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SCHEDA ARTICOLO N. «01778»

CLASSIFICAZIONE: 2
TIPOLOGIA: BUDDISMO
AUTORE: MA MEDHANANDIA
TITOLO: GENEROSITA' E BONTA' AD OGNI PASSO (MONOGRAFIA LUNGA)
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TESTO ARTICOLO

Generosità e bontà a ogni passo

di MA MEDHANANDIA

(Traduzione di Chandra Candiani)

(Jahn (Ma) Medhanandi è nata in Canada
nel 1949. Ha passato anni in India come discepola
di un un saggio della tradizione Advaita.
Nel 1987 è entrata in monastero in Birmania e
ha poi raggiunto il Sangha di Amaravati. Vive
in Nuova Zelanda. Questo articolo è stato pubblicato
su una newsletter locale nel giugno 2003)

Tradizionalmente, dána e síla, le perfezioni
della generosità e di retto comportamento e
retta parola, sono intese come valide qualità del
cuore da sviluppare nella vita quotidiana e come
passi preliminari per preparare il terreno alla
nostra pratica meditativa.

Ma, in effetti, essi toccano
ogni aspetto della pratica meditativa e non
solo le sue fondamenta, perché il sentiero non è
lineare. Non è come salire su una scala partendo
dal primo piolo di dána e síla per poi, a un
qualche stadio, avanzare fino al samádhi, la concentrazione,
e a paññá, la saggezza, dopo anni e
anni o vite di costruzione della generosità e del
buon cuore.

Di queste qualità il guerriero spirituale
deve far tesoro a ogni passo. Che sediate
sul cuscino a meditare o riflettiate su come fare
buone scelte nella vostra vita, in ogni caso potete
coltivare dána e síla.

La generosità e il buon cuore sostengono la
coltivazione della chiara visione e della concen-
trazione della mente in due modi. Prima di tutto,
portano gioia nel senso generale di contribuire
al benessere, in particolare quando si dà con
intenzione pura un dono puro a una persona
meritevole.

Questo genere di dono porta grande
giovamento a chi dà. Una delle principali discepole
del Buddha era Visakhá, una nobile e generosa
devota laica. Era nota soprattutto per la sua
generosità verso il saýgha. Una volta prese limpegno
di fare una donazione per tutta la sua vita
ai monaci e alle monache sotto forma di medicinali
quando ne avessero avuto bisogno durante
le malattie o in viaggio. Provvedeva anche a lavare
i vestiti.

E quando Visakhá rifletteva sulla sua
generosità, lo faceva così: "Ricordandolo, sarò
contenta ed essendo contenta, sarò felice; con la
mente felice, il corpo si acquieterà; col corpo
tranquillo, sentirò piacere. Sentendo piacere, la
mente si concentrerà e questo svilupperà in me
le facoltà spirituali".

In secondo luogo, quando dalla generosità
sorge la gioia, mette radici la virtù. Questo è uno
stato interiore di síla, un cuore aperto e in
armonia. Nella sua purezza, la mente diviene
unificata ed elevata. Se siete disonesti, spregevoli,
falsi, se deludete gli altri, e siete insensibili,
riflettete sul vostro stato mentale. L'appagamento
interiore può essere sostenuto da una
mente governata da desiderio e avversione?

Magari coprite gli altri di regali, ma qual è la qualit
à della vostra mente? La tranquillità interiore e
la felicità si fondano su una durevole gratitudine,
un essere mossi da una naturale inclinazione a
impegnarsi a vivere in modo retto. Ma se c'è un
residuo di odio ostinato, di malevolenza, di confusione
e di dubbio, come ci si può sentire grati?

Come si può essere veramente consapevoli e
presenti a questo momento e capaci di riposare
in esso, quando la mente è catturata da emozioni
negative?

Riflettete sulla vostra vita. Cosa trattenete
nel cuore contro di voi o contro qualcun altro?
Conservate una traccia di mancanza di perdono
verso di voi, o verso un altro o verso la vita stessa?

Finché restate amari, risentiti o delusi, praticate
la paura anziché il perdono. E questi sentimenti
diventano gli ostacoli al nibbána. Gli ostacoli
non sono una malattia terminale, una storia
di abusi infantili, né una relazione disastrosa che
vi è capitata, non le infermità della vecchiaia, o
l'avvicinarsi della morte, né una malattia paralizzante,
non la perdita di chi amate, né l'essere
aggrediti, abbandonati, rifiutati o licenziati.

Nessuna di queste condizioni è un ostacolo alla
libertà dal dolore. Lo è, invece, il residuo di
oscurità, di ostilità, di insoddisfazione e negativit
à presente nella mente.

Quando il mio primo maestro spirituale in
India venne ferito a morte da uno dei suoi devoti
impazzito, non era preoccupato per se stesso,
ma si informava del benessere dell'uomo, sapendo
che sarebbe dovuto andare in carcere per la
sua azione. Questa è la perfetta generosità, dare
o perdonare l'altro incondizionatamente,
perdonare la vita e trascendere lo stato di attaccamento
al mondo e alle condizioni mondane.

In tale stato si è appagati, in pace, grati per le
situazioni della vita, anche se a livello convenzionale
appaiono tragiche.
Ma dovete iniziare da dove siete, permettendovi
di sentire la difficoltà della vostra situazio-
ne. Fare pace con noi stessi così come siamo, è
in se stesso un atto di generosità e di onestà. È
un dono puro. E voi siete sia chi dà sia chi riceve
il dono.

