DEFINIZIONE:
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In origine detto Alcorano, dall'arabo al Quran, derivato dall'aramaico
qeryana, lettura a voce alta, recitazione. Nome del libri sacri della religione
musulmana od islamica (v. Islam). Il C. contiene le rivelazioni dirette di Dio
(Allah) al suo profeta Maometto (v.) o per il tramite dell'arcangelo Gabriele
nel trentennio 609-632, ovvero fino alla morte. Inizialmente i testi coranici
furono scritti in dialetto coreiscita e su mezzi di fortuna, come ossa e foglie
di palma. Il C. si suddivide in 114 sure (surah, capitolo), comprendenti a loro
volta più versetti (ayah), ognuno con nomi particolari derivato dalle
caratteristiche del versetto stesso. É scritto in una prosa rimata di forma
detta allitterante. Il primo califfo Abu Bakr, su consiglio di 'Uthman I, affidò
una prima stesura del C. allo stesso segretario di Maometto, Zayd ibn Thabit. Fu
il terzo califfo, 'Othman (644-655), a far riscrivere il testo sacro a quattro
sapienti coadiuvati da Zayd. Questa redazione definitiva (650) dispone le sure
secondo il criterio esterno della lunghezza (dalla più lunga alla più corta),
con l'unica eccezione della prima (al-Fatihah). La seconda sura è di 256
versetti, la CX di 3 e la CXIV di 6. Le varianti, dovute all'assenza delle
vocali (fenomeno caratteristico anche della Bibbia), originarono numerose
versioni, a volte notevolmente diverse tra loro. Comunque sono solo due le
versioni considerate legittime: la versione cufense, diffusa in Egitto e nei
paesi limitrofi, e la versione medinese, adottata in tutto il resto del mondo
islamico. Le sure più antiche, dette meccane, sono anche le più ispirate e le
più ricche di pathos religioso. L'impressione provocata dalla lettura completa
del C. è quella di asistematicità, iterazione, conglobamento e contaminazione.
Le sure medinesi sono più lunghe e formali, a prevalente carattere ritualistico,
morale e giuridico. Il contenuto pone insieme lodi ad Allah, celebrazioni delle
bellezze del mondo creato direttamente da Dio, maledizioni contro gli infedeli,
di norma cristiani, profezie apocalittiche sul "giorno tremendo", versioni
meravigliose del paradiso, con uri, fanciulli e delizie varie, ammonizioni,
racconti biblici (spesso di dubbia genuinità), storie di profeti come Abramo,
Cristo ed altri, norme di carattere rituale, prescrizioni igieniche e perfino di
etichetta. Un'ulteriore suddivisione contenutistica distingue tra sentenze
(normative e giuridiche), storie (pseudo leggendarie), parenesi od esortazioni.
Quest'ultima è sicuramente la parte più bella e più ispirata del C. Le sure
meccane contengono immagini folgoranti e potenti, e scorci decisamente arditi,
procedendo con uno stile spesso pregno di commozione. Anche le sure medinesi
contengono brani di valore poetico, purtroppo inquinate da dispersioni polemiche
che inaridiscono ed opacizzano la prosa. Come lettura liturgica il C. si divide
in 30 sezioni uguali (guiz') di 60 parti ciascuna (hizh) che, in determinate
ore, vengono recitate salmodiando secondo modulazioni prescritte dalla tagwig.
Per i musulmani la recita completa del C. rappresenta opera altamente meritoria
(khatm). É considerato non già come scrittura redatta da Maometto ma come
"verbo" divino, ed è alla base del diritto musulmano. Secondo gli studiosi
islamici, sui 6200 versetti, soltanto 500 circa sarebbero norme giuridiche. Un
numero ulteriormente riducibile, poiché i musulmani considerano norme di diritto
anche le pratiche del culto. I versetti di contenuto squisitamente giuridico in
effetti sono circa un centinaio. La materia trattata è vastissima, comprendendo
diritto di famiglia, successioni legittime e testamentarie, regime della
schiavitù, usura, cenni sulla stesura dei contratti, compravendita, prestito,
pegno, testimonianze, diritto di guerra (comprendente la ripartizione del
bottino preso agli infedeli), situazione giuridica degli ebrei e dei cristiani,
e norme di diritto penale, con le punizioni da infliggersi per i vari reati. Il
tutto si presenta disseminato e frammentario, per cui sarebbe impossibile
ricostruire il sistema sulla sola base dei versetti coranici. Inoltre vi sono
molti versetti contraddittori, giustificati dall'asserzione che Allah può
abrogare precedenti disposizioni, sostituendole con nuove. Alla frammentarietà,
all'incompletezza come pure all'oscurità di vari versetti, ripara la sunnah,
ovvero la consuetudine di Maometto, deducibile dalle tradizioni canoniche delle
cose da lui fatte o dette. I seguaci dell'islamismo affermano che la sunnah è
l'unico commento autenticato del C. L'ortodossia islamica non ammette traduzioni
del C., un divieto confermato ancora nel 1955 nel corso di una conferenza tenuta
al Cairo. Tuttavia esiste, tra l'altro, una traduzione turca edita ad Ankara.
Varie traduzioni in lingua italiana sono comunque disponibili, anche se solo a
partire dal 1929 in poi.
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