Tratto da "Istruzione di volo per aquile e polli" -
di Anthony De Mello -
UN PO' DI FANTASIA MISTICA
Un giorno Dio si stancò degli uomini. Lo seccavano in continuazione, chiedendogli qualsiasi cosa. Allora decise di nascondersi per un po' di tempo. Radunò tutti i suoi consiglieri e chiese loro: “Dove mi devo nascondere? Qual è il luogo migliore?”.
Alcuni risposero: “Sulla cima della montagna più alta della terra”. Altri: “No, nasconditi nel fondo del mare, nessuno ti troverà”.
Altri: “Nasconditi sul lato oscuro della luna; questo è il posto migliore. Come riusciranno a trovarti là?”
Allora Dio si rivolse al suo angelo più intelligente e lo interrogò: “Tu dove mi consigli di nascondermi?”.
L'angelo intelligente, sorridendo, rispose: “Nasconditi nel cuore dell'uomo! È l'unico posto dove essi non vanno!”.
Bella storia indù! Il suo contenuto è di grande attualità. Ricordate quel semplice esercizio di attenzione, che vi avevo proposto? Esso vi conduce al vostro cuore. Vi porta alla vostra casa. Questo è ciò che significa “tornare nel proprio cuore”. Tornate al vostro focolare, in voi stessi, e in un modo molto semplice. Tutto ciò che dovete fare è entrare in contatto con il vostro corpo. Ma dovete farlo per voi stessi. Se sarete costanti, con l'andare del tempo scoprirete cose misteriose e questo vi darà pace. Il vostro cuore sarà colmo di pace e le paure spariranno. Ma per questo c'è bisogno di tempo. Per avere pace non esiste una formula magica. Va ricercata con calma.
Mi potrete dire che vi manca proprio il tempo. Volendo, se ne trova sempre un po'. Per esempio, state guidando. Sentite il volante nelle mani, sentite il sedile, i piedi che toccano le scarpe, prendete contatto con il vostro corpo. Non chiudete gli occhi, però! Sentite il movimento del vostro corpo, mentre state andando. Questo vi calmerà e spero che vi aiuti a scoprire cosa questi esercizi possono darvi. E sarete sufficientemente entusiasti da tentare di eseguire l'esercizio: vi sedete realmente e prendete contatto con le sensazioni del vostro corpo; cominciando dalla testa, prestate attenzione a tutte le sensazioni del vostro corpo. Volto, collo, petto, ecc., fino alla punta dei piedi. Poi riprendete, dalla testa in giù. È così che si fa.
Lasciatemi elencare alcuni effetti di questi esercizi, nonostante non si possa quasi mai speculare su di essi. “Fallo e vedrai!”, si dice in Oriente. Ma cosa deve succedere a chi fa questo esercizio? Anzitutto acquista vitalità, vive il suo presente. E questo è straordinario. Poter vivere realmente il proprio presente. Non ricordate mai dove lasciate le cose? Siete sempre tesi, al limite di un esaurimento? Non riuscite a concentrarvi? Non vi ricordate di nulla?
Questi sono sintomi che indicano il vostro bisogno di vivere il presente. Un grande guru orientale stava parlando a un gruppo di manager, e disse: “Come il pesce muore sulla terra asciutta, così voi morirete se resterete intrappolati nelle faccende del mondo. Il pesce deve tuffarsi nell'acqua, è qui che vive. Voi dovete rientrare nel vostro cuore!”. Allora i manager dissero: “Vuol dire che dobbiamo abbandonare i nostri affari ed entrare in un monastero?”. 16 “No, no!”, rispose il guru. “Non vi ho detto di entrare in un monastero; continuate a occuparvi dei vostri affari, ma rientrate nel vostro cuore”. Capite? Rientrare nel cuore non significa abbandonarsi a un tipo misterioso di fantasia mistica. Significa tornare a casa, in se stessi, vivere di nuovo il presente. A partire da quel momento comincerete a vivere.
Questi esercizi poi vi aiuteranno a essere calmi, a diventare più riflessivi. La velocità è una cosa meravigliosa; non ho nulla contro di essa. Ma quando la velocità diventa fretta, allora è un veleno.
I giapponesi hanno un detto che dobbiamo prendere in seria considerazione: “Il giorno in cui smetterai di viaggiare, arriverai”. Io direi: “Il giorno in cui smetterai di correre, arriverai”.
Questo mi fa ricordare un padre che con i figli stava in un museo e diceva: “Presto, presto, perché se vi fermate a guardare ogni cosa, non vedrete nulla!”. Questo è ciò che di terribile c'è nella vita. Questo è ciò che tutti noi stiamo facendo. Passiamo la vita nel difficile tentativo di risparmiare tempo e intanto perdiamo proprio la nostra vita. Sapete una cosa? È come diceva Gesù: “Hai guadagnato il mondo e perso la tua anima!”.
