Generosità e bontà a ogni passo
di MA MEDHANANDIA
(Traduzione di Chandra Candiani)
(Jahn (Ma) Medhanandi è nata in Canada nel 1949. Ha passato anni in India come discepola di un un saggio della tradizione Advaita. Nel 1987 è entrata in monastero in Birmania e ha poi raggiunto il Sangha di Amaravati. Vive in Nuova Zelanda. Questo articolo è stato pubblicato su una newsletter locale nel giugno 2003)
Tradizionalmente, dána e síla, le perfezioni della generosità e di retto comportamento e retta parola, sono intese come valide qualità del cuore da sviluppare nella vita quotidiana e come passi preliminari per preparare il terreno alla nostra pratica meditativa.
Ma, in effetti, essi toccano ogni aspetto della pratica meditativa e non solo le sue fondamenta, perché il sentiero non è lineare. Non è come salire su una scala partendo dal primo piolo di dána e síla per poi, a un qualche stadio, avanzare fino al samádhi, la concentrazione, e a paññá, la saggezza, dopo anni e anni o vite di costruzione della generosità e del buon cuore.
Di queste qualità il guerriero spirituale deve far tesoro a ogni passo. Che sediate sul cuscino a meditare o riflettiate su come fare buone scelte nella vostra vita, in ogni caso potete coltivare dána e síla.
La generosità e il buon cuore sostengono la coltivazione della chiara visione e della concen- trazione della mente in due modi. Prima di tutto, portano gioia nel senso generale di contribuire al benessere, in particolare quando si dà con intenzione pura un dono puro a una persona meritevole.
Questo genere di dono porta grande giovamento a chi dà. Una delle principali discepole del Buddha era Visakhá, una nobile e generosa devota laica. Era nota soprattutto per la sua generosità verso il saýgha. Una volta prese limpegno di fare una donazione per tutta la sua vita ai monaci e alle monache sotto forma di medicinali quando ne avessero avuto bisogno durante le malattie o in viaggio. Provvedeva anche a lavare i vestiti.
E quando Visakhá rifletteva sulla sua generosità, lo faceva così: "Ricordandolo, sarò contenta ed essendo contenta, sarò felice; con la mente felice, il corpo si acquieterà; col corpo tranquillo, sentirò piacere. Sentendo piacere, la mente si concentrerà e questo svilupperà in me le facoltà spirituali".
In secondo luogo, quando dalla generosità sorge la gioia, mette radici la virtù. Questo è uno stato interiore di síla, un cuore aperto e in armonia. Nella sua purezza, la mente diviene unificata ed elevata. Se siete disonesti, spregevoli, falsi, se deludete gli altri, e siete insensibili, riflettete sul vostro stato mentale. L'appagamento interiore può essere sostenuto da una mente governata da desiderio e avversione?
Magari coprite gli altri di regali, ma qual è la qualit à della vostra mente? La tranquillità interiore e la felicità si fondano su una durevole gratitudine, un essere mossi da una naturale inclinazione a impegnarsi a vivere in modo retto. Ma se c'è un residuo di odio ostinato, di malevolenza, di confusione e di dubbio, come ci si può sentire grati?
Come si può essere veramente consapevoli e presenti a questo momento e capaci di riposare in esso, quando la mente è catturata da emozioni negative?
Riflettete sulla vostra vita. Cosa trattenete nel cuore contro di voi o contro qualcun altro? Conservate una traccia di mancanza di perdono verso di voi, o verso un altro o verso la vita stessa?
Finché restate amari, risentiti o delusi, praticate la paura anziché il perdono. E questi sentimenti diventano gli ostacoli al nibbána. Gli ostacoli non sono una malattia terminale, una storia di abusi infantili, né una relazione disastrosa che vi è capitata, non le infermità della vecchiaia, o l'avvicinarsi della morte, né una malattia paralizzante, non la perdita di chi amate, né l'essere aggrediti, abbandonati, rifiutati o licenziati.
Nessuna di queste condizioni è un ostacolo alla libertà dal dolore. Lo è, invece, il residuo di oscurità, di ostilità, di insoddisfazione e negativit à presente nella mente.
Quando il mio primo maestro spirituale in India venne ferito a morte da uno dei suoi devoti impazzito, non era preoccupato per se stesso, ma si informava del benessere dell'uomo, sapendo che sarebbe dovuto andare in carcere per la sua azione. Questa è la perfetta generosità, dare o perdonare l'altro incondizionatamente, perdonare la vita e trascendere lo stato di attaccamento al mondo e alle condizioni mondane.
In tale stato si è appagati, in pace, grati per le situazioni della vita, anche se a livello convenzionale appaiono tragiche. Ma dovete iniziare da dove siete, permettendovi di sentire la difficoltà della vostra situazio- ne. Fare pace con noi stessi così come siamo, è in se stesso un atto di generosità e di onestà. È un dono puro. E voi siete sia chi dà sia chi riceve il dono.
