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SCHEDA ARTICOLO N. «01772»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: ASSOCIAZIONE ROSACROCIANA
TITOLO: LA CONCENTRAZIONE (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Tratto da:http://www.rosacroceoggi.org/testi/relazioni/68laconcentrazione.htm

(Associazione rosacrociana - Sezione Esoterica)

- LA CONCENTRAZIONE -

La concentrazione è fissare il pensiero su di un solo punto, nel fuoco
mentale, senza permettere che questo possa deviare. Questo fissare il
pensiero, consiste nel scegliere e mantenere un solo pensiero o
immagine nella mente ed anche, nel fissare l'attenzione nel posto
fisico dove si trova la mente, la radice del naso. Lo sforzo per
portare l'attenzione una ed un'altra volta a quel fuoco e mantenere lo
stesso oggetto davanti al nostro sguardo interno, sviluppa una
capacità che ci permette di assumere un dominio maggiore su noi
stessi. La pratica costante di questa concentrata disciplina, ci
permette di comprendere a volontà, in qualunque momento, qualsiasi
tema ed in qualsivoglia posto. Questo è un importante risultato per
l'aspirante, perché ci apre le porte alla ricerca della conoscenza
spirituale ed alla pratica di una fruttifera meditazione.

La concentrazione può essere applicata anche nell'ambito dei
sentimenti e delle emozioni. Un'immagine, un'esperienza, un pensiero,
un ideale, che trasmettano i sentimenti delle regioni superiori
dell'anima, sono utili per la coltivazione di sentimenti retti.
Spiegando quelle immagini o ideali in forma chiara e persistente
davanti al fuoco mentale, mettendo il sentimento che sorge nel nostro
cuore ed intensificandolo, in forma tale che comunichiamo, in unione
di lui, come fosse un amico, riusciamo ad alimentare la nostra anima
con la vita, la luce ed il potere spirituale, che trasforma la nostra
natura emozionale. Più avanti, lo sforzo per mettere la conoscenza al
servizio del sentimento, permetterà l'unione della mente col cuore.

Mente cosciente è il termine che designa il veicolo e chi l'utilizza.
Con la concentrazione ci rendiamo conto che noi siamo l'autista che
usa il veicolo ora menzionato. Non siamo il pensiero ma il tentativo
di condurre le redini della carrozza. Ci sediamo sul sedile
dell'autista del veicolo e da lì prendiamo le redini dei nostri
pensieri, emozioni ed azioni. Allora i pensieri e le emozioni smettono
di andare e venire, così ognuno di loro è obbligato a trattenersi e ad
essere vagliato coscienziosamente prima di dirigerlo al posto che
corrisponde. Sviluppare la mente cosciente è renderci coscienti di
noi, contemporaneamente a ciò che pensiamo, osservando i nostri stessi
pensieri.

Arrivato a questo punto si scopre che l'attenzione è la chiave del
processo e questo, è ciò che più importa. Non è il pensiero o la
mente, bensì l'attenzione, questo punto di luce che illumina - con la
sua presenza - tutto quello che vogliamo comprendere. Mettere
attenzione all'attenzione è una pratica che c'insegnerà ad essere
pienamente coscienti di ciò che siamo attualmente ed anche a separare
il nostro Io inferiore dagli impulsi della personalità.



RIPOSARE NELL'AZIONE

Durante il giorno le emozioni operano in maniera dominante nelle
nostre attività. L'agitazione, l'ansietà, la paura, la preoccupazione
ed altre emozioni, sono le motivazioni che muovono il corpo fisico e
consumano le energie del corpo vitale. Ugualmente, generano
un'attività mentale piena di pensieri inquieti, che si succedono senza
controllo e corrispondono ad una reazione di fronte agli avvenimenti
esterni ed alle preoccupazioni personali. In sostanza, tutta la
personalità si trova in uno stato di tensione, che consuma dalla
mattina alla notte, tutti i nostri corpi.

