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SCHEDA ARTICOLO N. «01302»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: ELEN JIMITTAN
TITOLO: I SEGRETI DELL'AMORE DI DIO
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TESTO ARTICOLO

Tratto da:

Elen Jimittan



CAPITOLO X

I SEGRETI DELL'AMORE DI DIO

Man mano che si cresce nella conoscenza di Dio, la saggezza divina ci
accompagna come un'ombra
inseparabile. Con l'alba del sole della gnosi spunta anche il fervore e
l'incanto della santa
sophia, della saggezza che è essenzialmente l'Amore Divino, «l'Amor che move
il sole e l'altre
stelle» di cui parlò Dante Alighieri quando divenne iniziato nei misteri
esoterici della vita.

Il romanzo dell'anima umana, il matrimonio della mente con la Mente
Universale, il connubio
dell'individuo con l'Universale, è in sé stesso ineffabile, indescrivibile.
Non è lecito ai
mortali usare un linguaggio mortale per riportare tali esperienze, le più
intime e nascoste
nella vita dei santi e saggi di Dio. Come si diventa reticenti a parlare del
sussurrio,
dell'innamoramento e dei gesti e atti amorosi nel letto di nozze tra due
corpi
veramente innamorati con amore esclusivo, così i devoti di Dio,
naturalmente, non vogliono
parlare del loro «fare l'amore» con Dio. Eppure questo avviene ogni giorno,
anzi ogni ora, ogni
momento della loro vita, quando progrediscono in questo cammino verso la
casa paterna coloro che
abbandonarono il palazzo del loro Re e divennero figli prodighi nel deserto
della vita
sensoriale, cercando invano il loro paradiso nei piaceri sensuali e nei
divertimenti sessuali
fino alla nausea, fino al declino e all'autodistruzione. Venne, poi, il
tempo che essi
sentirono fame e sete e divennero consapevoli di aver perso la casa paterna.
Non avendo di che
nutrirsi, desideravano cibarsi perfino delle carrube dei porci. Quando, poi,
si trovarono alla
porta della morte fisica e mentale, ognuno disse dentro di sé: «Ho perso la
casa del Padre. Io
mi alzerò e ritornerò da mio padre e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro di
te e contro il
cielo.Permettimi di ritornare a casa e tienimi come uno dei tuoi servi'.

Così fecero un sant'Agostino, un Francesco d'Assisi, un Asoka, una Maria
Maddalena, una Margherita da Cortona
e tutti i figli prodighi di tutto il mondo e di tutti i tempi. Come la
psicologia
dell'autodistruzione, causata dell'ignoranza, dell'impudicizia, delle
gozzoviglie e
dell'egoismo accentuato, è la stessa in tutto il mondo, così la psicologia
dell'integrazione
personale, il ritrovamento della via di ritorno alla genesi, la psicologia
della conversione,
di metanoia, della seconda nascita o Dwijaa (il due volte nato delle
Upanishad) è sempre la
stessa: il grande romanzo degli uomini santi e saggi con Dio.

Iddio è misericordioso. Iddio è misericordia stessa. San Paolo ci dice che
Iddio è «dives in
misericordia» - ricco in misericordia. La compassione viene quando si
intravedono le
conseguenze dell'ignoranza. Nessuno pecca deliberatamente e
premeditatamente. Tutti i nostri
peccati, vizi e sbagli provengono dall'ignoranza. Da Socrate in poi tutti i
saggi hanno detto:

«Vizio è ignoranza». Lo stesso fu insegnato in India nelle Upanishad, nei
Veda e specialmente
nella filosofia del Vedaantha e nella psicologia dello Yoga Patanjali.
L'ignoranza, o Avidya, è
buio mentale, intellettuale e spirituale. Non dobbiamo condannare un
peccatore, o un vizioso, ma
compatirlo, condonando i suoi peccati ed educandolo, rieducandolo,
riconducendolo sulla via
giusta. Quando splende fulgido il sole della santa gnosi - la vera
conoscenza delle cose - ci
si attiene al binario di Legge e Ordine. Le deviazioni provengono
dall'ignoranza. Siccome la
saggezza viene conquistata con una dura lotta, una durissima guerra contro
sé stessi, per
conservare questa saggezza duramente conquistata ci vuole vigilanza
ininterrotta sui nostri
pensieri, sui desideri e movimenti della nostra mente; occorre tenere sotto
perfetto controllo
tutte le passioni, le emozioni, i pensieri e i desideri che affievoliscono,
o spengono la
lampada accesa della saggezza.