Mi viene in mente la storia di un giovanotto che viaggiava con la propria moglie. Gli piaceva da matto andare a tutta velocità. Un giorno, dopo aver percorso un tratto di autostrada, la moglie apre la carta stradale e gli dice: “Caro, abbiamo sbagliato l'entrata!”. E lui orgoglioso replica: “Non importa; stiamo battendo un record”. Ecco la terribile vita moderna. Con ogni probabilità questa è l'esperienza di molti di noi. Ma sapete cosa vi aiuterà a fare l'esercizio che vi ho proposto? Vi renderà più lenti.
Quanto tempo impiegate per arrivare al lavoro? Venti minuti? Provate a mettercene ventuno. So che qualcuno mi prenderà per matto, ma mettetecene ventuno! Quanto tempo impiegate per fare colazione? Cinque minuti? Fatela in sei! Congratulatevi per i pochi secondi che aggiungete a ogni cosa che fate. In una settimana comincerete a vivere il presente.
LA CONCENTRAZIONE
Un uomo d'affari indiano mi raccontò di avere molta paura di meditare, ritenendo che i propri affari ne sarebbero stati danneggiati. Gli esercizi che vi suggerisco sono adatti proprio per chi ha molti impegni, per chi è iperattivo, e non per qualche mistico rinchiuso in un monastero. Quell'uomo d'affari mi disse allora che aveva paura di fare meditazione ma, eseguendo gli esercizi che vi sto raccomandando, i suoi affari aumentarono considerevolmente.
Sapete perché? Perché era più rilassato, più concentrato. Cominciò a fare una cosa per volta. Questo è il grande vantaggio della preghiera: la concentrazione. Se iniziate a fare una cosa per volta, sarete nel vero senso del termine presenti in ogni gesto che compite.
È facile capire perché gli affari di quell'uomo migliorarono e perché divenne così efficiente.
Questi esercizi sono spirituali? Questa è meditazione?
Certo. In Oriente ci sono milioni di persone che fanno solo questo, nient'altro, e raggiungono un'alta spiritualità. Qui sta il punto centrale della preghiera: Dio e la spiritualità vanno scoperti nella vita, non fuori di essa. Ricordate cosa vi dicevo a proposito del silenzio? Lo stesso vale anche qui.
E la preghiera? Tutto dipende dalla definizione che ne date. Se per preghiera intendete un dialogo con Dio, allora questa non è preghiera, perché non state dialogando con Dio quando concentrate la vostra attenzione sulle sensazioni del vostro corpo, sui suoi movimenti mentre camminate. Se però per preghiera intendete l'unione con Dio, allora questa è senz'altro preghiera. Arriverete alla preghiera mediante quel semplice esercizio che vi ho proposto: prestare attenzione alle sensazioni del vostro corpo.
Questo esercizio vi procurerà molti altri benefici. Benefìci di natura spirituale: per esempio la capacità di accettare la realtà. Lo scoprirete da soli. Supponete che qualcuno di voi non abbia pazienza e perseveranza per continuare a fare questo esercizio. In tal caso, raccomando due altri semplici esercizi spirituali. Il primo è un esercizio di accettazione: “Signore, dammi la grazia di cambiare ciò che può essere cambiato, di accettare ciò che non lo può essere, e la sapienza per coglierne la differenza”. Ci sono tante cose nella nostra vita che non possono essere cambiate! Siamo impotenti e se impariamo a dire sì a queste cose, arriveremo alla pace. La pace sta nel sì. Voi non potete fermare l'orologio, evitare la morte di una persona amata, superare i limiti del vostro corpo, le vostre incapacità.
Mettetevi quindi davanti alle cose che non potete cambiare. E pronunciate il vostro sì. Così parlerete con Dio.
Certo, è difficile. Non forzate voi stessi. Ma se riuscirete a dire sì nel vostro cuore, direte sì alla volontà di Dio. Perseverando in questo atteggiamento, troverete pace persino nelle cose, per il cui cambiamento state lottando.
IL DISTACCO
Il secondo esercizio supplementare è quello del distacco: pensate alla vostra infanzia, quando così ostinatamente vi fissavate su qualcosa, a cui non sapevate rinunciare. Non potevate vivere senza di essa. Pensate a qualcosa che da bambini detestavate e odiavate, oppure a qualcosa di cui avevate paura. Molte di queste paure continuano anche oggi. Cosa ne è stato? Sono passate oppure no? L'esercizio è il seguente: compilate un elenco delle cose da cui vi sentite dipendenti, delle cose di cui vi sentite padroni, delle cose a cui non volete rinunciare. Dite a ognuna: “Tutto ciò passerà”. Fate anche un elenco delle cose che non vi piacciono e che non potete sopportare, e dite a ognuna: “Anche questo passerà”.
Quando Gesù nacque, gli angeli cantavano la pace e quando morì ci lasciò un regalo: la sua pace. “Vi dò la mia pace”. La pace è un regalo, non possiamo produrla noi, tanto meno crearla. Tutto ciò che possiamo fare è disporre i nostri cuori a riceverla. Ricordate Naaman il siro, che andò in Israele dal profeta Eliseo per farsi guarire dalla lebbra e il profeta gli disse: “Va', bagnati sette volte nel Giordano”? Quell'uomo si indignò e replicò: “Non abbiamo noi fiumi migliori nel nostro paese? E io dovrei bagnarmi in questo fiume Giordano? Pensavo che questo profeta venisse a imporre le mani su di me e a guarirmi!”. Uno dei servi disse al generale: “Signore, se il profeta ti avesse detto di fare qualcosa di difficile, l'avresti fatto! Ti ha chiesto una cosa facile, facile”. Provate questi esercizi semplici e facili. Non crederete agli effetti che produrranno in voi. Quando però ne sperimenterete gli effetti, non avrete più bisogno di credere.
