Intervista ad un praticante: roberto luongo
di Chandra Candfiani
-- D. Quando è iniziato il tuo viaggio interiore e come hai incontrato in esso il Dhamma?
R. All’inizio si trattava solo di etica, soprattutto di servire la verità, nel senso di non dire bugie. Ero un bambino, e avevo imparato a dire sempre la verità, in qualunque circostanza, anche quando ne avrei pagato le conseguenze. Non c’era calore, rapporto con una dimensione interiore.
Più tardi, da adolescente, sono iniziati dialoghi interiori. Questi mi affascinavano, ma mi restava sullo sfondo il dubbio che parlassi da solo, che semplicemente fantasticassi. Per cui smisi.
Frequentavo la Chiesa, trovavo noiose le ripetizioni, gli obblighi, ma mi ci sottoponevo. Uno dei pochi momenti belli era quando prendevo la comunione. Allora mi mettevo in piedi, chiudevo gli occhi, e appoggiato a una parete lasciavo che ondate di tenerezza e di abbandono mi percorressero. Ma mi restava sempre il dubbio, e l’esperienza tendeva a svanire rapidamente, fuori da quel contesto.
Verso i 20 anni, mi sono dedicato a una forma di meditazione yoga, per circa un anno. Quindi per tantissimi anni non ho praticato più, nonostante un’intensa nostalgia.
Durante quegli anni
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