Con dura battaglia contro il proprio egoismo si conquista il tesoro della
sapienza,
ma con maggior sforzo e vigilanza ci si mantiene sulla strada della
saggezza. Ecco perché Gesù, il Maestro dei maestri di spiritualità
rigeneratrice, ci ammonisce:

«Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione». Altrove, dice il
Maestro Gesù: «Quando
essi dormivano, i nemici seminarono la zizzania e se ne andarono»,
intendendo, con queste
parole, che nei momenti di non sorveglianza e distrazione, dissipazione,
estroversione, non
vigilanza, i pensieri negativi e le lusinghe seduttrici entrano nel
santuario dell'anima e ci
si perde nell'oscurità intellettuale, nella confusione mentale e
nell'intontimento spirituale
quando l'egoismo, alleato con il diavolo, prende il sopravvento e fa cadere
l'aspirante giù e
giù.

Ma, ad un cuore vigilante e puro Iddio parla costantemente, lo ammonisce,
istruisce e incanta
sui misteri nascosti dietro la pelle, le ossa e le midolla della vita
incarnata dell'anima.

Iddio Stesso diventa il Maestro interiore di saggi e santi. Beatus quem
erudieris, Domine, et
de lege tua docueris eum - Beato colui che viene edotto da te, o Signore, e
istruito sulla tua
legge - ci dice il Salmista. Il Libro della Sapienza, nel Vecchio
Testamento, è uno dei
maggiori monumenti eretti dagli uomini alla dea Saggezza. Chi riesce a
comprendere questo
libretto e a metterlo in pratica non avrà più bisogno di nessun'altra
religione, chiesa,
Maestro, o scrittura per avanzare sulla via dell'Eterno e ritornare alla
patria che è Eternità e
Beatitudine intramontabile.

Dice il Libro della Sapienza:

«Il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose; per questo tu castighi
poco alla volta i
colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, affinché,
rinnegata la malvagità,
credano in te, Signore» (Sap. XII. 1-2).

Parlando della natura divina della saggezza, il testo ci dice:

«La sapienza è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde
e penetra in ogni
cosa. È un'emanazione della potenza di Dio, un effluvio genuino della gloria
dell'Onnipresente. Per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra. La
saggezza
è un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività
di Dio
e un'immagine della Sua bontà. Sebbene unica, essa può
tutto; pur rimanendo in sé stessa, tutto rinnova, e attraverso le età,
entrando nelle anime
sante, plasma saggi e santi amici di Dio, i Suoi profeti. Nessuno, infatti,
Dio ama se non chi
vive con la sapienza. Essa, in realtà, è più bella del sole e supera ogni
costellazione;
paragonata alla luce, emerge superiore; a questa, infatti, succede la notte,
ma contro la
sapienza la malvagità non può prevalere».
(Sap. VII. 24 - 30).

Siccome la vita virtuosa, la purezza di cuore, il superamento dell'egoismo -
che è il vero
peccato originale - non sono altro che la vera conoscenza di noi stessi, la
saggezza santa, la
sapienza divina, noi dobbiamo sforzarci per conquistare questo tesoro già
nascosto nella
profondità del nostro cuore, nell'interiorità dell'anima, e non cercarlo
altrove, all'esterno.

L'estroversione ci porta lontano da Dio, dalla Realtà Divina immanente in
noi, mentre
l'introversione e l'introspezione ci riportano alla nostra vera essenza, che
non è, né corpo, né
mente, ma lo Spirito Puro uno e unico, onnipervadente, onnipotente,
onnisciente, che è la
nostra patria, il tesoro inestimabile, l'isola di pace e serenità che
nessuna marea potrà
sommergere.

