Invito al dána
(di Chandra Candiani)
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Ogni insegnamento di Dhamma è un po. come una perla della Rete di Indra: nella mitologia indiana, si narra che nel cielo di Indra esista una rete di perle disposta in modo tale che, osservandone una, si vedono tutte le altre riflesse in essa. Così, osservando un insegnamento di Dhamma, possiamo veder riflessi tutti gli altri.
E questa sera avremo l.occasione di praticare dána.
Dána è una parola sanscrita che significa dono e indica la virtù e la pratica della generosità. La generosità è il contrario dell.attaccamento, è una mano che si apre, dunque la sua pratica non può che essere il fondamento di un percorso spirituale. Chi frequenta i monasteri della tradizione Theraváda sa che vivono un.economia del dono: tutto, edificio, cibo, suppellettili, mobili, letti, pentole, vestiti, proprio tutto è donato dai laici.
In Asia la pratica della generosità precede qualunque altra pratica e non solo perché è una pratica etica, ma perché purifica il cuore, lo apre, e un cuore aperto è un cuore colmo di gioia e la gioia è la soglia del raccoglimento. In Thailandia le persone sono tanto consapevoli che dare è la gioia più grande, che il giorno del loro compleanno sono loro a fare regali agli altri. È molto commovente incontrare monaci saggi e sapere che la loro sopravvivenza dipende totalmente da noi.
La generosità, come ogni altra virtù nel buddhismo, è una pratica e si coltiva osservando con compassione e umorismo quanto in noi resiste all.apertura, quanto resta avaro e gretto e giocando un po. coi bordi, un po. sto ferma e sento quel che sento, un po. oso il gesto e sento quel che sento, la generosità è anche terapeutica, cura l'.avversione, la malevolenza, cura ferite profonde.
Ho chiesto a una mia giovane amica che fa il clown in ospedale per i bambini, se la generosità un aspetto importante nel suo lavoro. Mi ha guardato un po. stupita e mi ha raccontato una sua giornata: c'.è una bambina leucemica in una stanza, è depressa, i clown esitano, ma poi si decidono ad entrare, e fanno un po. gli scemi, finché il clown più anziano dice alla bambina: .Fanno così perché sono qui con te, ma al mattino appena svegli sono tristi da morire, gli daresti un po. del tuo cuore per domattina?..
La bambina fa il gesto di toccarsi il cuore e di porgerlo ai clown e a metà percorso scoppia a ridere.
.Dunque, la generosità guarisce., è il commento della mia amica, intendendo che guarisce il cuore, naturalmente. A me sembra che pratico per essere sempre meno automatica, sempre più sveglia e calda verso tutto e tutti e se, come si dice abbia detto il Buddha: .Il dono del Dhamma supera tutti gli altri doni., che posso dare io di rimando? Ma la mia pratica, certo, e con tutto il cuore. Però il Dhamma rende reali e una persona che dedica la sua vita a insegnarlo, è anche un essere umano che ha gli stessi bisogni di chiunque altro, se è laico poi, ha anche una vita nel mondo e spesso una famiglia da sostenere. Dunque, posso svegliarmi alla sua umanità e posso svegliarmi al fatto che contribuire al suo sostentamento ed esprimere il mio apprezzamento per quello che mi insegna e per come lo fa, è pratica spirituale.
Allora rifletto sul fatto che quel che più conta in questa pratica è, come dice la tradizione, che non c.è chi dona, non c.è chi riceve, c.è solo il dare. Darò da questa intenzione pura, di esprimere riconoscenza, di allargare il cuore e la mano, di condividere. Darò sapendo che sto esprimendo riconoscenza a chi mi indica quello che conta. Cercherò di non essere automatica, di dare sapendo che è un gesto d.amore, non un pagamento, il Dhamma non ha prezzo, e che 49 nel vero dare c.è anche quel salto, quel pizzico di meravigliosa follia che caratterizza ogni gesto vitale: .Un pizzico di follia in primavera fa bene pure al re. ha scritto Emily Dickinson.
Personalmente, mi dà particolarmente gioia dare a chi ha un modo d.insegnare vasto, non dottrinario, che non dà un senso di ristrettezza e di dogmatismo e la vastità non si costruisce in pochi anni, è tutto un modo di vivere, è tutta una vita. E che esista qualcuno che dedica la sua vita alla cosa essenziale con devozione e spirito d.avventura e che umilmente accetti di affidarsi al cuore generoso degli altri, anche questo mi fa riflettere.
Cercherò di dare con la stessa vastità, non importa quanto. L.ampiezza sta nella purezza del gesto, nella sua allegra riconoscenza, non nella quantità. Ma rifletterò anche se e perché sono più disposta a pagare tanto per quel che passa che per quel che resta, se e perché, se vengo lasciata libera di dare quanto voglio, do il massimo o il minimo. Mi piace una definizione di dána che diede una volta un monaco cingalese: una via di mezzo tra il cuore e le tasche. Come dire con tutto l.amore del cuore, con tutto il buon senso della ragione.
E vorrei regalarvi per finire i versi del poeta Edmond Jabés:
Prendi una nespola, offrine metà al tuo compagno. Mangiata la nespola, il sapore persiste, l'amicizia si espande.
Grazie.
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