Tratto da:http://www.rosacroceoggi.org/testi/relazioni/68laconcentrazione.htm
(Associazione rosacrociana - Sezione Esoterica)
- LA CONCENTRAZIONE -
La concentrazione è fissare il pensiero su di un solo punto, nel fuoco mentale, senza permettere che questo possa deviare. Questo fissare il pensiero, consiste nel scegliere e mantenere un solo pensiero o immagine nella mente ed anche, nel fissare l'attenzione nel posto fisico dove si trova la mente, la radice del naso. Lo sforzo per portare l'attenzione una ed un'altra volta a quel fuoco e mantenere lo stesso oggetto davanti al nostro sguardo interno, sviluppa una capacità che ci permette di assumere un dominio maggiore su noi stessi. La pratica costante di questa concentrata disciplina, ci permette di comprendere a volontà, in qualunque momento, qualsiasi tema ed in qualsivoglia posto. Questo è un importante risultato per l'aspirante, perché ci apre le porte alla ricerca della conoscenza spirituale ed alla pratica di una fruttifera meditazione.
La concentrazione può essere applicata anche nell'ambito dei sentimenti e delle emozioni. Un'immagine, un'esperienza, un pensiero, un ideale, che trasmettano i sentimenti delle regioni superiori dell'anima, sono utili per la coltivazione di sentimenti retti. Spiegando quelle immagini o ideali in forma chiara e persistente davanti al fuoco mentale, mettendo il sentimento che sorge nel nostro cuore ed intensificandolo, in forma tale che comunichiamo, in unione di lui, come fosse un amico, riusciamo ad alimentare la nostra anima con la vita, la luce ed il potere spirituale, che trasforma la nostra natura emozionale. Più avanti, lo sforzo per mettere la conoscenza al servizio del sentimento, permetterà l'unione della mente col cuore.
Mente cosciente è il termine che designa il veicolo e chi l'utilizza. Con la concentrazione ci rendiamo conto che noi siamo l'autista che usa il veicolo ora menzionato. Non siamo il pensiero ma il tentativo di condurre le redini della carrozza. Ci sediamo sul sedile dell'autista del veicolo e da lì prendiamo le redini dei nostri pensieri, emozioni ed azioni. Allora i pensieri e le emozioni smettono di andare e venire, così ognuno di loro è obbligato a trattenersi e ad essere vagliato coscienziosamente prima di dirigerlo al posto che corrisponde. Sviluppare la mente cosciente è renderci coscienti di noi, contemporaneamente a ciò che pensiamo, osservando i nostri stessi pensieri.
Arrivato a questo punto si scopre che l'attenzione è la chiave del processo e questo, è ciò che più importa. Non è il pensiero o la mente, bensì l'attenzione, questo punto di luce che illumina - con la sua presenza - tutto quello che vogliamo comprendere. Mettere attenzione all'attenzione è una pratica che c'insegnerà ad essere pienamente coscienti di ciò che siamo attualmente ed anche a separare il nostro Io inferiore dagli impulsi della personalità.
RIPOSARE NELL'AZIONE
Durante il giorno le emozioni operano in maniera dominante nelle nostre attività. L'agitazione, l'ansietà, la paura, la preoccupazione ed altre emozioni, sono le motivazioni che muovono il corpo fisico e consumano le energie del corpo vitale. Ugualmente, generano un'attività mentale piena di pensieri inquieti, che si succedono senza controllo e corrispondono ad una reazione di fronte agli avvenimenti esterni ed alle preoccupazioni personali. In sostanza, tutta la personalità si trova in uno stato di tensione, che consuma dalla mattina alla notte, tutti i nostri corpi.
Come agire in modo che non si generi questo quadro tensionale ed assumere un controllo nel quale riposiamo nell'azione? Una prima definizione di "riposare nell'azione" è agire senza precipitarsi. Non precipitarsi nella reazione emozionale, non precipitarsi nel pensiero intromesso, non precipitarsi nel movimento involontario. Tuttavia, questo non precipitarsi, non deve essere una reazione di fronte al disordine di impatti esterni / interni; altrimenti, non ha senso né effettività perché si trasforma in un'attività transitoria e non in un retto atteggiamento del nostro movimento e controllo del triplo corpo nella manifestazione fisica giornaliera. Non precipitarsi nella reazione emozionale, significa riuscire ad estrarre il pungiglione dal corpo dei desideri, che desidera agire impulsivamente di fronte ad un impatto esterno. Se qualcuno ci offende, tendiamo a difenderci; se qualcuno dice qualcosa che non concorda con il nostro pensare, tendiamo a rispondere immediatamente con argomenti; se qualcuno dice qualcosa d’incompleto, tendiamo a completarlo; se vediamo un oggetto che si avvicina verso il nostro corpo, ci muoviamo rapidamente per evitarlo e così via. Tutta ciò è una reazione generata dal corpo dei desideri che fa precipitare, completamente, il nostro agire. Com’estrarre il pungiglione della reazione emozionale? Riconoscendo o scoprendo in che punto dell'impressione si attivano le forze d’Interesse ed Indifferenza, d’Attrazione e Repulsione.
