Buon giorno! oggi è Domenica 19 Maggio 2024 ore 4 : 55 - Visite 1498033 -

BENVENUTI SUL SITO WWW.ECROS.IT
Logo di Ecros.it con scritta a fuoco
divisore giallo animato
TestataYoga-510x151.jpg
MENU NAVIGAZIONE
SPAZIATORE bianco
Lineablu

SEZIONE: « ARCHIVIO ARTICOLI »

Lineablu
SPAZIATORE bianco

SCHEDA ARTICOLO N. «01540»

CLASSIFICAZIONE: 4
TIPOLOGIA: CONGENERE
AUTORE: SUOR DEVAMATA
TITOLO: INTRODUZIONE AL LIBRO: SRI RAMAKRISHNA E SAN FRANCESCO D'ASSISI
SPAZIATORE bianco

TESTO ARTICOLO

Sri Ramakrishna e San Francesco d'Assisi
- Introduzione -

(di Suor Devamata)

-

Questo libro è la traduzione di "Sri Ramakrishna e San Francesco d'Assisi",
di Sorella Devamata, pubblicato dall'Ananda Ashrama of Cohasset
Massachussets, e da La Crescenta, California, USA. Il Centro Vedantico
Ramakrishna è riconoscente all'Ananda Ashrama di avergli dato
l'autorizzazione di tradurre questo libro e di pubblicarlo in francese.

"Sri Ramakrishna e San Francesco d'Assisi" è stato un libro favorito dagli
amici del Vedanta sin dalla sua prima pubblicazione, avvenuta circa
cinquant'anni fa. Essi amano la descrizione naturale che offre della vita e
dell'insegnamento di questi due individui, che ad altro non erano tesi se
non a Dio.

L'autrice, un'americana, conobbe Swami Vivekananda negli Stati Uniti, alla
fine dell'ultimo secolo e stabilì subito anche uno stretto contatto con un
secondo discepolo di Sri Ramakrishna: lo Swami Abhedananda. Quando lo Swami
Paramananda, un discepolo di Swami Vivekananda, si recò negli Sati Uniti,
per iniziare quell'attività che avrebbe proseguito sino alla sua morte, nel
1940, Sorella Devamata divenne la sua allieva. Costei trascorse la sua vita
come membro della comunita' che questi fondò. Fu, per numerosi anni,
l'editrice della "Voice of India" e l'autrice di numerosi libri, tra cui
"Days in an Indian Monastery": uno scritto che rivela gli stretti contatti
che ella ebbe in India, all'inizio di questo secolo, con Sri Sarada Devi,
Swami Brahmananda e Swami Ramakrichanananda.

- Introduzione -

Per l'intera durata della mia vita sono stata una pellegrina. Mi sono
inchinata davanti a numerose tombe, ho pregato davanti a molti altari, mi
sono prosternata in tanti templi. Nel ricordo dei miei numerosi
pellegrinaggi, due di essi risplendono nella mia memoria con una particolare
vivacità. Quello di Calcutta, nel tempio di Dakshnineswar - la terra che
venne santificata dalle stesse traccie di Sri Ramakrishna. L'atmosfera è
talmente impregnata della sua presenza, che le foglie degli alberi e il
vicino fiume sembrano ancora mormorarne il nome.

Ero molto consapevole di questa presenza quando mi recai nel
tempio-giardino. Là, mi sedetti sotto il banyan (n.d.t.: specie di fico
indiano), ove Ramakrishna ricevette la visione dell'eternità. Avanzavo,
scalza, attraverso i rovi, verso l'albero ai piedi del quale egli si era
rifugiato per inoltrarsi ancora nella profonda solitudine; mi inchinai anche
davanti all'immagine della Grande Madre dell'Universo, proprio lì dove lui
aveva l'abitudine di adorarLa. Mi attardai nella stanza dove egli aveva
l'abitudine di insegnare e dove, pure, era vissuto.

