DEFINIZIONE:
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Nella teologia cristiana è la più alta delle tre virtù teologali, con la
Fede (v.) e la Speranza (v.), da cui procede l’amore di Dio e del prossimo. San
Paolo ha esaltato il valore della C. rammentando che, qualunque opera buona
l’uomo compia, se non vi è la C. resta come un bronzo risonante o come un
cembalo squillante (I Corinzi 13, 1), San Tommaso (v.) dimostra che nella C. si
trovano i caratteri della vera amicizia che ci lega a Dio: "Amerai il Signore,
tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutto il tuo
spirito", cui è legato il secondo precetto: "Amerai il prossimo tuo come te
stesso" (Matteo 22, 37). Per il cristiano la C. è la partecipazione alla vita
propria di Dio che questi gli accorda: è la Grazia abituale o santificante. La
C. è pure uno dei principi essenziali del buddhismo (v.). Secondo questa
dottrina la C. è fatta di non nuocere (ahimsa), di compatire (karuna9 e di
benevolenza (maitri), e s’accompagna obbligatoriamente al "dono" (dana).
L’illustrazione più perfetta della C. secondo il buddhismo è il Bodhisattva, che
riassume queste virtù ed il cui ideale è di ritardare l’ottenimento finale del
Nirvana, per aiutare più a lungo l’umanità sofferente nella via della salvezza.
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