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SCHEDA ARTICOLO N. «01652»

CLASSIFICAZIONE: 5
TIPOLOGIA: AFFINE
AUTORE: PATRIZIA CAPODICASA
TITOLO: PERCHÈ SIAMO ATTRATTI DAL CIBO?
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TESTO ARTICOLO

Perché siamo attratti da un cibo?

(di Patrizia Capodicasa)

-

Ciò di cui ci nutriamo è energia che le piante "solidificano" raccogliendo
la luce solare, tramite il processo della fotosintesi clorofilliana.

Attraverso il processo digestivo, trasformiamo le sostanze nuovamente in
energia che permette il buon funzionamento dell'organismo.

Digerire, significa SCOMPORRE, scindere i legami delle molecole.

Ciò che le piante uniscono gli animali, con la digestione, separano, e il
ciclo continua in altri livelli.

Frutta e verdura, sono energia allo stato puro, e il corpo le utilizza
pienamente. Gli aminoacidi, invece, sono creati dai batteri delle piante;
gli animali, nutrendosene, concentrano e immagazzinano gli aminoacidi nel
loro corpo.

Dunque, Cibo = Energia.

I carboidrati sono come tanti blocchetti di combustibile che il nostro corpo
utilizza come carburante; le proteine (insieme di aminoacidi) sono invece la
"carrozzeria" e i lipidi, i grassi, fanno un po' da combustibile e un po' da
carrozzeria.

Perché dunque non mangiamo tutti le stesse cose?

Perché ci nutriamo in modo diverso, con norme differenti e abbiamo un peso e
una struttura diverse, senza nulla togliere alla componente genetica?

Sento spesso dire: "Mangiamo le stesse cose, lui è magro, io
ingrasso.perché?"

Tutta l'energia necessaria ai processi vitali è prodotta nelle singole
cellule attraverso una serie di reazioni chimiche che avvengono grazie al
metabolismo intermedio.

Nella degradazione chimica, oltre all'energia, vengono prodotti anidride
carbonica, ammoniaca e una serie di prodotti di scarto, che sono poi
restituiti all'ambiente. Alcuni individui bruciano il cibo ad un ritmo più
veloce della norma, altri più lento, e in entrambe le condizioni si ha un
minor tono energetico.

In linea di massima, i grassi rallentano il metabolismo, le proteine lo
accelerano e i carboidrati lo stabilizzano.

SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO?

In una visione olistica, altre considerazioni oltre a quelle fisiologiche,
emergono: quello che noi "siamo" è il prodotto di una serie di fattori, i
macrobiotici dicono "Siamo quello che mangiamo", e io aggiungo "ad ogni
livello. Ossia, oltre all'alimentazione di routine, a livello energetico
ogni volta che ingeriamo un boccone lo facciamo comprendendo quello che
stiamo pensando (vi è capitato di non digerire se siete arrabbiati?) e tutto
ciò che ci circonda. E' risaputo che i cibi preparati e cotti con attenzione
e amore risultano più gustosi ed appetitosi, ma ha grande importanza anche
dove e come vengono consumati.

Anche le parole sono cibo, "sostanza", e quindi è importante prestare
attenzione a come vengono usate.

A questo aggiungiamo dei fattori psicologici che indicano che ogni essere
vivente "ha il peso che gli serve per relazionarsi con l'esterno".

Nella mia esperienza nei centri benessere, incontro spesso persone che
"credono" d'avere voglia di prendersi cura del loro soprappeso. In realtà, è
solo una loro parte che lo vuole, mentre l'altro aspetto "rema contro",
facendo grandi sabotaggi, così spesso ci si trova davanti a cali ed aumenti
"a fisarmonica".

E' vero che sono da considerare patologie legate all'ipo o iper ossidazione,
escludendo casi limite (anche se anche in questi casi in senso olistico
molto ci sarebbe da considerare), ma quante volte ci siamo trovati ad una
parte di noi che desidera un cibo in particolare pur conoscendone gli
effetti sul nostro organismo?

MANGIARE PER CAMBIARE

Siamo attratti da un cibo per cambiare il nostro modo d'essere oppure per
restare chi siamo.

Quando siamo attratti da un cibo è interessante considerare se stiamo
andando verso la parte che vuole cambiare o quella che vuole rimanere com'è.

Lo spazio che occupiamo con il nostro corpo e il cibo che ingeriamo hanno
una valenza e un'implicazione grandissima sulla nostra vita.

Fin dalla nascita, attraverso il primo nutrimento, il latte materno,
entriamo in contatto con il mondo esterno. Il cibo è protezione, famiglia,
amore; in particolare, associamo latte ad amore materno. Modificare la
nostra dieta, dunque, implica l'avere a che fare con questi
parametri.Significa cambiare le valenze affettive, sapendo che, se abbiamo
ricevuto un certo imprinting, tutto il nostro essere è cresciuto e si è
evoluto su quella base.

I nostri gusti alimentari derivano quindi da una predisposizione genetica e
dal filtro affettivo della famiglia.

Dividiamo il cibo in due tipi: quello che è di sostegno per il corpo e
quello che da nutrimento affettivo. Un cibo per il fisico e uno per
l'emozione, diciamo. Tutto questo, però, con grandi compromessi.

Ogni alimento ha in sé un'informazione che arriva ai vari livelli del nostro
essere. Per capire meglio, è importante sentire cosa vogliamo portare nella
nostra vita. Se ho un tipo d'attività che richiede prontezza e scatto,
l'alimento più adatto sono le proteine; ma se l'attività che svolgo richiede
resistenza e concentrazione, la cosa migliore sono i cereali. La frutta,
invece, è legata molto all'aspetto della dolcezza e della parte emozionale.

Quest'articolo non ha nessuna presunzione di farsi portatore di verità. Lo
scopo è solo quello di iniziare a vedere l'aspetto "nutrizione" con altri
occhi e incuriosire, poiché, come spesso ripeto, la regola è non avere
regole. Le regole servono solo quando si è insicuri, per prendere forza
nella danza della vita. Una volta sviluppata la fiducia, le regole imposte
si sgretolano perché entrano in noi come parte integrante, e come un
torrente dapprima impetuoso, i flussi energetici prendono la loro direzione,
seguendo la meta finale, quella di raggiungere il mare e diventare "grande".

Il torrente è impetuoso e individualista, possiede un grande ego. Man mano
che diventa fiume, l'ego si stempera, e quando diventa mare, quell'Uno
diventa un Tutto, una pluralità, e l'ego.non serve più.

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