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SCHEDA ARTICOLO N. «01566»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: VENERABILE AJAHN CHAH
TITOLO: VIVERE CON IL COBRA
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TESTO ARTICOLO

Vivere con il cobra

(del venerabile Ajahn Chah)

Ass. Santacittarama, 2008. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.

(Dal libro "Il sapore della libertà"
Traduzione di Letizia Baglioni)

Estratto del libro "Il sapore della libertà", su gentile concessione
dell'Editore Ubaldini.

(Breve discorso di commiato pronunciato per un'anziana signora inglese al
termine dei suoi due mesi di tirocinio presso il Maestro, fra la fine del
1978 e il principio del 1979)

-

Questo breve discorso è dedicato a una nuova discepola, che presto sarà di
ritorno a Londra. Mi auguro che possa aiutarla a comprendere l'insegnamento
che ha studiato qui a Wat Pah Pong. Semplificando al massimo, possiamo dire
che questa è la pratica che mira alla liberazione della sofferenza implicita
nel ciclo della nascita e della morte.

Se vuoi seguire questa pratica, ricorda di trattare tutte le varie attività
della mente, quelle che ti piacciono e quelle che non ti piacciono, come
tratteresti un cobra. Il cobra è un serpente estremamente velenoso, tanto
velenoso che il suo morso può essere letale. Lo stesso è per i nostri stati
d'animo; gli stati d'animo che ci piacciono sono velenosi, quelli che non ci
piacciono sono ugualmente velenosi. Essi impediscono alla nostra mente di
essere libera e ostacolano la comprensione della Verità così come è stata
insegnata dal Buddha.

Per questo è necessario cercare di restare mentalmente presenti giorni e
notte. Qualunque cosa tu faccia - stare in piedi, seduta o distesa, parlare
o altro - dovresti fare con presenza mentale. Quando l'avrai consolidata, ti
accorgerai che associata a questa c'è la chiara comprensione, e che i due
fattori insieme danno origine alla saggezza. Perciò, presenza mentale,
chiara comprensione e saggezza funzioneranno all'unisono, e sarà come se tu
fossi sveglia tanto di giorno che di notte.

Gli insegnamenti che il Buddha ci ha lasciato non vanno semplicemente
ascoltati o assimilati solo sul piano intellettuale. Sono insegnamenti che
con la pratica si possono far vivere nel nostro cuore. Dovunque andiamo,
qualunque cosa facciamo, dovremmo possedere questi insegnamenti. E
'possedere gli insegnamenti' o 'possedere la verità' significa che qualunque
cosa facciamo o diciamo, la facciamo o diciamo con saggezza. Noi diciamo che
chi è dotato di presenza mentale e chiara comprensione associate alla
saggezza è simile al Buddha.

Una volta lontana da qui, dovrai praticare facendo sempre riferimento alla
tua mente. Osserva la tua mente attraverso la presenza mentale e la chiara
comprensione, e coltiva la saggezza. Date queste tre condizioni, si
manifesterà l'esperienza del 'lasciare andare'. Sarai cosciente del costante
apparire e scomparire di tutti i fenomeni.

Sappi che ciò che appare e scompare è solo l'attività della mente. Una volta
apparsa, ogni cosa scompare ed è seguita da un altro apparire e scomparire.
Nella Via del Dhamma questo apparire e scomparire lo chiamiamo 'nascita e
morte'; e questo comprende tutto, non c'è altro all'infuori di questo! Una
volta apparsa, la sofferenza scompare, e una volta scomparsa, riappare di
nuovo. Non c'è altro che che sofferenza che appare e scompare. Quando vedrai
tutto questo, sarai in grado di accorgerti costantemente dell'apparire e
scomparire; e quando questo stato sarà costante, vedrai che in realtà non
esiste altro. Tutto è semplicemente nascita e morte. Non è come se ci fosse
qualcosa di permanente. C'è solo questo apparire e scomparire così com'è,
tutto qua.

