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SCHEDA ARTICOLO N. «00925»

CLASSIFICAZIONE: 3
TIPOLOGIA: YOGA
AUTORE: SRI AUROBINDO
TITOLO: IL DENARO E LA YOGA
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TESTO ARTICOLO

PAROLE DAGLI SCRITTI DI MÈRE E SRI AUROBINDO

> 1 Agosto 1927
>
> Sri Aurobindo
>
> IV
>
> - Il denaro -
>
> Il denaro è il segno visibile di una forza universale che, nella sua
> manifestazione sulla
> terra, opera sui piani vitale e fisico ed è indispensabile alla pienezza
> della vita esteriore.
>
> Nella sua origine e nella sua azione vera, essa appartiene al divino. Ma,
> come le altre potenze
> del divino, quando viene trasmessa quaggiù, nell'ignoranza della natura
> inferiore, può venir
> usurpata per la soddisfazione dell'ego, o detenuta da influenze asuriche e
> da queste sviata a
> loro vantaggio. Essa è veramente una delle tre forze - il potere, il
> denaro,
> il sesso - che
> hanno maggiore attrazione sull'ego umano e sull'Asura, e la più
> generalmente
> mal posseduta e
> male impiegata da coloro che la detengono. I cercatori ed i detentori di
> ricchezze sono più
> spesso posseduti da esse che non loro possessori; assai pochi sfuggono
> interamente ad una certa
> influenza deformante che è stata imposta alla ricchezza dal lungo dominio
> perverso dell'Asura.
>
> Per questa ragione, la maggior parte delle discipline spirituali insistono
> sul completo
> controllo di sé, sul distacco e la rinuncia ad ogni legame al denaro e
> alla
> ricchezza e ad ogni
> desiderio personale ed egoistico di possederli. Alcune pongono persino un
> interdetto
> dichiarando che una vita povera e nuda è la sola condizione spirituale. E'
> un errore che lascia
> il potere nelle mani delle forze ostili. Riconquistare il denaro per il
> divino al quale
> appartiene e utilizzarlo divinamente per la vita divina, è la via
> supermentale che il sadhaka
> deve seguire. Non dovete distogliervi dal potere del denaro con un
> indietreggiamento ascetico
> dai mezzi che vi dà e dagli oggetti che vi apporta, né mantenere un
> attaccamento rajasico per
> queste cose, o uno spirito di compiacenza che rende schiavi dalle
> soddisfazioni che procura.
>
> Guardate semplicemente le ricchezze come una potenza che deve essere
> riconquistata per la madre
> e posta al suo servizio.
>
> Tutte le ricchezze appartengono al Divino e coloro che le detengono ne
> sono
> depositari e non
> possessori. Esse sono oggi con loro, domani altrove.
>
> Tutto dipende dalla maniera con cui adempiono l'incarico finché esso è
> loro
> affidato, in quale
> spirito, con quale coscienza se ne servono e per quali fini.
>
> Nel vostro uso personale del denaro, considerate tutto quello che avete,
> che guadagnate e che
> procurate come appartenente alla madre. Non chiedete nulla, ma ricevete
> ciò
> che viene da lei ed
> utilizzatelo per i fini per i quali vi è stato dato. Siate interamente
> disinteressati,
> interamente scrupolosi, esatti, accurati nei dettagli: dei buoni custodi.
> Ricordatevi sempre
> che state amministrando qualcosa che appartiene alla Madre, non a voi.
> Tutto
> quello che vi
> viene dato, ponetelo religiosamente ai suoi piedi; non utilizzate nulla
> per
> voi né per altri.
>
> Non abbiate rispetto per un uomo perché ricco e neppure lasciatevi
> impressionare
> dall'ostentazione, dal potere e dall'influenza. Quando chiedete per la
> Madre, dovete sentire
> che è Lei che richiede per vostro mezzo un poco di ciò che le appartiene,
> e
> che l'uomo a cui
> rivolgete la richiesta sarà giudicato dalla sua risposta.
>
> Se, senza alcun rifiuto ascetico, siete libero dalla contaminazione del
> denaro, avrete un più
> grande controllo su di esso e sull'impiego per l'opera divina.
