Scegliere ciò che giova (di Corrado Pensa)
Ciò che giova e ciò che nuoce ovvero ciò che è salutare e ciò che non è salutare, in lingua páli kusala e akusala. Non sembra, ma imparare ad aver presente questa distinzione riguardo a tutto ciò che incontriamo (internamente ed esternamente) è fondamentale per avanzare nel cammino. E a me pare che il richiamo assiduo e insistito a lavorare con queste due categorie è da annoverare tra gli aspetti più efficaci dell'insegnamento del Buddha.
Di fatto si può tranquillamente dire che una certa prontezza a percepire il carattere salutare o meno di questo e di quello segnala un primo diradarsi delle nebbie dell'ignoranza. Kusala sta a indicare tutto ciò che è salutare, giusto, buono, utile; akusala il contrario.
È bene osservare che rendere kusala/akusala come bene/male rischia di essere indebitamente semplificatorio e fuorviante. A meno che non si prenda in considerazione quell'insegnamento delle Scritture dove si dichiara che l'istruzione essenziale dei Buddha, in tutti gli evi cosmici, è molto semplice: fare il bene, evitare il male, purificare la mente-cuore.
Ora, a parte l'ovvia considerazione che, senza l'ingiunzione finale, saremmo davanti a una esortazione nella quale si enuncia lo scopo tutt'altro che facile senza poi dire una parola sul come raggiungere tale scopo, sui mezzi necessari all'impresa, desideriamo sottolineare questo, che l'opera di purificazione mentale - pur se incentrata fondamentalmente sulla pratica della consapevolezza - si avvale tuttavia dell'esercizio di vari fattori salutari (per esempio la generosità), sia per rafforzarli, sia come antidoto ai loro opposti non salutari (l'avarizia).
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