DUE ERANO LE FRASI CHE PARAMAHANSAJI NON PERMETTEVA DI DIRE.
Tratto da: Il rapporto Guru-discepolo
di Mrinalini Mata
(Conferenza tenuta dal vice-presidente della Self-realization Fellowship/Yogoda Satsanga society per la Convocazione del cinquantesimo anniversario 7 luglio 1970
L'aiuto del Guru
Il Guru aiuta il discepolo per vie infinite. La più grande di tutte, forse, è questa: Egli ispira il chela con l'esemplificazione dei suoi attributi divini; Egli è la -voce parlante del Dio silenzioso*- e l'incarnazione della più alta saggezza e dell'amore più puro. Egli incarna le qualità dell'anima che riflettono Dio. Il Guru simboleggia la via e la Meta. Gesù Cristo ha detto: -Io sono la via, la verità e la vita-. (Giovanni 14,6). Il Guru è la via: come supremo esempio del sadhana che Egli dà ai suoi discepoli, Egli dà la dimostrazione delle divine leggi di Verità e insegna ad applicarle per realizzare Dio. Egli dà al chela ispirazione spirituale e vitalità per seguire il sentiero che porta alla vita eterna in Dio.
All'inizio, il discepolo può pensare che, poiché il Guru è divino, il chela non possa sperare di emularlo. Un tale discepolo, a cui Paramahansa Yogananda aveva chiesto di eseguire un compito che gli considerava al di là delle proprie capacità, protestò dicendo che non poteva farlo. La risposta di Paramahansaji fu veloce e decisa: -Io posso farlo!- -Ma, Gurudeva, lei é Yogananda, è uno con Dio-. Il discepolo si aspettava che Paramahansaji gli dicesse: -Sì, hai ragione, fai pure con comodo. Alla fine ce la farai-. Invece Gurudeva rispose: -C'è una sola differenza fra te e Yogananda. Io ho fatto lo sforzo; ora sei tu che devi farlo!-
Due erano le frasi che Paramahansaji non permetteva mai di dire al discepolo che era sotto la sua guida: -Non posso- e -Non voglio-. Egli insisteva che il discepolo fosse pronto a fare uno sforzo.
-La vita è come un fiume che scorre rapidamente- diceva spesso Paramahansaji. -Se vuoi cercare Dio, devi nuotare contro la corrente delle tendenze del mondo che trascinano la tua mente verso la limitata coscienza materiale e sensoria. Devi sforzarti di nuotare -contro corrente- ad ogni istante. Se ti rilassi, la forte corrente dell'illusione ti trascinerà via. I tuoi sforzi devono essere costanti-.
Le Scritture Vediche affermano che lo sforzo spirituale del discepolo costituisce solo il venticinque per cento delle forze spirituali richieste per riportare la sua anima a Dio. Un altro venticinque per cento viene dato dalle benedizioni del Guru; il rimanente cinquanta per cento viene concesso dalla grazia di Dio. Lo sforzo del devoto , quindi, è uguale a quello del Guru e Dio fa quanto Guru e discepolo compiono insieme. Sebbene lo sforzo del discepolo costituisca un quanto dell'intero, il discepolo deve andare avanti e fare tutto quello che deve senza aspettare di ricevere le benedizioni di Dio e del Guru. Se il devoto compie il massimo sforzo per fare la sua parte, le benedizioni del Guru e la grazia di Dio saranno automaticamente con lui.
Il Guru, inoltre, aiuta il discepolo assumendosi gran parte del suo karma. Egli può anche, su comando di Dio, assumersi una parte della massa karmica dell'umanità.
-Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita per il riscatto di molti- (Matteo 21,28) Gesù permise al proprio corpo di essere crocifisso per assumersi una parte del karma collettivo dell'umanità. Spesso noi abbiamo veduto tale potere dimostrato da Paramahansa Yogananda; a volte si manifestavano nel suo corpo i sintomi di una malattia dalla quale aveva guarito una persona. Durante la guerra in corea, mentre era in stato di samadhi, egli gridava dal dolore perché soffriva con i soldati feriti e morenti sul campo di battaglia.
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