Una seconda definizione è " non applicare né più né meno energia, che la cosa richieda per un atto". Se un grado di controllo emozionale è stato già sviluppato, allora qualunque movimento, sia fisico, emozionale o pensante, deve generarsi da dentro; vale a dire, se è necessario pensare su qualcosa, che questo pensare sia un'attività mentale organizzata ed eseguita da noi in forma indipendente dall'impatto emozionale o dal pensiero stesso che l'ha generata. Se è necessario muoverci per non sbattere contro un ostacolo, che quel movimento preventivo sia il risultato di una valutazione del nostro essere, la convenienza di farlo; se è necessario agire di fronte ad un avvenimento, che quel agire sia il risultato di un'attività interna e non semplicemente una reazione.
Una terza fase di pratica è l'uso e sviluppo dell'atteggiamento che si genera dalla posizione del "Vigilante Silenzioso". Un’espressione alternativa al " Vigilante Silenzioso" è " il punto dove osserviamo tutto senza generare pensieri". Se abbiamo avuto l'opportunità di maneggiare un veicolo, ci renderemo conto che tanto l'autista quanto il veicolo, sono due cose ben distinte. Nella vita giornaliera non ci distinguiamo come autista del nostro veicolo fisico; al contrario, ci consideriamo lo stesso veicolo fisico! E con questa forma meccanica di agire, discerneremo scarsamente il nostro Io inferiore nel caos d’impressioni, pensieri, atti riflessi, emoziona e reazioni… ad infinitum. Se, mediante la concentrazione e la conoscenza della nostra interiorità, approdiamo all'esperienza del "Vigilante Silenzioso", allora potremo captare l'atteggiamento del fuoco mentale, che permette di non generare nessun pensiero di fronte agli impatti esterni né interni, ma ci riserviamo la volontà di pensare ed agire quando noi vogliamo. Questa pratica è la più produttiva per raggiungere la meta di "riposare" nell'azione.
Riposare nell'azione non è qualcosa che si fa oggi e una sola volta per sempre. È un compito giornaliero, che cerca di stabilire un costante equilibrio nell'uso delle nostre energie, qualunque sia il suo livello. Arrivati all'imbrunire e preparandoci all'assimilazione delle esperienze del giorno appena trascorso, valutiamo il grado di conquista di quest’atteggiamento. Successivamente, risvegliandoci, prendiamo il nostro veicolo completo ed iniziamo la conduzione dello stesso e delle nostre attività, dalla cabina di pilotaggio e non da un altro posto.
LA SCUOLA DELLA VITA
Il mondo fisico è una scuola per gli Spiriti Verginali, che hanno sviluppato veicoli appropriati per ottenere determinate esperienze in questa scuola. Lo sviluppo attuale, permette all'essere umano di sentirsi come un individuo, grazie ha un corpo fisico separato dagli esseri e dagli oggetti che lo circondano.
I sensi fisici od organi di percezione, ci permettono - come esseri umani – di renderci conto di ciò che ci circonda, poiché essi trasmettono fedelmente le forme, i colori, i suoni, gli odori, etc. al nostro interno. Queste percezioni vengono elaborate e generano un processo nel nostro essere. Esperienze tanto semplici, come guardare un fiore ed osservare il suo effetto nella nostra anima o esperienze tanto complesse, come l'ottenimento di un titolo professionale che è stato il culmine di un lungo periodo di sforzo, hanno lo stesso modello di percezione ed elaborazione interna, il cui risultato finale è un progressivo aumento di coscienza e di facoltà.
Data l'importanza che riveste questo processo per gli studenti di questa scuola, è conveniente un'analisi più dettagliata, che ci permetta di capirci meglio ed approfittare di lui a nostro beneficio. Egualmente potremo conoscere com’è la tendenza che ha ora questo processo, l’oggetto da determinare per i cambiamenti che avverranno in un breve futuro. Ci baseremo sulle percezioni visuali, lasciando per il futuro gli altri sensi.
