DEFINIZIONE:
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Corporazione ecclesiastica, composta di fedeli in prevalenza
laici, canonicamente eretta e governata da un superiore competente, con lo scopo
promuovere la vita cristiana per mezzo di particolari opere di culto o di
carità. Le C. devono avere sede in una chiesa od in un oratorio pubblico, e sono
aperte a tutti i cattolici. L’origine della C. risale all’VIII secolo, in
Francia, poi al movimento dei Flagellanti o Disciplinati (sorto a Perugia nel
XII secolo, poi diffusosi in tutti i paesi) e alle varie C. fondate nelle
diverse nazioni per aiutare i più poveri fra i loro pellegrini. Sorse così la C.
di Santa Maria dei Teutonici per i Tedeschi, di San Giuliano dei Belgi, di San
Luigi dei Francesi, ecc. I membri della C., quando partecipano a funzioni sacre
o compiono gli atti inerenti il loro istituto, indossano un abito
caratteristico, talvolta munito anche di cappuccio ricoprente l’intero volto,
come la C. della Misericordia per il trasporto dei defunti, oppure portano un
distintivo ben visibile. Le C., che nel corso dei secoli avevano acquistato
grande potenza ed accumulate sostanziose ricchezze, furono soppresse dalla
Rivoluzione francese, salvo quelle di carità che però passarono sotto
l’amministrazione dello Stato. In Italia, per una legge del 1867, se le C. erano
di beneficenza i loro beni furono assorbiti dalle congregazioni di carità, se
erano di culto il loro fine poteva essere trasformato. Nei Patti Lateranensi del
1929, e secondo l’art. 29 del Concordato, è stato stabilito che le C. di culto,
non più soggette a trasformazioni, dipendono dall’autorità ecclesiastica, quelle
di beneficenza sono soggette a controlli governativi.
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