Le parole di Buddha, prima del suo ultimo respiro sulla terra, furono
queste:

«Perciò, Ananda, siate lucerne a voi stessi, siate rifugio in voi stessi.
Non cercate per voi
un rifugio esterno. Siate saldi nella verità come lucerna, siate saldo
rifugio della verità.
Non cercate alcun rifugio fuori di voi stessi. E fa', o Ananda, che ogni
fratello sia lampada
in sé stesso, sia rifugio a sé stesso, non cerchi un rifugio esterno,
tenendosi saldo come
rifugio alla verità, non cercando rifugio in qualsiasi altro fuori che in sé
stesso... E
chiunque, Ananda, sia ora sia dopo che io sarò morto, sarà una lampada in sé
stesso,
non cercherà per sé stesso un rifugio esterno ma, tenendosi saldo alla
verità come
a suo rifugio, non cercherà altro rifugio al di fuori di sé stesso, sarà,
Ananda,
fra i miei discepoli, colui che raggiungerà le altezze più sublimi... E ora,
fratelli,
io vi lascio. La dissoluzione è insita in tutte le cose composite.
Sforzatevi con diligenza per la vostra salvezza».
(Mahanirvaana Suutra II. 33-35)

Tutti i saggi i quali hanno realizzato Iddio dentro di loro ci hanno
lasciato in retaggio
questa eredità di vita interiore. Essi hanno squillato la tromba
richiamando i figli prodighi che hanno perso la strada nelle esteriorità -
nelle cose, nelle
persone, negli amori di fuori - a ritornare all'interiorità profonda della
loro mente, del loro
cuore.

Sant'Agostino, nei suoi soliloqui, ripetutamente diceva a sé stesso: «Anima
mea, noli
exire foras, ad teipsum redi, nam in interiore animae habitat veritas» -
Anima mia, non uscire
fuori di te stessa, ritorna a te stessa, perché nell'interiorità dell'anima
dimora la Verità
(Iddio) -.

Santa Caterina da Siena, nelle sue lettere e nei dialoghi, frequentemente ci
parla
di questo ritorno all'interiorità della mente per trovare pace, serenità e
beatitudine. Così
San Benedetto da Norcia, Meister Ekhart, Tommaso da Kempis, Tommaso d'Aquino
e mille altri
nella storia del Cristianesimo. Se, poi, risalissimo ai grandi padri della
Chiesa, ai padri del
deserto in Egitto, Palestina, Arabia e altrove, noi troveremmo la conferma
che la vita
spirituale e la saggezza divina scaturiscono e si conquistano con
l'interiorità. Maometto si
rinchiuse in doppia interiorità per ricevere le sue rivelazioni da Dio; con
l'anima già
incarcerata nel corpo, si rinchiuse in una grotta silenziosa, dove, con
meditazione, preghiera e
silenzio venne in contatto con gli arcangeli Gabriele, Michele e tutti, e
poi con lo stesso
Dio, il Quale poi parlò per bocca sua, divenuto, egli, il profeta Mohammed.
Il Corano ha
generato sia la parte popolare del teismo semitico che la parte esoterica
dalla quale si
originarono, poi, il Sufismo, il Bahaismo e tutte le forme gnostiche
dell'Islam,
che presero radice ferma nel Druismo della Siria, dove confluirono anche
tutti
gli gnostici perseguitati e cacciati dall'Europa, dall'Arabia, dall'Asia e
da altrove.

Infatti i Drusi della Siria ci parlano di tre tipi di
incarnazione: Hullul, l'incarnazione delle anime già perfette, dei
Bhodisatva che vengono ad
insegnare il giusto sentiero per la beatitudine; Rijàat, la reincarnazione
degli Iman, il
ritorno dei Maestri sulla terra per insegnare la via verso l'Eterno;
Tanasuk, quella degli
esseri comuni, i quali, spinti dalle forze karmiche, ritornano alla vita per
espiare il
passato, correggere gli sbagli delle vite precedenti e raggiungere la
perfezione divina tramite
la vita unitiva con Dio.

Ciò che dobbiamo tenere a mente è il fatto che la nostra vita terrena è una
grande opportunità
che noi non dobbiamo perdere. In questa stessa vita possiamo vedere Iddio
faccia a faccia,
ascoltare il sussurrio di Dio, parlare con Dio, anche scherzare con Dio,
bisticciare con Dio,
fare l'amore con Dio. Meravigliose sono le vie per cui Iddio conduce le
anime aspiranti alla
vita eterna. Egli Si prende cura di tutte le creature, stando vicino,
accanto a ciascuna come
se esistesse solo quella singola creatura. Iddio protegge e guida una
formica che si muove
sulla terra, un insetto che vola per l'aria, tanto amorosamente quanto Si
prende cura di te.

Egli vede tutto senza occhi, Egli ascolta tutti i suoni dell'universo senza
orecchi. Egli vede
e provvede per tutti nella Sua incredibile Provvidenza. Le cose che tu non
vedi coi tuoi occhi
Egli le vede. Disse Rabindranath Tagore: «Una formica nera, in una notte
nera, su una pietra
nera, nessuno la vede, ma Iddio la vede».