Quando guardiamo il mondo circostante, vediamo oggetti, animali e persone. Questa è una percezione, vale a dire, l'atto per il quale i nostri occhi percepiscono una forma, i suoi colori, il suo movimento, etc. La luce svolge un ruolo importante in questo processo, dunque le forme - includendo la nostra - si vedono chiaramente separate e contemporaneamente, trasmettono ai nostri occhi i raggi che permettono di identificarli. Nell'atto di vedere, gli occhi trasmettono al nostro interno le immagini del mondo esterno. Qualcosa che stava fuori, ora, sta dentro di noi e come primo contatto, possiamo sostenere che sono all’interno della nostra testa. Se chiudiamo gli occhi, continuiamo a vedere quelle immagini, ma quello che vediamo sono le immagini che sono state portate al nostro interno dal senso della vista. Come sono state formate alla nostra testa quelle immagini? La scienza esoterica afferma che questo è il risultato della controparte eterica degli organi di percezione.
Quando si osserva qualcosa (una percezione), le immagini mentali appaiono in forma molto rapida, pensieri, (giudizi, pregiudizi), gusti o antipatie di fronte a quelle immagini. E nella maggioranza delle percezioni, le persone si gettano in atteggiamenti e condotte che sono state originate da una reazione del nostro interno, di fronte alla natura propria dell'oggetto, circostanza, animale, persona o avvenimento esterno. Questa reazione di fronte alla percezione, obbedisce alla memoria residente in noi (il passato), è questa che distorce la percezione, che la fraziona e successivamente, la condiziona. Questa memoria è un gran filtro, che tinge gran parte delle nostre percezioni e ci porta a vivere in un’ignoranza reale del nostro ambiente e delle esperienze nel mondo.
Quando si osserva qualcosa (una percezione), si forma rapidamente un'impressione nel nostro interno, che all’inizio è neutrale. Sono brevi frazioni di secondo, che questa ha, prima che le forze d’attrazione, repulsione o indifferenza, sorgano nella nostra anima. Se portiamo a termine una percezione semplice (per esempio, un bicchiere), avremo più opportunità di osservare quel impressione a livello neutrale; invece, se guardiamo una persona, l'impressione neutrale passerà molto rapidamente, tanto che richiederà uno sforzo ulteriore per renderci conto che questa è lì. Questo sforzo consiste nell’ostacolare l’entrata in gioco delle tre forze emozionali menzionate e nel mantenerci come semplici osservatori, davanti all'immagine che stiamo vedendo. Consiste anche nel sospendere i pensieri (giudizi) che provengono dalla memoria ed alla quale la mente ricorre rapidamente. Le immagini interne non solo si presentano di fronte alle percezioni del mondo esterno; sorgono anche, quando riconduciamo alla mente un pensiero, un ricordo, un'emozione o un sentimento. Queste generano un'impressione neutrale che segue lo stesso processo di precipitazione delle impressioni provenienti del mondo esterno, con la differenza, che sono più difficili da discernere.
Se applichiamo questa disciplina alle nostre percezioni fisiche ed interne, guardando, senza che entrino in gioco le emozioni ed i pensieri, osservando senza inquinarci del passato che giace in noi, il nostro sguardo è nuovo ogni volta che guardiamo, perché percepiamo e c'impressioniamo con un mondo che è distinto da quello che vedemmo ed è ora depositato nella nostra memoria. Questo sguardo nuovo o anche percezione originale, si applica anche ai pensieri, perché, come gli organi dei sensi trasmettono - senza interferire - le immagini del mondo esterno, così pure l'organo della mente - se non interferisse - trasmetterebbe una realtà paragonabile alla realtà primordiale.