> L'equanimità,
> l'assenza di
> esigenze e la dedizione completa alla Shakti Divina ed alla sua opera di
> tutto ciò che avete e
> ricevete ed anche del vostro potere di acquisire, sono i segni di questa
> libertà. Ogni
> turbamento per ciò che concerne il denaro ed il suo uso, ogni esigenza,
> ogni
> rimpianto è un
> indice sicuro d'imperfezione e di un attaccamento qualsiasi.
>
> In questa materia il sadhaka ideale è colui che può, se necessario, vivere
> poveramente senza
> che alcun senso di mancanza lo colpisca, né intervenga nella pienezza del
> lavoro interiore della
> coscienza divina, o vivere riccamente senza mai, in alcun momento,
> lasciarsi
> prendere dal
> desiderio e dall'attaccamento per la ricchezza che possiede e per le cose
> di
> cui si serve, né
> rimanere asservito alla soddisfazione dei propri piaceri, né legato alle
> abitudini create dal
> possesso delle ricchezze. La volontà divina e l'Ananda divino sono tutto
> per
> lui.
>
> Nella creazione supermentale occorre che la forza del denaro sia
> restituita alla potenza
> divina e impiegata per l'ordinamento e l'allestimento veri, belli ed
> armoniosi di un'esistenza
> vitale e fisica nuova e divinizzata, nel modo che la madre divina deciderà
> nella sua visione
> creatrice. Ma, innanzi tutto, occorre che la forza del denaro sia
> riconquistata per lei, ed i più
> forti in questa conquista saranno quelli che, in questa parte della loro
> natura, rimangono
> fermi, vasti, liberi dall'ego e consacrati senza alcuna rivendicazione,
> ritenzione né
> esitazione; puri e possenti canali della potenza suprema.
>
> Sri Aurobindo
>
>
> -
> Lo Yoga nella Vita di Ogni Giorno
> -
>
> Non è assolutamente necessario abbandonare la vita ordinaria per ricercare
> la Luce, o praticare
> lo yoga. In genere lo fanno quelli che vogliono dare un taglio netto e
> vivere una vita puramente
> religiosa, o esclusivamente interiore e spirituale, rinunciando
> interamente
> al mondo e
> abbandonando l'esistenza cosmica, mediante la cessazione della nascita
> umana
> e il passaggio in
> qualche stato superiore o nella Realtà trascendente. Altrimenti, ciò è
> necessario soltanto
> quando la pressione della spinta interiore si fa così forte che il
> proseguimento della vita
> ordinaria non è più compatibile con il perseguimento dell'obiettivo
> spirituale dominante. Fino
> allora, ciò che è indispensabile è il potere di isolarsi interiormente, la
> capacità di
> ritirarsi dentro di sè e concentrarsi in ogni momento sullo scopo
> spirituale
> centrale. Deve
> esserci anche il potere di affrontare la vita ordinaria esteriore con un
> nuovo atteggiamento
> interiore; gli stessi avvenimenti della vita possono diventare un mezzo
> per
> la trasformazione
> interiore della natura e la crescita nell'esperienza spirituale.
>
> Tutte le cose della Lila ( Il gioco cosmico. Il mondo creato è il gioco di
> Dio. ) possono
> trasformarsi in finestre che si aprono sulla Realtà nascosta.Tuttavia,
> finchè ci si accontenta
> di guardare attraverso le finestre, il vantaggio non è che iniziale; un
> giorno si dovrà
> raccogliere il bastone del viandante e mettersi in cammino verso la Realtà
> che è eternamente
> manifesta e presente. Ancor meno spiritualmente soddisfacente sarà
> l'indugiare su riflessi
> incerti: s'imporrà comunque la ricerca di quella Luce che ora ci si sforza
> di raffigurare. Ma
> poichè questa Realtà e questa Luce sono in noi non meno che in qualche
> elevata ragione al di
> sopra del piano mortale, possiamo, nel ricercarle, usare molte delle
> forme,
> immagini e attività
> della vita; come si offre un fiore, una preghiera, un atto al Divino; si
> può
> anche offrire la
> creazione di una forma di bellezza, una canzone, una poesia, un'immagine,
> un
> brano di musica, e
> ottenere attraverso ciò un contatto, una risposta o un'esperienza. E
> quando
> quella coscienza
> divina è stata penetrata, o quando essa cresce interiormente, anche allora
> lo yoga non esclude
> che venga espressa nella vita attraverso questi mezzi; queste attività
> creative possono avere
> il loro posto, anche se intrinsecamente questo posto non può essere più
> importante di quello di
> qualsiasi altra attività che sia messa al servizio del Divino. l'arte, la
> poesia, la musica,
> nel loro funzionamento ordinario, creano valori mentali e vitali, non
> spirituali; ma possono
> essere volte a un fine superiore, e allora come tutte le cose capaci di
> unire la nostra
> coscienza al Divino, si trasmutano e diventano spirituali e possono essere
> accettate come parte
> della vita yoghica.
