DEFINIZIONE:
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Tendenza a riconoscere l’unione dei poteri politici e
religiosi nella persona di un capo di Stato, che estende la propria competenza
al potere religioso, comprese le questioni disciplinari, spirituali, giuridiche
e teologiche. Esempi di C. si ritrovano: presso i re d’Israele, presso gli
Imperatori romani che erano anche sommi pontefici, nella politica
dell’Imperatore Costantino I (v.) definitosi protettore della fede cristiana,
nella politica di vari Imperatori bizantini, tra i quali Giustiniano (527-565)
che si consideravano isapostoli, ovvero simili agli Apostoli, ed in quella di
vari Imperatori germanici, tra cui Ottone III di Sassonia (980-1002), che sognò
di fare di Roma la residenza imperiale, e di unire la sua corona alla tiara
pontificia. Il C., fallito in seguito al Concordato di Worms del 1122 che definì
la separazione della potestà pontificia da quella imperiale, si realizzò ancora
nel XVI secolo, sia negli Stati protestanti (v. Cuius regio eius religio) che in
Inghilterra con Enrico VIII (v.), che si autoproclamò capo della nuova Chiesa
Anglicana (v.). Inoltre dal XVII secolo in poi si affermò in Francia con il
Gallicanesimo (v,), nell’Impero Austro-Ungarico con il Giuseppinismo (v.), ed in
Russia con lo Zarismo. La Chiesa contrappose al C. la dottrina della Teocrazia
(v.) e, nel 1870, il dogma dell’infallibilità (v.) del papa, proclamato nel
Concilio Vaticano I.
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