Come agire in modo che non si generi questo quadro tensionale ed
assumere un controllo nel quale riposiamo nell'azione? Una prima
definizione di "riposare nell'azione" è agire senza precipitarsi. Non
precipitarsi nella reazione emozionale, non precipitarsi nel pensiero
intromesso, non precipitarsi nel movimento involontario. Tuttavia,
questo non precipitarsi, non deve essere una reazione di fronte al
disordine di impatti esterni / interni; altrimenti, non ha senso né
effettività perché si trasforma in un'attività transitoria e non in un
retto atteggiamento del nostro movimento e controllo del triplo corpo
nella manifestazione fisica giornaliera. Non precipitarsi nella
reazione emozionale, significa riuscire ad estrarre il pungiglione dal
corpo dei desideri, che desidera agire impulsivamente di fronte ad un
impatto esterno. Se qualcuno ci offende, tendiamo a difenderci; se
qualcuno dice qualcosa che non concorda con il nostro pensare,
tendiamo a rispondere immediatamente con argomenti; se qualcuno dice
qualcosa d’incompleto, tendiamo a completarlo; se vediamo un oggetto
che si avvicina verso il nostro corpo, ci muoviamo rapidamente per
evitarlo e così via. Tutta ciò è una reazione generata dal corpo dei
desideri che fa precipitare, completamente, il nostro agire.
Com’estrarre il pungiglione della reazione emozionale? Riconoscendo o
scoprendo in che punto dell'impressione si attivano le forze
d’Interesse ed Indifferenza, d’Attrazione e Repulsione.

Una seconda definizione è " non applicare né più né meno energia, che
la cosa richieda per un atto". Se un grado di controllo emozionale è
stato già sviluppato, allora qualunque movimento, sia fisico,
emozionale o pensante, deve generarsi da dentro; vale a dire, se è
necessario pensare su qualcosa, che questo pensare sia un'attività
mentale organizzata ed eseguita da noi in forma indipendente
dall'impatto emozionale o dal pensiero stesso che l'ha generata. Se è
necessario muoverci per non sbattere contro un ostacolo, che quel
movimento preventivo sia il risultato di una valutazione del nostro
essere, la convenienza di farlo; se è necessario agire di fronte ad un
avvenimento, che quel agire sia il risultato di un'attività interna e
non semplicemente una reazione.

Una terza fase di pratica è l'uso e sviluppo dell'atteggiamento che si
genera dalla posizione del "Vigilante Silenzioso". Un’espressione
alternativa al " Vigilante Silenzioso" è " il punto dove osserviamo
tutto senza generare pensieri". Se abbiamo avuto l'opportunità di
maneggiare un veicolo, ci renderemo conto che tanto l'autista quanto
il veicolo, sono due cose ben distinte. Nella vita giornaliera non ci
distinguiamo come autista del nostro veicolo fisico; al contrario, ci
consideriamo lo stesso veicolo fisico! E con questa forma meccanica di
agire, discerneremo scarsamente il nostro Io inferiore nel caos
d’impressioni, pensieri, atti riflessi, emoziona e reazioni… ad
infinitum. Se, mediante la concentrazione e la conoscenza della nostra
interiorità, approdiamo all'esperienza del "Vigilante Silenzioso",
allora potremo captare l'atteggiamento del fuoco mentale, che permette
di non generare nessun pensiero di fronte agli impatti esterni né
interni, ma ci riserviamo la volontà di pensare ed agire quando noi
vogliamo. Questa pratica è la più produttiva per raggiungere la meta
di "riposare" nell'azione.

Riposare nell'azione non è qualcosa che si fa oggi e una sola volta
per sempre. È un compito giornaliero, che cerca di stabilire un
costante equilibrio nell'uso delle nostre energie, qualunque sia il
suo livello. Arrivati all'imbrunire e preparandoci all'assimilazione
delle esperienze del giorno appena trascorso, valutiamo il grado di
conquista di quest’atteggiamento. Successivamente, risvegliandoci,
prendiamo il nostro veicolo completo ed iniziamo la conduzione dello
stesso e delle nostre attività, dalla cabina di pilotaggio e non da un
altro posto.

LA SCUOLA DELLA VITA

Il mondo fisico è una scuola per gli Spiriti Verginali, che hanno
sviluppato veicoli appropriati per ottenere determinate esperienze in
questa scuola. Lo sviluppo attuale, permette all'essere umano di
sentirsi come un individuo, grazie ha un corpo fisico separato dagli
esseri e dagli oggetti che lo circondano.

I sensi fisici od organi di percezione, ci permettono - come esseri
umani – di renderci conto di ciò che ci circonda, poiché essi
trasmettono fedelmente le forme, i colori, i suoni, gli odori, etc. al
nostro interno. Queste percezioni vengono elaborate e generano un
processo nel nostro essere. Esperienze tanto semplici, come guardare
un fiore ed osservare il suo effetto nella nostra anima o esperienze
tanto complesse, come l'ottenimento di un titolo professionale che è
stato il culmine di un lungo periodo di sforzo, hanno lo stesso
modello di percezione ed elaborazione interna, il cui risultato finale
è un progressivo aumento di coscienza e di facoltà.

Data l'importanza che riveste questo processo per gli studenti di
questa scuola, è conveniente un'analisi più dettagliata, che ci
permetta di capirci meglio ed approfittare di lui a nostro beneficio.
Egualmente potremo conoscere com’è la tendenza che ha ora questo
processo, l’oggetto da determinare per i cambiamenti che avverranno in
un breve futuro. Ci baseremo sulle percezioni visuali, lasciando per
il futuro gli altri sensi.

