DEFINIZIONE:
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Il primo giorno dell’anno, oggetto di universali festeggiamenti
poiché simbolo della periodica rigenerazione del tempo e, di conseguenza,
momento privilegiato che contrassegna il trapasso da una vecchia ad una nuova
fase dell’esistenza umana. Nell’antica Babilonia la festa di C. (akitu)
comprendeva una serie di celebrazioni, fra cui l’umiliazione e reintronazione
del re, e la recitazione dell’Enuma elis, il poema babilonese della creazione.
Anche nell’originaria civiltà indo-iranica grande rilievo veniva dato alla festa
di C., incentrata sull’uccisione di un dragoneda parte di un eroe divino.
Nell’antica Roma i rituali di C. erano piuttosto complessi, visto che i C. erano
ben tre: quello di gennaio, di carattere politico, coincidente con
l’insediamento dei consoli; quello di marzo, di carattere religioso, riferito ad
un anno di dieci mesi; infine il 21 aprile (dies natalis), il C. degli anni
compiuti dalla fondazione della città. Il cristianesimo solennizzò il giorno di
C. solo a partire dal VI secolo, ma come giorno di penitenza per reazione alla
licenziosità delle feste profane. Dopo l’introduzione del calendario gregoriano
(1582), il C. coincide con la festa della circoncisione. Le date prescelte per
celebrare tale rinnovamento possono essere diverse, ma in genere l’indicazione
cade intorno agli equinozi ed ai solstizi, in quanto punti cruciali nel volgersi
delle stagioni, in esplicito rapporto con il corso apparente del sole dello
zodiaco, oppure con altri rilevanti fenomeni della volta celeste: circolarità
delle fasi lunari, levata o culminazione di costellazioni o di singole stelle
particolarmente luminose, e così via. Diverse sono le modalità con cui si
salutano le ore che producono la morte e la rinascita di un ciclo annuale, ma
poiché le più antiche religioni e le tradizioni popolari di ogni tempo e paese
concordano nel vedervi il giorno che riepiloga il primo mattino del mondo, la
sua importanza originaria di festa sacra pare indubitabile. Il problema
interpretativo dei rituali e delle usanze che vi sono collegati ha peraltro
suscitato tesi difformi; a seconda dell’importanza riconosciuta al momento
profano e storicistico, ovvero alle implicazioni cosmogoniche e sovrumane che in
essi si alternano o sovrappongono. È comunque certo che il C. ha da sempre
raffigurato la fede dell’uomo nella vittoria della Luce sulle tenebre, espressa
in liturgie volte ad invocare la fertilità della donna e della terra, in grado
di fugare malattie, peccati ed influenze negative di varia natura. Il tutto
ottenuto con un’articolata presentazione del passaggio dal Caos (orge sessuali
ed alimentari) al Cosmo (purificazioni ed offerte agli antenati). In questa
prospettiva risulto logico che nella notte della vigilia dell’anno nuovo si
tenti di conoscere il futuro con svariate mantiche (come è antica consuetudine
fare in Germania, ove si osservano le forme assunte dal piombo liquefatto
allorché gettato in un recipiente colmo d’acqua), e si creda possibile
cominciare una nuova vita, come dimostrato dal perdurare dell’usanza dei buoni
propositi per l’anno nuovo, e dell’allegorico disfarsi delle brutte abitudini,
realizzato con il getto di oggetti vecchi allo scoccare della mezzanotte, l’ora
zero dell’anno nuovo.
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