DEFINIZIONE:
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Denominazione di un movimento evangelico sorto in Germania
in opposizione alla concezione razzista della Chiesa di Roma. Costituitasi nel
1933 in seno ed in opposizione alla Chiesa Evangelica tedesca creata nello
stesso anno, riuniva in un unico organismo ecclesiastico tutto il
protestantesimo tedesco, modellato secondo il principio del Fhrer (Fhrer
Prinzip), quindi con a capo il «vescovo del Reich» Ludwig Mller. Era dominato
dal movimento dei cristiano-tedeschi, che propugnavano una sintesi tra
cristianesimo e germanesimo, ravvisando nella rivoluzione nazionalsocialista un
luogo in cui Dio si rivelava, ed in Hitler un portavoce di questa rivelazione.
Preparata dalla creazione della Lega pastorale di emergenza guidata da M.
Niemller, essa si oppose al famigerato paragrafo ariano, in virtù del quale
anche nella Chiesa, come nello Stato, dovevano essere escluse le persone di
razza od ascendenza ebraica. La C. dichiarò il razzismo dei cristiano-tedeschi
contrario alla confessione di fede, e quindi da respingersi radicalmente. Suo
vero fondatore fu Karl Barth (1886-1968), filosofo e teologo, che dal 1935 fu
costretto dal regime dittatoriale nazista di Hitler a diffondere il proprio
pensiero. Questo si rifaceva al Kierchegaard ed alle sue teorie sulla centralità
del rapporto tra Dio e gli uomini nella Bibbia e nella teologia, la quale deve
liberarsi da ogni soggettivismo e dal sentimentalismo per aderire oggettivamente
alla parola di Dio. L’argomento centrale delle considerazioni barthiane è
formulato nel Der Rmerbrief (Commento all’epistola ai Romani, del 1919), dove
viene affermata la sostanziale differenza qualitativa tra Dio e l’uomo: Dio è
pura trascendenza e l’Essere; l’uomo il negativo, il non essere. Quindi l’uomo è
negato da Dio, ed a tale negazione tenta di contrapporre, spinto dalla
concupiscenza, la sua affermazione nel mondo, ponendosi così come peccatore. In
questa situazione l’uomo non può autoredimersi. E deve allora entrare in crisi,
riconoscere cioè la propria negatività, aggiungendo al no divino il no della
propria condanna. La fede è quindi il coraggio di «credere nonostante» (credo
quia absurdum), e si pone come pura fiducia nell’azione divina. Essa non è
salvifica, perché soltanto Cristo è la fonte di ogni iniziativa e della Grazia
che supera l’incolmabile divisione tra Dio e l’uomo. Nella monumentale
Kirchliche Dogmatik (Dogmatica della Chiesa, 1932), le tesi barthiane sembrano
attenuate nel riconoscere all’uomo una maggiore positività, forse sulla spinta
della propaganda nazista, tendente ad attribuire all’uomo di pura razza ariana
(fiero del Gott mit uns, Dio con noi) un ruolo predominante nell’umanità del
tempo. Un primo manifesto teologico contro i cristiano-tedeschi fu lo scritto di
K. Barth «Esistenza teologica oggi», già del 1933. Questi fu anche il principale
estensore della Dichiarazione teologica di Barmen, adottata dal sinodo della C.
nel maggio del 1934.Con questa si stabiliva di respingere «la falsa dottrina che
la Chiesa possa, per i contenuti delle sue predicazioni, attingere oltre che
alla Bibbia anche ad altri eventi e figure», rigettando però anche «la falsa
dottrina secondo cui lo Stato possa diventare l’unica e totalitaria struttura
della vita umana». Questa Chiesa parallela, a cui collaborò intensamente anche
D. Bonhoeffer, assunse una esistenza autonoma a tutti i livelli (autogoverno,
formazione dei pastori, rappresentanza negli organismi ecumenici), ma cessò di
avere pubblica rilevanza nel 1938, sia per dissensi interni sia per la crescente
repressione poliziesca. Sopravvisse come Chiesa clandestina, a livello locale e
nei campi di concentramento, dove molti suoi pastori furono internati, tra i
quali diversi subirono il martirio, come Paul Schneider, detto il predicatore di
Buchenwald. Da notare infine che non pochi furono gli aderenti alla C. che
organizzarono attentati alla vita stessa di Adolf Hitler: essi furono tutti
condannati a morte nel luglio 1944.
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