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SCHEDA ARTICOLO N. «01342»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: FONTE: WEB
TITOLO: SUONO E LUCE
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TESTO ARTICOLO

Suono e luce

Il pensiero religioso di ogni tradizione insegna che suono e luce sono le modalità primordiali di tutte le cose. L'armonia della manifestazione cosmica
origina, come il cerchio dal suo centro, dall'assoluta perfezione del Verbo divino.

Per millenni si è creduto che le forme originarie delle cose fossero generate dai suoni e che la prima energia sonora fosse appunto «il grido-presago del
Creatore». Quando pronuncia «Sia la luce» (Genesi, 1:3) la luce è istantaneamente creata. La luce esiste nello spirito del Creatore in maniera indistinta
e potenziale e quando la sostanza ritmica del Verbo è pronunciata il suono traduce l'idea creatrice in creato, la parola luce in luce.

Alla parola divina verbalizzata seguono le vibrazioni sonore che irradiandosi si infiammano per la loro potenza. La luce a sua volta in un processo di distinzione
si diffonde in raggi i quali come colori si spargono nello spazio. I colori, a loro volta, allontanandosi dalla fonte originaria, acquistano diversa consistenza,
per compromissione, fino a condensarsi negli elementi: aria, acqua, fuoco e terra che si appoggiano sull'elemento spazio. Gli elementi, infine, per cause
concomitanti si combinano in diverse proporzioni e generano i misti noti: dai minerali all'uomo.

«Il Verbo si fece carne» (Giovanni, 1:14), dal suono alla forma, la parola divina percorre lo spazio quale navicella per la tessitura del cosmo e lo porta
a compimento.

Dalla luce e dai colori degli elementi, manifestazioni della pura energia sonora, nasce dunque il mondo materiale, il quale non è altro che la condensazione
della luce primordiale fissata ad un diverso grado di purezza. Le gradazioni di luce vanno «dal fulgore del diamante fino all'oscura pietra (...) Ogni
oggetto a qualsiasi grado di rarefazione, dall'incantato cristallo fino ad un mutevole stato psichico, esprimono «un diverso grado di (assenza) di luce».

Dalla «luce su luce» (Corano, XXIV:35), quintessenza di ogni colore, si diffondono, in un processo discendente descritto nelle diverse tradizioni: o i sette
colori (i tre fondamentali blu, giallo e rosso e i tre complementari arancione, violetto e verde ai quali si aggiunge l'indaco) o i cinque colori (blu,
verde, bianco, rosso e giallo).

Ogni colore rappresenta nel settenario diffuso in Occidente una gerarchia angelica ed arcangelica e nel quinario dell'Oriente buddhista una famiglia spirituale,
e quindi una virtù-saggezza, una passione, un elemento, una direzione dello spazio ecc.

Il percorso discendente dell'anima umana, dal suo stato primordiale fino all'incarnazione, passa attraverso il mondo intermedio dei colori e degli elementi
i quali tessono una forma e danno le qualità psichiche inerenti o karmiche.

Nel buddhismo, nel Bardo della rinascita, i cinque colori puri diventano sempre più consistenti man mano che sorgono le visioni e vengono riconosciute come
reali, fino al punto che i colori, perdendo la loro originaria purezza e cristallizzandosi, costituiscono via via i sensi e gli oggetti dei sensi.

Il mondo intermedio dei colori fornisce dunque all'anima le facoltà psichiche le quali, seppure leggerissime, sono pur sempre consistenti, e quando, per
ulteriore caduta, la terra riveste l'anima di un corpo fisico, si giunge ad una fissazione temporale della sua natura luminosa e lo stato dell'essere,
che è l'anima umana, si manifesta nella physis.

Il mondo fisico deriva anch'esso dal mondo intermedio dei colori e reca traccia dell'originaria, primordiale, vibrazione sonora proprio negli elementi di
cui è composto. Ogni sostanza è dunque tessuta di colori.

Attraverso l'indagine delle leggi che governano gli elementi, in un processo retrogrado di conoscenza, cioè di risalita verso gli archetipi, si possono
decifrare le sostanze terrestri per arrivare ad intuire le cause intermedie e invisibili che regolano il mondo visibile.

