DEFINIZIONE:
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Emblema tradizionale di ciò che non ha inizio né fine, formato da una
linea unica le cui estremità si ricongiungono per annullarsi l’una nell’altra.
Esso determina un limite separatore tra la superficie interna definita e quella
esterna infinita. Cedendo all’esigenza di animare una figura geometrica troppo
arida, gli alchimisti greci hanno voluto vedere nel C. un Serpente che si morde
la coda, ovvero il cosiddetto Uroboros (v.). Il motto En to pan, Uno il Tutto,
con cui accompagnavano il simbolo ofidico, esprimeva la loro fede dell’unità
globale di ciò che esiste e può essere concepito. Per le loro speculazioni essi
partivano da questa Unità, e vi ritornavano incessantemente per misurare il
valore delle cose rispetto ad essa. Non si nascondevano che questo Tutto
equivale a Niente per il sensista, che ritiene reale ciò che si constata
oggettivamente, da cui la loro considerazione riguardo alla Materia prima della
Grande Opera (v.), che gli sciocchi non vedono da nessuna parte, mentre i saggi
la intuiscono ovunque. È il Tutto-Niente o Niente-Tutto, su cui usando le parole
si può solo sragionare. Il C., rappresenta lo stato della sostanza primordiale,
impalpabile e trasparente, uniforme ed indifferenziata, rappresentata
dall’Allume degli Alchimisti, Sale filosofico per antonomasia, principe degli
altri sali, dei minerali e dei metalli, secondo la definizione tramessaci da don
Pernety (Dizionario mito-ermetico).
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