Andai anche in pellegrinaggio in altre località; a Kankurgachi, ove una
stele ed un giardino sono consacrati alla sua memoria; al giardino di
Kossipur, ove egli visse gli ultimi anni sulla terra*; infine, nel luogo,
pieno di pace ed ombreggiato, accanto al Gange, in cui il suo corpo venne
ridotto in cenere, ed al monastero principale dell'Ordine, situato sul
Gange, alla parte nord di Calcutta, nel quale le sue ceneri sono piamente
conservate. Vedevo quotidianamente i discepoli che lo avevano servito;
conobbi coloro che, a loro volta, erano vissuti con lui; oppure, loro
conoscevano me. Visitavo le case che egli aveva frequentato. Vissi, giorno
dopo giorno, accanto a Sarada Devi, la sua legittima compagna; ma, solo
sposa spirituale. Questo pellegrinaggio durò dei mesi e, con il trascorrere
del tempo, mi resi sempre più conto della grandezza spirituale di colui per
il quale io ero pellegrina.

L'altro pellegrinaggio, compiuto anteriormente, e che, anch'esso, risplende
nella, mia memoria, fu Assisi. Ero fuggita dalla folla irrequieta e rumorosa
della Settimana Santa, a Roma. Raggiunsi Assisi proprio nel momento
dell'ultimo servizio religioso e della benedizione pasquale. Sbucando dalla
grande piazza cittadina, una chiesa con un colonnato - che era stato, nel
passato, un tempio romano - si erse davanti a me. Attraverso i suoi larghi
portali aperti potevo scorgere l'altare principale, illuminato da centinaia
di ceri e, davanti ad esso, i preti, riccamente paludati, mentre intonavano
il Sacro Uffizio.

Al di fuori, la strada era piena di modesti paesani, venuti da ogni contrada
per assistere alla Cerimonia. Quando eccheggiò il richiamo all'Elevazione -
per tre volte, ad annunciare la discesa dello Spirito santo - ognuno di essi
cadde in ginocchio, battendosi il petto, ed esclamando "peccavi, peccavi,
peccavi". E ciò era tanto sincero da spingere a credere alla glorificazione
del pentimento. Infine, un'onda musicale, proveniente dagli organi del coro,
inondò l'intera piazza; e, così, terminò il giorno della Pasqua.

Ritornai in albergo. Che si trovava adiacente al Monastero ed alla Chiesa di
San Francesco, di sorta che pareva accomunarsi alla loro atmosfera
conventuale. Vi trovai solo otto occupanti e, tra di essi, Paul Sabatier,
l'autore della biografia "più autentica" di San Francesco. Io l'avevo letta
più di una volta. Il fatto riuscì a creare un legame tra di noi, e divenimmo
buoni amici. Egli mi raccontò molti ed interessanti fatti avvenuti durante
le sue ricerche. Quando il governo aveva sottratto il monastero ai monaci
francescani, la loro ricca biblioteca era stata gettata, alla rifusa, nelle
due sale non occupate del municipio. M. Sabatier era, a quei tempi, una
delle poche persone che vi avevano libero accesso; e, di conseguenza, mi
narrò quanto, allora, aveva scoperto: un pregevole scritto in latino, di una
santa suora, che, di sicuro, si sarebbe potuta trovare a S. Damiano, al
tempo di San Francesco!

Il secondo giorno, al mattino presto, fui svegliata da alcuni canti e
cantici. Mi affacciai alla finestra e vidi un gruppo di pellegrini, che
scalavano la dura china, con dei ceri illuminati e, in testa al gruppo, un
prete, che sorreggeva un crocefisso. Ogni mattino della Settimana Santa di
Pasqua, altri simili gruppi di paesani delle pianure circostanti salivano
quei rudi sentieri, cantando. Io mi unii ad essi, per andare in ogni luogo
santificato da San Francesco. Ci inginocchiammo là dov'egli aveva pregato;
stemmo dove predicò; ci inchinammo, dov'è seppellito. Questo pellegrinaggio
ad Assisi durò solo quindici giorni; ma, creò in me una forte esaltazione
religiosa.

Vorrei riunire questi due pellegrinaggi, in uno solo. Questo desiderio mi
nacque nel santuario, durante l'ora delle preghiera, e, tramite la
preghiera, si è concluso. Non esiste - certo - una volontà di paragone,
accostanto questi due Grandi Individui. La mia speranza è che, facendolo,
coloro che amano l'Uno riescano a conoscere l'Altro. Ed un nuovo anello
riunirà l'Oriente all'Occidente e l'Occidente all'Oriente.

CENTRO VEDANTICO RAMAKRISHNA - 1999

SPAZIATORE bianco

Manina indica Giù Spaziatore Manina indica Giù
Spaziatore