Questa particolare prospettiva farà nascere un sereno sentimento di distacco
nei confronti del mondo. Un sentimento del genere nasce quando ci accorgiamo
che in realtà non c'è nulla che valga la pena di volere; c'è solo apparire e
scomparire, un nascere cui fa seguito un morire. A questo punto la mente
sperimenta il 'lasciar andare', lasciare che tutto segua il proprio corso
naturale. Le cose appaiono e scompaiono nella nostra mente, e noi ce ne
accorgiamo. Se si tratta di felicità, la riconosciamo; se si tratta di
insoddisfazione, la riconosciamo. Riconoscere la felicità significa che non
ci identifichiamo come se fosse nostra. Quando non ci identifichiamo e non
ci attacchiamo più alla sofferenza e alla felicità, non ci resta altro che
il naturale modo di essere delle cose.

Perciò diciamo che l'attività mentale è come il velenosissimo cobra. Se non
lo disturbiamo, il cobra se ne va per la sua strada. Anche se può essere
estremamente velenoso, non ci fa niente se noi non ci avviciniamo e non
cerchiamo di catturarlo; lui non ci morde. Il cobra si comporta come è
naturale per un cobra. È il suo modo di essere.

Se sei furba, lo lascerai in pace. Allo stesso modo puoi lasciare a se
stesso anche quello che sia buono. E lasciare a se stesso anche quello che
non è buono; lasciarlo essere come gli detta da la sua natura. Prova a
lasciar stare le tue preferenze e le tue avversioni, a non disturbarle come
faresti con un cobra.

Quindi una persona intelligente adotterà questo atteggiamento nei confronti
dei vari stati d'animo che nascono nella mente. Quando c'è la bontà, la
lasciamo essere buona, ma la riconosciamo. Comprendiamo la sua natura. E,
allo stesso tempo, lasciamo essere il non-buono, lo lasciamo essere secondo
la sua natura. Non cerchiamo di afferrarlo, perché non vogliamo nulla. Non
vogliamo il male e non vogliamo il bene. Non vogliamo né il cattivo umore né
il buon umore, né la felicità né la sofferenza. Quando il desiderio si
esaurisce, subentra stabilmente la pace.

Quando nella nostra mente c'è una pace di questa natura, abbiamo qualcosa su
cui contare. È una pace, diciamo noi, nata dalla confusione. La confusione è
finita. Il Buddha ha definito 'estinzione' il raggiungimento
dell'illuminazione suprema, in analogia all'estinguersi di un fuoco.
Estinguiamo il fuoco là dove brucia. Laddove c'è calore, al suo posto
portiamo il freddo. Così è per l'illuminazione.

Il Nibbana è nel samsara. Illuminazione e illusione esistono nel medesimo
luogo, proprio come il caldo e il freddo. Fa caldo dove prima faceva freddo,
e freddo dove prima faceva caldo. Quando c'è il calore, il freddo scompare,
e quando c'è il freddo il calore non c'è più. In questo senso, Nibbana e
samsara sono identici.

Ci è stato detto di mettere fine al samsara, e ciò significa spezzare il
circolo vizioso della confusione. Mettere fine alla confusione è estinguere
il fuoco. Quando si estingue un fuoco c'è il fresco. Allo stesso modo,
quando si spegne il fuoco interiore del desiderio sensuale, dell'avversione
e dell'illusione, c'è una 'fresca' serenità.

La natura dell'illuminazione è questa: è estinguere il fuoco, raffreddare
quello che era caldo. È la pace. È la fine del samsara, il ciclo delle
nascite e delle morti.

Raggiungere l'illuminazione comporta questo. È la fine del morte perenne,
del cambiamento perenne, la fine dell'attaccamento, dell'avversione e
dell'illusione che abitano la nostra mente. Se a volte la definiamo felicità
è perché è in questi termini che la gente comune concepisce il proprio
ideale, ma la realtà va ben oltre. È oltre la felicità e oltre la
sofferenza. È pace perfetta.

Nel congedarti, porta con te l'insegnamento che ti ho dato e fanne oggetto
di un'attenta riflessione. La tua permanenza qui non è stata facile, e per
quanto mi riguarda non ho avuto molte occasioni per darti delle istruzioni;
nel frattempo però hai avuto modo di approfondire il vero significato della
nostra pratica. Mi auguro che questa pratica ti dia la felicità, che ti
aiuti a crescere nella Verità. Che tu possa affrancarti dalla sofferenza
della nascita e della morte.

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