DEFINIZIONE:
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Dall’arabo Qubt, Quft o Qift, corruzione del termine
greco Aiguptioz, popolazione egiziana nel periodo compreso tra il IV secolo e la
metà del VII secolo d.C. Y (Lingua): Risultano essere discendenti diretti degli
egiziani dell’epoca faraonica, come evidenziato dalla loro lingua, che
costituiva lo stadio finale di evoluzione dell’egizio. Loro dialetti principali
sono il sahidico (da sa id, Alto Egitto), parlato nella regione di Tebe, ed il
boharico (da al Boheirah, basso Egitto), parlato nella regione di Alessandria.
Fin dalle origini la lingua C. fu scritta con caratteri greci onciali, la
scrittura maiuscola usata nei papiri e nelle pergamene, integrati con sette
segni grafici del demotico (v.) per i suoni assenti nel greco. Tranne brevi
iscrizioni risalenti al II secolo, i primi testi C. apparvero nel III secolo, in
traduzioni dell’Antico Testamento, poi scritti eretici, gnostici e manichei, e,
più tardi, gli scritti originali dei santi Antonio e Pacomio (III-IV secolo).
Dopo la conquista islamica la lingua seguitò ad essere parlata correntemente dal
popolo fino al XIII secolo, quando fu spodestata dall’arabo, ma rimase nella
liturgia monastica. Y (Arte): Il monachesimo cristiano, che tanta importanza ha
avuto nella storia della Chiesa, ebbe inizio fra i C. d’Egitto nel 271 d.C. con
sant’Antonio, ritiratosi nel deserto a vivere in preghiera, e fu proprio attorno
ai santi eremiti che cominciarono a sorgere le prime espressioni dell’arte C. in
architettura, scultura e pittura. La cultura C. nacque tra il III ed il IV
secolo dalle posizioni antiellenistiche ed antiaristocratiche del popolo e dei
primi conventi, con l’elaborazione di temi propri di altre civiltà (greca,
romana, bizantina, persiana ed araba), trasformandoli in una forma stilistica
originale utilizzata per finalità essenzialmente decorative. Quest’arte rifugge
dall’accademismo, ed è caratterizzata dall’esasperata stilizzazione che altera
le proporzioni, giungendo così ad esprimere un’armonia che non è più delle forme
ma simbolica. L’architettura nacque e fiorì nella terra che aveva conosciuto la
splendida esperienza faraonica. Anche se le chiese ebbero pianta basilicale,
evidentemente mutuata dalla basilica romana, sorge spontaneo il parallelo con la
sala ipostila del santuario faraonico, ed ai templi dell’antico Egitto richiama
anche la struttura esterna, con mura robuste e prive di aperture, caratterizzate
dalla mancanza di membrature, ed a volte circondata da una cinta imponente. Le
chiese più antiche di cui rimane traccia mostrano piante rigidamente
rettangolari, la forma del Sancta Sanctorum trifoliato con abside centrale, a
nicchie semicircolari ed absidi laterali, senza nicchie, comunicanti con le
navate. Tra il 395 ed il 408 l’imperatore Arcadio fece erigere sulla tomba di
Santa Mena, nel deserto del Mariut presso Alessandria, un complesso basilicale a
pianta cruciforme, e quindi estranea alla concezione C. Tracce di chiese antiche
ma di incerta datazione, si possono trovare nel Cairo vecchio, nella cosiddetta
"fortezza di Babilonia". Le costruzioni del periodo di maggiore splendore sono
successive al Concilio di Calcedonia, come la basilica di Ermopoli
(el-Asmuneyn); le basiliche isolate di Deyr Abu Hennis presso Antione (Monastero
Bianco), fondata da Scenute nel 440 e circondata da un muro a scarpa come i
modelli faraonici, e di Deyr al-Ahmar (Monastero Rosso), presso Sohag, nell’Alto
Egitto; la basilica di Dendera, eretta nel recinto del tempio tolemaico dedicato
ad Hathor. Più noti e studiati sono i grandi complessi conventuali, come san
Geremia a Saqqara, di Sant’Apollo a Bawit, di san Simeone presso Asswan, di san
Pacomio presso Ahmim, ecc. Dopo la conquista musulmana dell’Egitto furono
edificate molte chiese, come quella di Abu Girge (Mari Ghiorgis, san Giorgio),
di al-Mò allaqa (la Sospesa), di santa Barbara nella fortezza di Babilonia, di
el-‘Adra (della Vergine) al Cairo. Le coperture sono a cupola, una sola od una