Ma non è solo per voi. Quando infine
ricevete il dono del non-sé, diventa un regalo
per tutti quelli che vi stanno attorno.
Praticando con queste qualità di generosità
e bontà nel cuore, lasciate andare quel che vi era
insopportabile e quel che avete giudicato, ciò
contro cui vi siete difesi e avete opposto resistenza.
Tutto questo conduce a una maturazione
delle facoltà spirituali, il puro ascolto, la pura
attenzione nel momento, l'offrire se stessi sempre
più pienamente al silenzio della mente. Vi
impegnate ad addestrare la mente inquieta, la
mente desiderante, la mente stanca, arrabbiata, o
confusa ad acquietarsi e a vedere con chiarezza,
a vedere le cose come veramente sono e non
come pensate che siano.

Non siete più catturati nelle energie della
paura, della fantasia, dell'ossessione, dell'ansia e
dei detriti emotivi. Non credete più che quel che
sembra reale sia reale, che il mondo con le sue
fugaci visioni, suoni, esperienze sia permanente,
che quel che è falso sia vero. Quando si distoglie
dalle maree della distrazione, dell'irrequietezza e
dell'aggressività, la mente non può più vagare, e
inclina invece verso il suo centro, verso l'integrit
à e la bontà.

E lì, nella mente silenziosa, ben
concentrata e in pace, la presenza mentale crea
un argine, un campo energetico di protezione
intorno a voi per fermare il flusso dei fiumi mentali
dell'avidità, dell'odio e dell'illusione.

Pensate alla pietra verde Maori, pounamu.
Se non lo lucidate a fondo, non riuscite a scorgere
la radiosità del colore verde di quel sasso: va
strofinato e trattato pazientemente e a lungo.

L'opacità della superficie va erosa. È come una
patina sopra la lucente pietra verde interna,
come un rivestimento protettivo. Allo stesso
modo, addestrando la mente, ogni volta che
attuate un momento di rettitudine, un momento
di bontà, di generosità di attenzione e di benevolenza
verso voi stessi, sbucciate strati di illusione,
concentrando la luce della consapevolezza
negli angoli più bui del vostro cuore, e rivelando
la verità del vostro essere interiore, della vostra
natura di Buddha. Questo è quel che i Maori
chiamano lucidare la pietra verde o "crescere dall'
interno".

Inoltre, coltivando stati mentali positivi,
come le sublimi dimore della gentilezza amorevole,
della compassione, della gioia empatica e
dell'equanimità, rinforzate e stabilizzate la pura
consapevolezza. Questa protezione interna è un
risultato della moralità. Non è l'ordinaria fioritura
della virtù dipendente da un sistema di regole
da seguire, nasce piuttosto dalla naturale comprensione
della connessione tra bontà e gioia
nel silenzio.

Una mente silenziosa diventa serena,
pura, saggia. È priva di paura e tollerante. E
irradia calma in ogni aspetto della vita. Il processo
di stabilizzazione dell'etica interiore, della
purezza e la calma interiori, è graduale, come
lucidare la pietra verde. Allo stesso modo, noi
pratichiamo.

Immaginate una persona che fa surf e si
tiene in equilibrio sulla tavola: è molto difficile
reggere l'equilibrio su un'onda che sta per rompersi,
ma voi praticate. Vi alzate sulla tavola da
surf e state in equilibrio. Dovete focalizzarvi,
concentrarvi e affrontare l'onda. Cercate di stare
in equilibrio nel presente e continuate a cadere
nel passato e nel futuro, ma vi rialzate ogni volta
usando tutta la vostra esperienza e il vostro
discernimento per risalire di nuovo sull'onda
delle energie della mente; e state saldi nel
mezzo.

La sfera delle cose condizionate è totalmente
seduttiva, ci promette di continuo di renderci
felici, ma non può mantenere la sua promessa.
La vera felicità arriva solo quando siete pronti a
rinunciare a lottare perché le condizioni siano
come volete voi e vi impegnate a restare saldi in
mezzo alle fiamme senza spaventarvi. Avete fiducia
che affrontando la paura, il desiderio, l'egoismo,
riuscirete a trovare il modo di por fine alla
paura, al desiderio, all'egoismo.

E dunque perseverate nel risoluto impegno
a essere pienamente nel momento presente al di
là di come sia, terrorizzante, strano, angosciante,
incompleto, disperato, doloroso. Sedete e osservate,
lucidate il momento coltivando dall'interno
la pace.

A qualunque cosa la mente vi implori di
prestare attenzione, a pensieri distratti nel passato,
nel futuro o nel presente, li lasciate andare.
Imparate a perdonare tutto quello che prima vi
sembrava imperdonabile. In questo modo,
lasciate andare qualsiasi idea di come le cose
dovrebbero essere o di chi siete. E coltivate la
gratitudine per un respiro in più, anche se sembra
un inferno.

Questo è il significato del risvegliarsi, dell'
essere consciamente vivi, un essere umano per
la prima volta. Ha inizio col calmare gli uragani
del cuore e aprirci con accettazione e coraggio a
quel che temiamo ed evitiamo. La pratica della
gratitudine è una soglia verso la liberazione.

Senza di essa, difficilmente possiamo procedere
su questo sentiero che conduce a una felicità
sempre più profonda. Ci sono molti livelli di gratitudine,
la riconoscenza per un regalo ricevuto,
per una parola gentile, per chi ci ha dato una
mano, per le benedizioni della vita o per la
buona fortuna.

C'è anche la gratitudine che
emerge da un cuore appagato, il semplice stare
con la vita così com'è. È una gratitudine non
indirizzata a una persona o a una situazione specifiche.

È l'indicazione di un generale benessere
ed equilibrio e se è autentica reggerà alla prova
dei travagli della vita.

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