DEFINIZIONE:
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Ornamento del capo in forma circolare di origine
antichissima, nato come intreccio di rami e poi foggiato in metallo, usato
dapprima solo nelle cerimonie di culto, ed in seguito come segno di
riconoscimento per imprese militari, civiche e sportive. Ne sono state rinvenute
sul capo di mummie faraoniche (2000 a.C., v. C. Egizia), in varie necropoli
(Crimea, Taranto); vengono citate tra gli ex-dono, come del Partenone,
rappresentate su stele funerarie, monete, ceramiche ed altari. Se ne distinguono
i tipi a seconda dell’impiego: dedicate agli dei (Grecia e Roma), fatte con
l’elemento sacro a ciascuno, come con l’olivo per Atena, le spighe per Demetra e
l’alloro per Apollo, ed in seguito imitate con metalli preziosi, spesso smaltati
(Monaco e Canosa); di destinazione funeraria, a sottili foglie d’oro
(Montefortino ad Ancona); agonistiche, di consistenza e valore variabile
secondo il tipo di premio rappresentato; imperiali, tra cui la radiata di
origini orientali, poi diffusasi a Roma; onorifiche per meriti civili (C.
civica), o militari (C. triumphalis, rostrata, castrensis, ecc). In Grecia
risulta costante la semplice e leggera forma base, ottenuta con due rami legati
ad una estremità e combacianti all’altra. In ambiente etrusco si preferì apporre
ornamenti su una struttura rigida portante, con effetto pesante, monotono ed
innaturale. Nel Medioevo la tradizionale C. di fronde, sotto l’influsso
dell’arte bizantina, venne sostituita da una forma stilizzata, costituita da un
cerchio di metallo prezioso, riccamente lavorato ed adorno di pietre preziose,
assumendo lentamente valore esclusivo di simbolo dell’autorità regale. La C. di
Teodolinda, conservata nel duomo di Monza, risale al VII secolo; qui è anche
conservata la C. ferrea (così chiamata per una sottile lamina di ferro che,
secondo la leggenda, sarebbe stata ricavata da un chiodo della Croce di Cristo,
e che la circonda internamente. Quest’ultima è servita per la cerimonia
dell’incoronazione di molti re d’Italia, da Ottone I a Napoleone ed a Ferdinando
I. Esemplari famosi di C. sono ancora quella in stile siculo-bizantino, detta di
Carlo Magno (Vienna, Schatzkammer), con cui si incoronavano gli imperatori
tedeschi; la tiara di Costanza, moglie di Federico II (Duomo di Palermo); quella
degli Asburgo, un lavoro finissimo di cesello e di gemme (1602, Schatzkammer di
Vienna), e quella di Napoleone (Louvre). In araldica la C. di principe è
sormontata da otto foglie di acanto a fioroni d’oro (cinque visibili), sostenute
da punte ed alternate da otto perle. La C. di duca è formata da otto fioroni
d’oro (cinque visibili) sostenuti da punte, La C. di marchese è cimata da
quattro fioroni d’oro (tre visibili) sostenuti da punte ed alternati da quattro
gruppi piramidali di tre perle ciascuno (due visibili). La C. di conte è cimata
da sedici perle (nove visibili). La C. di barone ha il cerchio accollato da un
filo di perle con sei giri in banda (tre visibili). La C. di visconte è cimata
da quattro grosse perle (tre visibili), oppure da due punte d’oro. Esistono
inoltre C. di provincia, di città e di comune.
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