Man mano che ascolti la voce di Dio, chiudendo i tuoi orecchi al rumore del
mondo esterno,
vedendo i segni di Dio in tutte le cose, chiudendo i tuoi occhi alle
impressioni ed
interpretazioni sensoriali, arrivi ad uno stadio evolutivo in cui il Signore
Si prende cura di
te, ti parla, ti suggerisce le parole da dire e come articolare la voce
davanti agli altri. Non
avrai più bisogno di preparare i discorsi da pronunciare in pubblico, perché
allora tu sarai
solo lo strumento di Dio, una Sua tromba, il Suo portavoce. Allora ti
sembrerà di non esistere,
l'Eterno utilizzando te come Suo strumento, Suo profeta, Suo apostolo, Suo
ministro. Disse San
Paolo: «Noi siamo i legati di Dio, che compiono la Sua ambasciata». Questa
tua strumentalità
nelle mani di Dio sarà tanto più perfetta quanto più tu diventerai
disponibile alla Sua voce e
ai Suoi disegni. Disse Gesù, istruendo i suoi discepoli su come parlare alla
gente da puri
strumenti di Dio: «Non sarete voi a parlare, ma lo Spirito di mio Padre, che
parlerà tramite
voi».

Iddio parla a tutti ugualmente, ma solo alcuni Lo ascoltano. Il sole splende
luminoso dovunque,
ma se io rimanessi chiuso dietro finestre e porte serrate, non mi
servirebbe. Così, Iddio ci
parla, ci sussurra, ci bastona pure, qualche volta, per risvegliarci dal
sonno della morte
spirituale, per liberarci dalle catene di ignoranza, inerzia e incoscienza
ed elevarci alle Sue
altezze, alla Realtà ultima di Cui l'ombra è l'universo mentale e la
penombra è il mondo
fisico, materiale.

Con la discesa, su di noi, della luce dell'Altissimo, comprendiamo che solo
Iddio esiste, anzi
è l'Esistenza Stessa, e noi è come se non fossimo, se non apparentemente,
illusoriamente.

Allora, noi riconosciamo che tutte le nostre conquiste, tutte le grazie e i
doni, provengono da
Dio, e riconosciamo che siamo solo i Suoi strumenti, niente di più. Se
questa macchina da
scrivere pensasse e dicesse: «Oh, quanto sono grande perché scrivo queste
cose!» tu rideresti,
perché la macchina da scrivere è solo uno strumento nelle mie mani. Se le
mie mani dicessero:
«Quanto siamo brave nello scrivere, curare, servire e fare tante cose!» voi,
o mie mani, vi
sbagliereste. Non siete voi che fate tutto questo, ma la mente dietro di
voi. Così pure,
non è la tua mente egoista, né sei tu a fare ciò che è positivo e grande e
salutifero nella
vita, ma la Mente Universale dietro l'ombra della tua mente. Così dicasi dei
tuoi compiti
intellettuali e perfino delle tue forze fisiche, perché l'energia fisica
corporale e le
attività somatiche tue non sono tue, ma dell'universo fisico dietro di te.
L'aria che tu
respiri è la stessa aria che pervade Cina, India, Giappone e ogni altro
luogo. L'aria
individualizzata nei tuoi polmoni è collegata con l'aria universale, come la
tua mente è parte
e particella della Mente Universale. Così ragionando, possiamo rintracciare
tutti i fenomeni
nell'unico Noumenon, tutti i mutamenti dell'universo intero infinito
nell'Incommutabile che noi
chiamiamo Iddio, Bellezza Assoluta, Verità Assoluta, Amore a Sé stante. E
tu, nella tua realtà,
sei Questo.

«Thathvamasi» - tu, lettore, tu, fratello o sorella, tu sei Quello, la
Realtà
Suprema - e comprenderai questa verità con la meditazione, la preghiera, la
devozione; con la
Jnaana - gnosi - con la Bhakti - devozione amorosa - e con il Karma -
compimento dei tuoi
doveri dimenticando i risultati, ma facendo tutto il tuo lavoro come
espressione della santa
volontà del Santissimo, Iddio, il tuo vero Sé, l'Uno senza un secondo,
l'Eterno dietro
l'effimero.

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