili, mobili, letti, pentole, vestiti, proprio
tutto è donato dai laici.

In Asia la pratica della generosità
precede qualunque altra pratica e non solo perché è una
pratica etica, ma perché purifica il cuore, lo apre, e un cuore
aperto è un cuore colmo di gioia e la gioia è la soglia del raccoglimento.
In Thailandia le persone sono tanto consapevoli che
dare è la gioia più grande, che il giorno del loro compleanno
sono loro a fare regali agli altri. È molto commovente
incontrare monaci saggi e sapere che la loro sopravvivenza
dipende totalmente da noi.

La generosità, come ogni altra virtù nel buddhismo, è
una pratica e si coltiva osservando con compassione e umorismo
quanto in noi resiste all.apertura, quanto resta avaro e
gretto e giocando un po. coi bordi, un po. sto ferma e sento
quel che sento, un po. oso il gesto e sento quel che sento, la
generosità è anche terapeutica, cura l'.avversione, la malevolenza,
cura ferite profonde.

Ho chiesto a una mia giovane
amica che fa il clown in ospedale per i bambini, se la generosità
un aspetto importante nel suo lavoro. Mi ha guardato
un po. stupita e mi ha raccontato una sua giornata: c'.è
una bambina leucemica in una stanza, è depressa, i clown
esitano, ma poi si decidono ad entrare, e fanno un po. gli
scemi, finché il clown più anziano dice alla bambina: .Fanno
così perché sono qui con te, ma al mattino appena svegli
sono tristi da morire, gli daresti un po. del tuo cuore per
domattina?..

La bambina fa il gesto di toccarsi il cuore e di
porgerlo ai clown e a metà percorso scoppia a ridere.

.Dunque, la generosità guarisce., è il commento della mia
amica, intendendo che guarisce il cuore, naturalmente.
A me sembra che pratico per essere sempre meno automatica,
sempre più sveglia e calda verso tutto e tutti e se,
come si dice abbia detto il Buddha: .Il dono del Dhamma
supera tutti gli altri doni., che posso dare io di rimando? Ma
la mia pratica, certo, e con tutto il cuore. Però il Dhamma
rende reali e una persona che dedica la sua vita a insegnarlo,
è anche un essere umano che ha gli stessi bisogni di chiunque
altro, se è laico poi, ha anche una vita nel mondo e
spesso una famiglia da sostenere. Dunque, posso svegliarmi
alla sua umanità e posso svegliarmi al fatto che contribuire
al suo sostentamento ed esprimere il mio apprezzamento
per quello che mi insegna e per come lo fa, è pratica spirituale.

Allora rifletto sul fatto che quel che più conta in questa
pratica è, come dice la tradizione, che non c.è chi dona,
non c.è chi riceve, c.è solo il dare. Darò da questa intenzione
pura, di esprimere riconoscenza, di allargare il cuore e la
mano, di condividere. Darò sapendo che sto esprimendo
riconoscenza a chi mi indica quello che conta. Cercherò di
non essere automatica, di dare sapendo che è un gesto d.amore,
non un pagamento, il Dhamma non ha prezzo, e che 49
nel vero dare c.è anche quel salto, quel pizzico di meravigliosa
follia che caratterizza ogni gesto vitale: .Un pizzico di
follia in primavera fa bene pure al re. ha scritto Emily
Dickinson.

Personalmente, mi dà particolarmente gioia dare a chi
ha un modo d.insegnare vasto, non dottrinario, che non dà
un senso di ristrettezza e di dogmatismo e la vastità non si
costruisce in pochi anni, è tutto un modo di vivere, è tutta
una vita. E che esista qualcuno che dedica la sua vita alla
cosa essenziale con devozione e spirito d.avventura e che
umilmente accetti di affidarsi al cuore generoso degli altri,
anche questo mi fa riflettere.

Cercherò di dare con la stessa vastità, non importa
quanto. L.ampiezza sta nella purezza del gesto, nella sua
allegra riconoscenza, non nella quantità.
Ma rifletterò anche se e perché sono più disposta a
pagare tanto per quel che passa che per quel che resta, se e
perché, se vengo lasciata libera di dare quanto voglio, do il
massimo o il minimo. Mi piace una definizione di dána che
diede una volta un monaco cingalese: una via di mezzo tra il
cuore e le tasche. Come dire con tutto l.amore del cuore,
con tutto il buon senso della ragione.

E vorrei regalarvi per finire i versi del poeta Edmond
Jabés:

Prendi una nespola,
offrine metà al tuo compagno.
Mangiata la nespola,
il sapore persiste,
l'amicizia si espande.

Grazie.


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