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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00540»

TERMINE: COPTI
DEFINIZIONE:

Dall’arabo Qubt, Quft o Qift, corruzione del termine greco Aiguptioz, popolazione egiziana nel periodo compreso tra il IV secolo e la metà del VII secolo d.C. Y (Lingua): Risultano essere discendenti diretti degli egiziani dell’epoca faraonica, come evidenziato dalla loro lingua, che costituiva lo stadio finale di evoluzione dell’egizio. Loro dialetti principali sono il sahidico (da sa id, Alto Egitto), parlato nella regione di Tebe, ed il boharico (da al Boheirah, basso Egitto), parlato nella regione di Alessandria. Fin dalle origini la lingua C. fu scritta con caratteri greci onciali, la scrittura maiuscola usata nei papiri e nelle pergamene, integrati con sette segni grafici del demotico (v.) per i suoni assenti nel greco. Tranne brevi iscrizioni risalenti al II secolo, i primi testi C. apparvero nel III secolo, in traduzioni dell’Antico Testamento, poi scritti eretici, gnostici e manichei, e, più tardi, gli scritti originali dei santi Antonio e Pacomio (III-IV secolo). Dopo la conquista islamica la lingua seguitò ad essere parlata correntemente dal popolo fino al XIII secolo, quando fu spodestata dall’arabo, ma rimase nella liturgia monastica. Y (Arte): Il monachesimo cristiano, che tanta importanza ha avuto nella storia della Chiesa, ebbe inizio fra i C. d’Egitto nel 271 d.C. con sant’Antonio, ritiratosi nel deserto a vivere in preghiera, e fu proprio attorno ai santi eremiti che cominciarono a sorgere le prime espressioni dell’arte C. in architettura, scultura e pittura. La cultura C. nacque tra il III ed il IV secolo dalle posizioni antiellenistiche ed antiaristocratiche del popolo e dei primi conventi, con l’elaborazione di temi propri di altre civiltà (greca, romana, bizantina, persiana ed araba), trasformandoli in una forma stilistica originale utilizzata per finalità essenzialmente decorative. Quest’arte rifugge dall’accademismo, ed è caratterizzata dall’esasperata stilizzazione che altera le proporzioni, giungendo così ad esprimere un’armonia che non è più delle forme ma simbolica. L’architettura nacque e fiorì nella terra che aveva conosciuto la splendida esperienza faraonica. Anche se le chiese ebbero pianta basilicale, evidentemente mutuata dalla basilica romana, sorge spontaneo il parallelo con la sala ipostila del santuario faraonico, ed ai templi dell’antico Egitto richiama anche la struttura esterna, con mura robuste e prive di aperture, caratterizzate dalla mancanza di membrature, ed a volte circondata da una cinta imponente. Le chiese più antiche di cui rimane traccia mostrano piante rigidamente rettangolari, la forma del Sancta Sanctorum trifoliato con abside centrale, a nicchie semicircolari ed absidi laterali, senza nicchie, comunicanti con le navate. Tra il 395 ed il 408 l’imperatore Arcadio fece erigere sulla tomba di Santa Mena, nel deserto del Mariut presso Alessandria, un complesso basilicale a pianta cruciforme, e quindi estranea alla concezione C. Tracce di chiese antiche ma di incerta datazione, si possono trovare nel Cairo vecchio, nella cosiddetta "fortezza di Babilonia". Le costruzioni del periodo di maggiore splendore sono successive al Concilio di Calcedonia, come la basilica di Ermopoli (el-Asmuneyn); le basiliche isolate di Deyr Abu Hennis presso Antione (Monastero Bianco), fondata da Scenute nel 440 e circondata da un muro a scarpa come i modelli faraonici, e di Deyr al-Ahmar (Monastero Rosso), presso Sohag, nell’Alto Egitto; la basilica di Dendera, eretta nel recinto del tempio tolemaico dedicato ad Hathor. Più noti e studiati sono i grandi complessi conventuali, come san Geremia a Saqqara, di Sant’Apollo a Bawit, di san Simeone presso Asswan, di san Pacomio presso Ahmim, ecc. Dopo la conquista musulmana dell’Egitto furono edificate molte chiese, come quella di Abu Girge (Mari Ghiorgis, san Giorgio), di al-Mò allaqa (la Sospesa), di santa Barbara nella fortezza di Babilonia, di el-‘Adra (della Vergine) al Cairo. Le