Quando guardiamo il mondo circostante, vediamo oggetti, animali e
persone. Questa è una percezione, vale a dire, l'atto per il quale i
nostri occhi percepiscono una forma, i suoi colori, il suo movimento,
etc. La luce svolge un ruolo importante in questo processo, dunque le
forme - includendo la nostra - si vedono chiaramente separate e
contemporaneamente, trasmettono ai nostri occhi i raggi che permettono
di identificarli. Nell'atto di vedere, gli occhi trasmettono al nostro
interno le immagini del mondo esterno. Qualcosa che stava fuori, ora,
sta dentro di noi e come primo contatto, possiamo sostenere che sono
all’interno della nostra testa. Se chiudiamo gli occhi, continuiamo a
vedere quelle immagini, ma quello che vediamo sono le immagini che
sono state portate al nostro interno dal senso della vista. Come sono
state formate alla nostra testa quelle immagini? La scienza esoterica
afferma che questo è il risultato della controparte eterica degli
organi di percezione.

Quando si osserva qualcosa (una percezione), le immagini mentali
appaiono in forma molto rapida, pensieri, (giudizi, pregiudizi), gusti
o antipatie di fronte a quelle immagini. E nella maggioranza delle
percezioni, le persone si gettano in atteggiamenti e condotte che sono
state originate da una reazione del nostro interno, di fronte alla
natura propria dell'oggetto, circostanza, animale, persona o
avvenimento esterno. Questa reazione di fronte alla percezione,
obbedisce alla memoria residente in noi (il passato), è questa che
distorce la percezione, che la fraziona e successivamente, la
condiziona. Questa memoria è un gran filtro, che tinge gran parte
delle nostre percezioni e ci porta a vivere in un’ignoranza reale del
nostro ambiente e delle esperienze nel mondo.

Quando si osserva qualcosa (una percezione), si forma rapidamente
un'impressione nel nostro interno, che all’inizio è neutrale. Sono
brevi frazioni di secondo, che questa ha, prima che le forze
d’attrazione, repulsione o indifferenza, sorgano nella nostra anima.
Se portiamo a termine una percezione semplice (per esempio, un
bicchiere), avremo più opportunità di osservare quel impressione a
livello neutrale; invece, se guardiamo una persona, l'impressione
neutrale passerà molto rapidamente, tanto che richiederà uno sforzo
ulteriore per renderci conto che questa è lì. Questo sforzo consiste
nell’ostacolare l’entrata in gioco delle tre forze emozionali
menzionate e nel mantenerci come semplici osservatori, davanti
all'immagine che stiamo vedendo. Consiste anche nel sospendere i
pensieri (giudizi) che provengono dalla memoria ed alla quale la mente
ricorre rapidamente. Le immagini interne non solo si presentano di
fronte alle percezioni del mondo esterno; sorgono anche, quando
riconduciamo alla mente un pensiero, un ricordo, un'emozione o un
sentimento. Queste generano un'impressione neutrale che segue lo
stesso processo di precipitazione delle impressioni provenienti del
mondo esterno, con la differenza, che sono più difficili da
discernere.

Se applichiamo questa disciplina alle nostre percezioni fisiche ed
interne, guardando, senza che entrino in gioco le emozioni ed i
pensieri, osservando senza inquinarci del passato che giace in noi, il
nostro sguardo è nuovo ogni volta che guardiamo, perché percepiamo e
c'impressioniamo con un mondo che è distinto da quello che vedemmo ed
è ora depositato nella nostra memoria. Questo sguardo nuovo o anche
percezione originale, si applica anche ai pensieri, perché, come gli
organi dei sensi trasmettono - senza interferire - le immagini del
mondo esterno, così pure l'organo della mente - se non interferisse -
trasmetterebbe una realtà paragonabile alla realtà primordiale.