>
> Ognuna trae nuovi valori non da se stessa, bensì dalla coscienza che la
> usa; perchè c'è una sola cosa essenziale, necessaria, indispensabile:
> divenire coscienti della
> Realtà divina, vivere in essa e viverla sempre.
>
>
> Nello yoga integrale, tutta la vita, fino al suo minuto più particolare,
> deve essere
> trasformata, divinizzata. In questa impresa nulla vi deve essere di
> insignificante, di
> indifferente. Non potete dire: " Quando medito, quando leggo un libro di
> filosofia, o quando
> ascolto queste conversazioni, mi mantengo in uno stato di aspirazione e di
> ricettività alla
> Luce; ma quando invece esco per andare a fare una passeggiata, o a trovare
> gli amici, posso
> concedermi di dimenticare queste cose ". Se persisterete in questo
> atteggiamento, non verrete
> mai trasformati, nè raggiungerete mai la vera unione: rimarrete sempre
> divisi; avrete tutt'al
> più solo qualche percezione di una vita superiore. Riuscirete forse ad
> avere
> alcune esperienze,
> alcune realizzazioni nella vostra coscienza interiore durante la
> meditazione, ma il vostro
> corpo e la vostra vita esteriore rimarranno immutati. Un'illuminazione
> interiore che non venga
> conto del corpo nè della vita esteriore non è di grande utilità, poichè
> lascia il mondo così
> com'è.
>
> E' quanto è sempre accaduto fino ad oggi. Persino coloro che avevano una
> grandissima e possente
> realizzazione si ritiravano dal mondo per vivere, senza essere disturbati,
> nella quiete e nella
> pace interiori; il mondo era lasciato a se stesso, mentre la miseria, la
> stoltezza, la Morte e
> l'Ingnoranza mantenevano la loro sovranità incontestata su questo piano
> materiale
> dell'esistenza.
>
> Per coloro che si ritirano in questo modo, è forse piacevole sfuggire alla
> tormenta, voltare le spalle alle difficoltà e trovare altrove, per se
> stessi, uno stato di
> beatitudine. Ma,. lasciano la vita e il mondo immutati, come pure la loro
> coscienza, senza
> parlare del loro corpo, meno rigenerato che mai. Quando tornano nel mondo
> fisico, si comportano
> di solito peggio della gente comune, perchè hanno perso il controllo sulle
> cose materiali e il
> loro modo di comportarsi nella vita può rivelarsi incoerente e impotente,
> alla mercè di ogni
> forza che passa.
>
> Un ideale di questo tipo può andar bene per coloro che lo vogliono; ma non
> per il nostro yoga.
>
> Noi vogliamo la conquista divina di questo mondo e di tutte le sue
> espressioni e la
> realizzazione del Divino qui, sulla terra. Ma se vogliamo che il Divino
> regni qui, dobbiamo
> darGli tutto ciò abbiamo, tutto ciò che siamo, tutto ciò che facciamo. Non
> dobbiamo certo
> pensare che vi sono le cose senza importanza, che la vita esteriore, con
> tutte le sue
> necessità, non fa parte del Vita Divina. Se pensassimo in questo modo,
> rimarremmo sempre allo
> stesso punto, immobili; il mondo materiale non verrebbe conquistato;
> niente
> di durevole
> potrebbe essere fatto.

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