coperture sono a cupola, una sola od una fila, secondo il modello bizantino già accolto dai musulmani. La decorazione architettonica, costituita da conchiglie, archivolti, fregi e mandorle, è di stupefacente ricchezza. Il capitello è corinzio, con grande varietà di forme, o quello con figure umane od a canestro, ancora di ispirazione bizantina. Nelle arti figurative i C. adottarono inizialmente temi ispirati alla mitologia ellenica, pervenuti attraverso il filtro esoterico di Alessandria. Nel tema religioso si afferma la Madonna che allatta il Bambino, riproponente nel soggetto cristiano il mito di Iside e del figlioletto Horus, e di santa Mena fra due cammelli. Più tardi i soggetti cristiani diverranno preponderanti: la croce egizia (v. Ankh), la Vergine sul trono, l’Annunciazione e le immagini di santi monaci. Colpisce soprattutto il diverso impiego della figura umana, trattata come rappresentazione o solo come elemento decorativo, mentre nella pittura catacombale e negli affreschi sepolcrali è evidente che ogni trattazione dei temi cristiani sia influenzata dall’ellenismo orientale. I temi pagani non spariscono completamente: la danzatrice nuda con croce e corona, i riti dionisiaci, le nereidi e gli amorini entrano sempre più nella sfera della pura decorazione, staccandosi dalla funzione rappresentativa. Nel VII ed VIII secolo tornano i grandi cicli biblici, soprattutto quelli di David e Saul. La ritrattistica intanto seguiva la traccia del tipico ritratto egizio-romano, che aveva sostituito, dipinto su tavolette, poste sul viso della mummia ed inserite tra le bende, la precedente maschera funeraria dell’epoca faraonica. Gli scribi cristiani d’Egitto non diedero eccessiva importanza alla miniatura, anche se talvolta usarono ornare i margini dei manoscritti o le lettere maiuscole con motivi animali e vegetali eseguiti piuttosto grossolanamente. Solo verso l’VIII secolo apparvero le prime miniature con figure dipinte o disegnate. L’arte C. eccelle soprattutto nella decorazione di ceramiche e tessuti, spesso con soggetti pagani, realizzata sfruttando lo stile, i colori ed i procedimenti pittorici delle miniature. La tecnica della tessitura si perfeziona sempre più affermando uno stile suo proprio, derivato comunque dall’elaborazione della tessitura a nodi ereditata dalla civiltà faraonica. Y (Chiesa): Si può parlare di chiesa C. solo dopo il Concilio di Calcedonia (451), in seguito al quale la chiesa nazionale egiziana, cioè C., abbracciò il monofisismo (v.), rendendosi autonoma. Sotto l’imperatore Zenone, il patriarca bizantino Acacio compose una formula di riconciliazione (Henotikon), in base alla quale il patriarca monofisita fu riconosciuto unico capo legittimo della chiesa d’Egitto. Nonostante le sanguinose repressioni dell’imperatore Giustiniano (550), il popolo rimase fedele al monofisismo fino all’invasione dei Persiani (617), e fino alla successiva occupazione da parte degli Arabi verso la fine del VII secolo. Salve rare eccezioni, il regime musulmano non perseguitò apertamente i C., ma li oppresse con dure leggi fiscali che provocarono numerose apostasie. Nel IX secolo i C. erano già diventati una minoranza, e nel XIV secolo rappresentavano circa un decimo della popolazione. Oggi i C. sono meno di un milione. L’organizzazione della chiesa C. è profondamente diversa da quella delle chiese ortodosse (v.): il patriarca governa secondo un regime monarchico, assistito da un consiglio di quattro vescovi eletti da lui stesso. Attualmente vi sono quattordici diocesi con un migliaio di sacerdoti per seicento chiese. Per quanto riguarda la dottrina, in quanto monofisiti i C. non riconoscono i concili ecumenici a partire sa quello di Calcedonia, rifiutano l’autorità del papa, hanno i sette sacramenti e celebrano la messa di san Basilio. Tra le più caratteristiche solennità religiose, vi è la celebrazione del Ghitas, la sera dell’immersione, fra il 18 ed il 19 gennaio, in cui tutti i fedeli si tuffano in un bagno d’acqua benedetta o nel Nilo.

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