L'Ego funziona direttamente nella regione del pensiero astratto.
Quando avviene una percezione del mondo circostante e si forma
un'immagine interna, l'Ego percepisce le idee relazionate con quella
percezione. E’ un sentire più ampio, tutto il mondo circostante è
presente non solo come immagine ma anche come una realtà nella quale
siamo immersi come esseri spirituali e materiali, cioè, il mondo
esterno ha una realtà spirituale la quale è captata dall'Ego, ma che
attualmente, la percepisce solo attraverso le idee, nella regione del
pensiero astratto e che in seguito, formula come pensieri nella
regione del pensiero concreto, tramite gli oggetti materiali che sono
percepiti dai sensi. L'impulso spirituale che cerca la verità - nelle
esperienze e nello studio del mondo - ha utilizzato da tempo queste
combinazioni: idea - pensieri e percezione - impressioni pure,
strumenti che alimentano il processo di ottenere una conoscenza più
obiettiva ed imparziale possibile. Questo è anche il metodo
scientifico mediante il quale si sono scoperti ed utilizzato le leggi
ed i fenomeni del mondo fisico. In questo processo, la mente svolge un
ruolo importante, che permette di organizzare un fenomeno come verità,
in un insieme di pensieri (leggi) e per un altro, condiziona la
rappresentazione del fenomeno in una forma specifica ed unica, rigida.
Per dirlo in maniera semplice, la mente blocca la visione del mondo e
dell'universo, in un determinato atteggiamento, in accordo alla
cultura che formò quella mente. Solo in contate occasioni, l'Ego
riesce a staccarsi dal passato fornito dalla memoria e della mente
formativa. Quelle contate occasioni, sono quelle che ci hanno aperto
ad un mondo nuovo di cose, provenienti del Caos.

Se il processo abituale di percezione è migliorato, con il metodo fin
qui indicato, si può formulare la seguente cosa: una percezione è un
atto dei sensi, un'impressione è una percezione dell'anima, un'idea è
una percezione dello spirito. Quando l'impressione si elabora in
relazione ai sentimenti ed alle emozioni - che noi sperimentiamo come
nostre - si ottiene un sentimento terapeutico d’armonia e tranquillità
interna. È l'anima emozionale, quella che immagazzina il frutto dei
nostri sentimenti.

Come Ego, abbiamo la possibilità di percepire idee, quei semi o punti
di luce che sono nel Caos e muoverci in quel mondo d’idee, senza
necessità di concretarli in pensieri, attraverso il ricordo o la
logica. Parliamo del ricordo, quando le idee svegliano nella mente
associazioni senza controllo e senza elaborazione; parliamo di logica,
quando l'Ego si dà il compito di esaminare le idee e genera pensieri
in maniera ordinata e comprensibile per altri esseri umani.
Ricordiamo, che le idee sono eterne, sono oltre il tempo e lo spazio e
caratterizzano i pensieri, le emozioni e le azioni. Pertanto, le idee
possono essere "recuperate" se l'Ego fa un uso corretto della mente.
La capacità di concentrarci in un determinato pensiero, in modo che il
fuoco mentale sia sotto il nostro controllo, permette di passare il
pensiero stesso verso l'idea propriamente tale e successivamente,
abbandonare l'idea stessa, lasciando la mente in silenzio ma con
l'attenzione completamente attiva, allora la percezione si tramuta in
qualcosa di distinto perché la mente opera, ora, come organo di
percezione e non come matrice generatrice di pensieri.

L'uomo si esprime a se stesso come anima, tramite i sentimenti.
Un'impressione affettiva è una percezione dell'anima. Se
l'indifferenza sorge di fronte a quel impressione, l'anima perde
l'opportunità di crescere, dunque ogni impressione affettiva è un
alimento per l’anima; invece se l'interesse è sveglio, allora
l'impressione cresce e si trasforma in un'emozione o sentimento che
può assumere due forme: un forte rifiuto verso ciò che scatenò
l'impressione, oppure una simpatia ed attrazione verso la natura
dell'oggetto che l'originò. Perché sorgono queste due forze nell'uomo?
Perché esse sono relazionate direttamente con la forza interna
dell'uomo, che riconosce se stessa nel sentimento (anima emozionale).
Se l'uomo è ignorante di se stesso, allora ogni esperienza scatenerà
dell'egoismo esacerbato, per voler sorreggere se stesso, in
deperimento degli altri. Per quel uomo, gli altri sono percepiti come
nemici potenziali alla sopravvivenza del suo corpo fisico nel tempo,
(perché non c'è niente di più angoscioso che smettere di vivere). Sì,
grazie all'esperienza, l'uomo trasforma le sue emozioni, allora quella
forza interna cerca d’esprimersi a se stessa in armonia con gli altri.
E l'uomo è capace di afferrare le impressioni affettive e coltivarle
in sentimenti definiti ed armoniosi, in modo tale che può irradiare
quelle qualità e virtù come potenzialità dell'anima. Nella sfera del
sentimento, l'uomo coltiva la sua anima per il presente e per il
futuro; nella sfera del pensiero, l'uomo vive la realtà spirituale del
cosmo creato; nella sfera del mondo del pensiero astratto, l'uomo si
affaccia al Caos, il Gran Vuoto, il semenzaio di tutto quello che è
stato, è e sarà.

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