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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00419»

TERMINE: CATACOMBA
DEFINIZIONE:

Dal greco cata cumbz, presso le grotte, e dal tardo latino catacumba, in origine designava l’area della via Appia compresa tra l’attuale chiesa di San Sebastiano e la tomba di Cecilia Metella. È qui che è ubicato uno tra i più antichi cimiteri sotterranei cristiani di Roma, usato dal I al IV secolo d.C. e denominato ad catacumbas. Nel Medioevo tale nome venne esteso ad ogni cimitero sotterraneo in altre parti dell’Impero romano. Sono note C. sparse in tutta Italia e nel bacino del Mediterraneo. Solo a Roma ne è però possibile l’esplorazione approfondita, grazie all’elevato numero di C. rimaste. Si estendevano per oltre 100 km., con un totale di 500-750 mila tombe. Situate quasi sempre fuori dalle mura cittadine, utilizzando spesso grotte o cavità naturali, oppure cave abbandonate, le C. sono di solito costituite da un ingresso all’aperto visibile, senza caratteristiche particolari, da un atrio con panche di marmo, e da una serie di gallerie (criptae) dal tracciato irregolare che segue la conformazione del suolo, con pareti ricurve rafforzate da mattoni. In terreni pianeggianti si scende fino ad otto metri sotto il livello del suolo, per mezzo di scale da cui si dipartono varie gallerie, larghe mediamente 80-90 cm. ed alte circa 2,50 metri. Alle C. situate in terreni ondulati si accede di solito da una prima galleria più elevata, cui seguono le altre. Nel III e IV secolo l’andamento delle gallerie si fa poi più regolare e rettilineo. Lungo le pareti erano disposte le tombe (loci o loculi), a gruppi di quattro o cinque sovrapposti (pila), con il lato lungo a vista. I margini erano formati da un bordo incavato per la lastra di marmo od i mattoni, che fungevano da chiusura. Talvolta le lastre erano ricoperte da uno spesso strato di malta, su cui venivano incise iscrizioni. Un altro tipo di tomba, piuttosto raro, è quello detto ad arcosolio (v.). Ogni tanto, senza intervalli regolari, le gallerie si aprono sui cubicola, camere a pianta quadrata o rettangolare, a volta centrale e absidata, destinate alla tomba di un martire, o contenenti le tombe di qualche famiglia ricca o di qualche associazione. La copertura dei cubicoli era per lo più piana, raramente a volta, poggiante su rinforzi posti agli angoli, in mattoni, in marmo od in tufo; in essa si aprono lucernari (luminaria) per l’illuminazione. Le C. più antiche hanno anche sale per i banchetti funebri. Nei primi due secoli esistevano cimiteri all’aperto, soprattutto sulle vie Aureliana ostiense, Appia ed Ardeatina, poi vennero costruite C. sotto i mausolei di grandi famiglie, in territorio privato che veniva donato per la tomba di un martire, intorno al quale altri fedeli chiedevano di essere sepolti. Contrariamente a quanto si crede, le C, erano protette dalle leggi romane, in quanto risultavano essere tombe di associazioni o collegia di poveri, di schiavi che cercavano di evitare la sepoltura comune. Non è neanche vero che le C. servissero da rifugio ai cristiani durante le persecuzioni, cosicché ha solo valore indicativo l’espressione "chiesa delle C.", usata per designare i primi secoli della Chiesa cristiana. Dopo l’editto di Costantino (313), prevalse l’uso di seppellire i morti all’aperto, accanto alle chiese, ma le C. rimasero, ed alcune vennero addirittura ampliate. Durante l’VIII secolo le incursioni longobarde distrussero le ultime C. ancora in uso, e le altre caddero presto in totale abbandono. Le esplorazioni delle C. iniziarono nel XVI secolo, intensificandosi dal 1578 dopo la scoperta del cimitero di Priscilla.

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