fila, secondo il modello bizantino già accolto dai musulmani. La decorazione
architettonica, costituita da conchiglie, archivolti, fregi e mandorle, è di
stupefacente ricchezza. Il capitello è corinzio, con grande varietà di forme, o
quello con figure umane od a canestro, ancora di ispirazione bizantina. Nelle
arti figurative i C. adottarono inizialmente temi ispirati alla mitologia
ellenica, pervenuti attraverso il filtro esoterico di Alessandria. Nel tema
religioso si afferma la Madonna che allatta il Bambino, riproponente nel
soggetto cristiano il mito di Iside e del figlioletto Horus, e di santa Mena fra
due cammelli. Più tardi i soggetti cristiani diverranno preponderanti: la croce
egizia (v. Ankh), la Vergine sul trono, l’Annunciazione e le immagini di santi
monaci. Colpisce soprattutto il diverso impiego della figura umana, trattata
come rappresentazione o solo come elemento decorativo, mentre nella pittura
catacombale e negli affreschi sepolcrali è evidente che ogni trattazione dei
temi cristiani sia influenzata dall’ellenismo orientale. I temi pagani non
spariscono completamente: la danzatrice nuda con croce e corona, i riti
dionisiaci, le nereidi e gli amorini entrano sempre più nella sfera della pura
decorazione, staccandosi dalla funzione rappresentativa. Nel VII ed VIII secolo
tornano i grandi cicli biblici, soprattutto quelli di David e Saul. La
ritrattistica intanto seguiva la traccia del tipico ritratto egizio-romano, che
aveva sostituito, dipinto su tavolette, poste sul viso della mummia ed inserite
tra le bende, la precedente maschera funeraria dell’epoca faraonica. Gli scribi
cristiani d’Egitto non diedero eccessiva importanza alla miniatura, anche se
talvolta usarono ornare i margini dei manoscritti o le lettere maiuscole con
motivi animali e vegetali eseguiti piuttosto grossolanamente. Solo verso l’VIII
secolo apparvero le prime miniature con figure dipinte o disegnate. L’arte C.
eccelle soprattutto nella decorazione di ceramiche e tessuti, spesso con
soggetti pagani, realizzata sfruttando lo stile, i colori ed i procedimenti
pittorici delle miniature. La tecnica della tessitura si perfeziona sempre più
affermando uno stile suo proprio, derivato comunque dall’elaborazione della
tessitura a nodi ereditata dalla civiltà faraonica. Y (Chiesa): Si può parlare
di chiesa C. solo dopo il Concilio di Calcedonia (451), in seguito al quale la
chiesa nazionale egiziana, cioè C., abbracciò il monofisismo (v.), rendendosi
autonoma. Sotto l’imperatore Zenone, il patriarca bizantino Acacio compose una
formula di riconciliazione (Henotikon), in base alla quale il patriarca
monofisita fu riconosciuto unico capo legittimo della chiesa d’Egitto.
Nonostante le sanguinose repressioni dell’imperatore Giustiniano (550), il
popolo rimase fedele al monofisismo fino all’invasione dei Persiani (617), e
fino alla successiva occupazione da parte degli Arabi verso la fine del VII
secolo. Salve rare eccezioni, il regime musulmano non perseguitò apertamente i
C., ma li oppresse con dure leggi fiscali che provocarono numerose apostasie.
Nel IX secolo i C. erano già diventati una minoranza, e nel XIV secolo
rappresentavano circa un decimo della popolazione. Oggi i C. sono meno di un
milione. L’organizzazione della chiesa C. è profondamente diversa da quella
delle chiese ortodosse (v.): il patriarca governa secondo un regime monarchico,
assistito da un consiglio di quattro vescovi eletti da lui stesso. Attualmente
vi sono quattordici diocesi con un migliaio di sacerdoti per seicento chiese.
Per quanto riguarda la dottrina, in quanto monofisiti i C. non riconoscono i
concili ecumenici a partire sa quello di Calcedonia, rifiutano l’autorità del
papa, hanno i sette sacramenti e celebrano la messa di san Basilio. Tra le più
caratteristiche solennità religiose, vi è la celebrazione del Ghitas, la sera
dell’immersione, fra il 18 ed il 19 gennaio, in cui tutti i fedeli si tuffano in
un bagno d’acqua benedetta o nel Nilo.
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