L'Ego funziona direttamente nella regione del pensiero astratto. Quando avviene una percezione del mondo circostante e si forma un'immagine interna, l'Ego percepisce le idee relazionate con quella percezione. E’ un sentire più ampio, tutto il mondo circostante è presente non solo come immagine ma anche come una realtà nella quale siamo immersi come esseri spirituali e materiali, cioè, il mondo esterno ha una realtà spirituale la quale è captata dall'Ego, ma che attualmente, la percepisce solo attraverso le idee, nella regione del pensiero astratto e che in seguito, formula come pensieri nella regione del pensiero concreto, tramite gli oggetti materiali che sono percepiti dai sensi. L'impulso spirituale che cerca la verità - nelle esperienze e nello studio del mondo - ha utilizzato da tempo queste combinazioni: idea - pensieri e percezione - impressioni pure, strumenti che alimentano il processo di ottenere una conoscenza più obiettiva ed imparziale possibile. Questo è anche il metodo scientifico mediante il quale si sono scoperti ed utilizzato le leggi ed i fenomeni del mondo fisico. In questo processo, la mente svolge un ruolo importante, che permette di organizzare un fenomeno come verità, in un insieme di pensieri (leggi) e per un altro, condiziona la rappresentazione del fenomeno in una forma specifica ed unica, rigida. Per dirlo in maniera semplice, la mente blocca la visione del mondo e dell'universo, in un determinato atteggiamento, in accordo alla cultura che formò quella mente. Solo in contate occasioni, l'Ego riesce a staccarsi dal passato fornito dalla memoria e della mente formativa. Quelle contate occasioni, sono quelle che ci hanno aperto ad un mondo nuovo di cose, provenienti del Caos.
Se il processo abituale di percezione è migliorato, con il metodo fin qui indicato, si può formulare la seguente cosa: una percezione è un atto dei sensi, un'impressione è una percezione dell'anima, un'idea è una percezione dello spirito. Quando l'impressione si elabora in relazione ai sentimenti ed alle emozioni - che noi sperimentiamo come nostre - si ottiene un sentimento terapeutico d’armonia e tranquillità interna. È l'anima emozionale, quella che immagazzina il frutto dei nostri sentimenti.
Come Ego, abbiamo la possibilità di percepire idee, quei semi o punti di luce che sono nel Caos e muoverci in quel mondo d’idee, senza necessità di concretarli in pensieri, attraverso il ricordo o la logica. Parliamo del ricordo, quando le idee svegliano nella mente associazioni senza controllo e senza elaborazione; parliamo di logica, quando l'Ego si dà il compito di esaminare le idee e genera pensieri in maniera ordinata e comprensibile per altri esseri umani. Ricordiamo, che le idee sono eterne, sono oltre il tempo e lo spazio e caratterizzano i pensieri, le emozioni e le azioni. Pertanto, le idee possono essere "recuperate" se l'Ego fa un uso corretto della mente. La capacità di concentrarci in un determinato pensiero, in modo che il fuoco mentale sia sotto il nostro controllo, permette di passare il pensiero stesso verso l'idea propriamente tale e successivamente, abbandonare l'idea stessa, lasciando la mente in silenzio ma con l'attenzione completamente attiva, allora la percezione si tramuta in qualcosa di distinto perché la mente opera, ora, come organo di percezione e non come matrice generatrice di pensieri.
L'uomo si esprime a se stesso come anima, tramite i sentimenti. Un'impressione affettiva è una percezione dell'anima. Se l'indifferenza sorge di fronte a quel impressione, l'anima perde l'opportunità di crescere, dunque ogni impressione affettiva è un alimento per l’anima; invece se l'interesse è sveglio, allora l'impressione cresce e si trasforma in un'emozione o sentimento che può assumere due forme: un forte rifiuto verso ciò che scatenò l'impressione, oppure una simpatia ed attrazione verso la natura dell'oggetto che l'originò. Perché sorgono queste due forze nell'uomo? Perché esse sono relazionate direttamente con la forza interna dell'uomo, che riconosce se stessa nel sentimento (anima emozionale). Se l'uomo è ignorante di se stesso, allora ogni esperienza scatenerà dell'egoismo esacerbato, per voler sorreggere se stesso, in deperimento degli altri. Per quel uomo, gli altri sono percepiti come nemici potenziali alla sopravvivenza del suo corpo fisico nel tempo, (perché non c'è niente di più angoscioso che smettere di vivere). Sì, grazie all'esperienza, l'uomo trasforma le sue emozioni, allora quella forza interna cerca d’esprimersi a se stessa in armonia con gli altri. E l'uomo è capace di afferrare le impressioni affettive e coltivarle in sentimenti definiti ed armoniosi, in modo tale che può irradiare quelle qualità e virtù come potenzialità dell'anima. Nella sfera del sentimento, l'uomo coltiva la sua anima per il presente e per il futuro; nella sfera del pensiero, l'uomo vive la realtà spirituale del cosmo creato; nella sfera del mondo del pensiero astratto, l'uomo si affaccia al Caos, il Gran Vuoto, il semenzaio di tutto quello che è stato, è e sarà.
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