DEFINIZIONE:
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Termine creato dai teologi tedeschi nella seconda metà del XVII
secolo, per poter individuare il tentativo da parte cattolica, riuscito solo
parzialmente, di riconquistare i territori in cui si era diffusa la Riforma (v.)
protestante. La C. è ricca di risvolti teologici, disciplinari, culturali e
politici. La fioritura di nuovi ordini religiosi durante il XVI secolo ed il
travaglio interno al mondo cattolico, largamente presente anche prima della
Riforma, dimostra che la C. non fu soltanto una risposta a livello
polemico-dottrinale alle tesi riformate, ma ebbe anche un suo significato
autonomo, impegnato nel tentativo di restaurare i valori di unità, di vita
comunitaria, di prassi disciplinare e di tradizione della Chiesa di Roma. La C.
trovò i suoi più validi divulgatori nei Gesuiti (v.) della Compagnia di Gesù,
rigida assertrice dell’ortodossia tridentina emanata dal concilio di Trento
(1545-1563), nel corso del quale furono riaffermati il principio dell'unità
indissolubile della Chiesa, la supremazia del pontefice sul Concilio ed il dogma
cattolico. Vi furono anche adottati particolari strumenti di prevenzione e di
repressione, come la creazione del Sant'Uffizio (1542) e dell'Indice (1557).
Figura di massimo rilievo fu il cardinale Carlo Borromeo che, dopo aver condotto
a buon fine il Concilio, applicò con zelo le decisioni sulla riforma del culto e
del clero. Principalmente ai Gesuiti spettò l’azione di riconquista dell’Europa
mediterranea ed occidentale: Spagna, Francia, Baviera, Austria ed Italia;
protestanti rimasero Inghilterra, Olanda e Germania centro-settentrionale. La
più valida mossa cattolica fu la riconquista della Polonia. Aspetti decisamente
negativi furono l’intransigenza, gli eccessi di fasto e di lusso nella liturgia
(sfociati nel campo artistico con il Barocco), l’ipocrita copertura (per non
dare scandalo) delle gravi storture morali assai diffuse in quasi tutti gli
ambienti cattolici. Y (Storia) La prima azione controriformatrice fu promossa da
Adriano VI, per arginare e combattere la riforma di Lutero, già dilagante nei
paesi germanici. Spettò poi al Concilio di Trento di dare alla C. quella base
dogmatica e disciplinare che influenzò la vita della Chiesa cattolica nei secoli
successivi, fino ad oggi. Circa il dogma, la C. ha ristabilito i principi della
dottrina intaccati dalla Riforma, come il peccato originale, la predestinazione,
i sacramenti, il purgatorio, la venerazione dei santi, il culto della Madonna e
le indulgenze. Vietò inoltre la libera interpretazione delle Sacre Scritture,
stabilendo l’elenco del testi sacri definiti ispirati. Nel campo disciplinare la
C. si manifestò soprattutto nell’accanita e sistematica persecuzione agli
eretici, costituendo il Tribunale dell’Inquisizione (v.), che si servì poi di
tutti i mezzi repressivi dell’epoca. Contemporaneamente veniva istituita la
commissione dell’Indice dei libri proibiti, con un compito preventivo e
repressivo nei confronti della stampa. La C. ebbe anche notevoli riflessi
politici con l’esplodere delle guerre di religione, dove spesso il motivo
religioso era una semplice copertura per contrasti di potere politico e
territoriale. Queste guerre, che ebbero per campo principale la Germania,
durarono per oltre cento anni, dalla formazione della lega smalcaldica (XVI
secolo) sino alla fine del XVII (pace di Westfalia). Anche in Francia il
movimento della C. si complicò con questioni dinastiche e politiche, ed ebbe la
sua manifestazione più cruenta nella notte di s. Bartolomeo (1572), in cui la
regina Caterina de’ Medici fece uccidere oltre ventimila ugonotti (calvinisti).
In campo strettamente religioso, la C. accentuò l’ascetismo della vita
religiosa, rivalutò l’importanza del sacerdozio, organizzò in modo forte e
disciplinato i diritti della gerarchia ecclesiastica, ed affermò particolarmente
con estrema fermezza il primato papale.
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