Secondo la filosofia tradizionale la caduta non avrebbe dovuto esserci, cioè i colori non avrebbero dovuto concretizzarsi negli elementi del mondo materiale
e tutto doveva rimanere, dopo l'emanazione dal Principio, sul piano del mondo della luce diffusa nell'iride.

La caduta pone il problema del ritorno al mondo originario che per l'uomo è il mondo intermedio dei colori, immediatamente precedente alla nostra manifestazione.
Per questa ragione appena i colori ricompaiono tutti assieme sulla Terra e si rendono simultaneamente percepibili nell'arcobaleno, si interpreta questa
'meteora' ('che sta in alto nell'aria'), come un segno di richiamo per il ritorno verso la dimensione pura dei mondi superiori. L'arcobaleno diviene allora
il segno dell'Alleanza fra Cielo e Terra, fra la condizione originaria e indistinta e quella decaduta e incantata, collegate appunto dal 'ponte celeste'
che si stende, come via di luce, fra i diversi stati dell'esistenza.

Gli iraniani chiamavano questa via nel sacro Zend-Avesta il Ponte Cinvat, via dell'anima che nell'estasi ('esco (fuori) di me'), giunge fino alle «luci
supreme» (Yasna, 19:6). L'arcobaleno come ponte è l'intermediario fra la pura luce indistinta, natura primordiale dell'uomo e di tutte le forme materiali,
e il mondo degli elementi.

L'apparizione dell'arcobaleno, sia sul piano metafisico che su quello fisico dell'arte sacra buddhista e cristiana, può essere vista come la manifestazione
della pura e chiara luce nel nostro mondo, in quanto simbolo del processo di ritorno al Principio sancito dall'Alleanza di pace fra Dio e l'uomo e «ogni
essere che vive in ogni carne» (Genesi, 9:15), poiché in seguito al 'Patto' la protezione e il sostegno divino non verranno mai meno e una via di ascesa
rimarrà sempre aperta.

Sul piano fisico percepiamo i colori dell'arcobaleno attraverso i sensi; sul piano metafisico quei colori sono dunque la somma delle famiglie spirituali
che si manifestano congiunte nel nostro mondo, come richiamo alla completezza dello stato primordiale.

Ogni famiglia spirituale con il colore del suo fondamento è l'espressione di una virtù. Tutte le famiglie spirituali, sette o cinque come si diceva secondo
le diverse tradizioni, esprimono le sette virtù: fede-rosso; prudenza-indaco; forza-arancione; temperanza-giallo; giustizia-blu; carità-verde e speranza-violetto;
o le cinque consapevolezze corrispondenti nel buddhismo ai cinque colori e agli elementi: onnipresente-bianco-acqua; discriminante-rosso-fuoco; come lo
specchio-blu-spazio; dell'eguaglianza-giallo-terra e che tutto compie-verde-aria.

Virtù e saggezze fondamentali che l'uomo può volontariamente acquisire per reintegrarsi nella sua vera natura essenziale o, secondo i creazionisti, per
divenire «corona della creazione».

L'arcobaleno è, secondo l'esempio dato da queste prospettive di lettura, il simbolo della totalità dell'essere virtuoso, impregnato delle virtù conformi
alle leggi cosmiche, ed è anche la via che totalizza le sette o cinque vie minori legate ad ogni singolo colore.

L'arcobaleno dal punto di vista dell'uomo è la via di luce dell'ascesa spirituale. Come teofania luminosa è la manifestazione del divino che si rende percepibile
a tutti gli esseri, perché esprime tutti i cromatismi di cui gli esseri non sono che un 'precipitato'.

L'origine degli elementi, collegata al simbolo dell'arcobaleno, va cercata dunque nell'illuminazione spirituale. I cinque elementi (spazio, aria, acqua,
fuoco e terra) nella loro condizione pura e impura non sono altro che l'ornamento dello stato dell'illuminazione. Riconosciamo invece l'aspetto impuro
degli elementi quando, percepiti dalla mente prigioniera del dualismo, li ritroviamo potenti e devastanti nelle apparenze materiali che si dissolvono ad
ogni morte turbinando in altre modalità.

tratto da:
http://www.terzano.info/cataloghi_01.htm

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