LA GIOIA
Una delle frasi più frequentemente ripetute nella letteratura cristiana è quella di Agostino: “Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.
Ogni volta che ascolto questa frase, mi ricordo di un'altra frase, che Kabir, uno dei migliori poeti mistici dell'India, ha reso famosa. Egli scrisse un bel poema che inizia con la seguente frase: “Risi quando mi dissero che un pesce in acqua ha sete”. Riflettete con attenzione a questa immagine: un pesce in acqua ha sete! Com'è possibile?
Noi, esseri umani, avvolti da Dio, non troviamo riposo! Osserva la creazione: alberi, uccelli, erba, animali... Sai una cosa? Tutta la creazione è colma di gioia. Tutta la creazione è felice! Si, lo so: c'è sofferenza, dolore, crescita, declino, vecchiaia e morte. Sì, tutto ciò sta nella creazione, ma se voi comprendeste cosa realmente significa felicità! Solo l'essere umano ha sete, solo il cuore umano e inquieto. Non è strano? Perché l'essere umano è infelice e cosa si può fare per trasformare questa tristezza in gioia? Perché gli uomini sono tristi? Perché hanno idee distorte e atteggiamenti sbagliati.
La prima idea distorta che gli uomini hanno è che gioia equivalga a euforia, sensazioni di piacere, divertimento. Con questa idea in testa gli uomini vanno in cerca di droghe e stimolanti, e finiscono con l'essere dei depressi. L'unica cosa con cui dobbiamo drogarci è la vita. È un tipo di droga leggero, ma con effetti duraturi. Questa è la prima idea distorta dalla quale ci dobbiamo liberare. Gioia non significa euforia; non necessariamente. La seconda idea distorta consiste nel pensare che possiamo raggiungere la nostra felicità, che possiamo fare qualcosa per afferrarla. Qui quasi mi sto contraddicendo, perché in seguito esporrò cosa possiamo fare per ottenere la felicità. La felicità però non si può conseguire in se stessa. La felicità è sempre conseguenza di qualcosa.
La terza e forse più determinante idea distorta sulla felicità consiste nel ritenere che essa si trovi fuori di noi, nelle cose esterne, nelle altre persone. “Cambio lavoro, così forse sarò felice”; oppure: “Cambio casa, mi sposo con un'altra persona..., così forse sarò felice”, ecc. La felicità non ha nulla a che vedere con l'esterno. In genere si crede che i soldi, il potere, la rispettabilità possano rendere felici. Di fatto però non è così. I poveri possono essere felici. Mi ricordo della storia di un prigioniero nazista. Il pover'uomo tutti i giorni veniva torturato.
Un giorno lo cambiarono di cella. Nella nuova cella c'era un abbaino, da dove egli poteva vedere un pezzo di cielo azzurro durante il giorno, e alcune stelle la notte. Il prigioniero rimase così affascinato da questo spettacolo che inviò una lunga lettera a quelli di casa sua, descrivendo la sua grande fortuna. Dopo aver letto questa storia, guardai dalla mia finestra. Davanti a me si estendeva la natura in tutta la sua bellezza. Ero libero, non prigioniero, potevo andare dove volevo! E ritengo di aver provato solo una frazione della gioia di quel povero prigioniero.
Ricordo di aver letto un romanzo su un prigioniero in un campo di concentramento sovietico, in Siberia. Il pover'uomo veniva svegliato alle quattro del mattino e riceveva un pezzo di pane, come razione per tutto il giorno. Avrebbe mangiato ben volentieri subito tutto il pane, ma cominciò a pensare: “È meglio che ne conservi una parte, perché posso averne bisogno questa notte, se non riuscirò a dormire per la fame. Se questa notte ho qualcosa da mangiare, forse riuscirò a dormire”. Dopo aver duramente lavorato tutto il giorno, si coricò e si coprì con la coperta, che a mala pena lo riscaldava, e cominciò a pensare: “Oggi è stata una buona giornata. Non ho dovuto lavorare nel vento gelato. E questa notte, se mi sveglio per la fame, posso mangiare un pezzo di pane e continuare a dormire”. Potete immaginare la gioia e la felicità di quell'uomo?
Una volta conobbi una paralitica, alla quale tutti chiedevano: “Dove trovi questa gioia che traspare sempre dal tuo volto?”. Ed ella rispondeva “Io ho tutto ciò che serve alla mia felicità. Posso fare le cose più belle della vita”. Paralizzata, a letto, in un ospedale; eppure piena di gioia. Che donna straordinaria!
La gioia non si trova all'esterno. Liberatevi da questa nozione distorta, altrimenti non la troverete mai.
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