Ma non è solo per voi. Quando infine ricevete il dono del non-sé, diventa un regalo per tutti quelli che vi stanno attorno. Praticando con queste qualità di generosità e bontà nel cuore, lasciate andare quel che vi era insopportabile e quel che avete giudicato, ciò contro cui vi siete difesi e avete opposto resistenza. Tutto questo conduce a una maturazione delle facoltà spirituali, il puro ascolto, la pura attenzione nel momento, l'offrire se stessi sempre più pienamente al silenzio della mente. Vi impegnate ad addestrare la mente inquieta, la mente desiderante, la mente stanca, arrabbiata, o confusa ad acquietarsi e a vedere con chiarezza, a vedere le cose come veramente sono e non come pensate che siano.
Non siete più catturati nelle energie della paura, della fantasia, dell'ossessione, dell'ansia e dei detriti emotivi. Non credete più che quel che sembra reale sia reale, che il mondo con le sue fugaci visioni, suoni, esperienze sia permanente, che quel che è falso sia vero. Quando si distoglie dalle maree della distrazione, dell'irrequietezza e dell'aggressività, la mente non può più vagare, e inclina invece verso il suo centro, verso l'integrit à e la bontà.
E lì, nella mente silenziosa, ben concentrata e in pace, la presenza mentale crea un argine, un campo energetico di protezione intorno a voi per fermare il flusso dei fiumi mentali dell'avidità, dell'odio e dell'illusione.
Pensate alla pietra verde Maori, pounamu. Se non lo lucidate a fondo, non riuscite a scorgere la radiosità del colore verde di quel sasso: va strofinato e trattato pazientemente e a lungo.
L'opacità della superficie va erosa. È come una patina sopra la lucente pietra verde interna, come un rivestimento protettivo. Allo stesso modo, addestrando la mente, ogni volta che attuate un momento di rettitudine, un momento di bontà, di generosità di attenzione e di benevolenza verso voi stessi, sbucciate strati di illusione, concentrando la luce della consapevolezza negli angoli più bui del vostro cuore, e rivelando la verità del vostro essere interiore, della vostra natura di Buddha. Questo è quel che i Maori chiamano lucidare la pietra verde o "crescere dall' interno".
Inoltre, coltivando stati mentali positivi, come le sublimi dimore della gentilezza amorevole, della compassione, della gioia empatica e dell'equanimità, rinforzate e stabilizzate la pura consapevolezza. Questa protezione interna è un risultato della moralità. Non è l'ordinaria fioritura della virtù dipendente da un sistema di regole da seguire, nasce piuttosto dalla naturale comprensione della connessione tra bontà e gioia nel silenzio.
Una mente silenziosa diventa serena, pura, saggia. È priva di paura e tollerante. E irradia calma in ogni aspetto della vita. Il processo di stabilizzazione dell'etica interiore, della purezza e la calma interiori, è graduale, come lucidare la pietra verde. Allo stesso modo, noi pratichiamo.
Immaginate una persona che fa surf e si tiene in equilibrio sulla tavola: è molto difficile reggere l'equilibrio su un'onda che sta per rompersi, ma voi praticate. Vi alzate sulla tavola da surf e state in equilibrio. Dovete focalizzarvi, concentrarvi e affrontare l'onda. Cercate di stare in equilibrio nel presente e continuate a cadere nel passato e nel futuro, ma vi rialzate ogni volta usando tutta la vostra esperienza e il vostro discernimento per risalire di nuovo sull'onda delle energie della mente; e state saldi nel mezzo.
La sfera delle cose condizionate è totalmente seduttiva, ci promette di continuo di renderci felici, ma non può mantenere la sua promessa. La vera felicità arriva solo quando siete pronti a rinunciare a lottare perché le condizioni siano come volete voi e vi impegnate a restare saldi in mezzo alle fiamme senza spaventarvi. Avete fiducia che affrontando la paura, il desiderio, l'egoismo, riuscirete a trovare il modo di por fine alla paura, al desiderio, all'egoismo.
E dunque perseverate nel risoluto impegno a essere pienamente nel momento presente al di là di come sia, terrorizzante, strano, angosciante, incompleto, disperato, doloroso. Sedete e osservate, lucidate il momento coltivando dall'interno la pace.
A qualunque cosa la mente vi implori di prestare attenzione, a pensieri distratti nel passato, nel futuro o nel presente, li lasciate andare. Imparate a perdonare tutto quello che prima vi sembrava imperdonabile. In questo modo, lasciate andare qualsiasi idea di come le cose dovrebbero essere o di chi siete. E coltivate la gratitudine per un respiro in più, anche se sembra un inferno.
Questo è il significato del risvegliarsi, dell' essere consciamente vivi, un essere umano per la prima volta. Ha inizio col calmare gli uragani del cuore e aprirci con accettazione e coraggio a quel che temiamo ed evitiamo. La pratica della gratitudine è una soglia verso la liberazione.
Senza di essa, difficilmente possiamo procedere su questo sentiero che conduce a una felicità sempre più profonda. Ci sono molti livelli di gratitudine, la riconoscenza per un regalo ricevuto, per una parola gentile, per chi ci ha dato una mano, per le benedizioni della vita o per la buona fortuna.
C'è anche la gratitudine che emerge da un cuore appagato, il semplice stare con la vita così com'è. È una gratitudine non indirizzata a una persona o a una situazione specifiche.
È l'indicazione di un generale benessere ed equilibrio e se è autentica reggerà alla prova dei travagli della vita.
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