Buon giorno! oggi è Domenica 19 Maggio 2024 ore 1 : 36 - Visite 1497968 -

BENVENUTI SUL SITO WWW.ECROS.IT
Logo di Ecros.it con scritta a fuoco
divisore giallo animato
TestataEsoterismo-510x151.jpg
MENU NAVIGAZIONE
SPAZIATORE bianco
Lineablu

SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

Lineablu
SPAZIATORE bianco

DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00554»

TERMINE: COSCIENZA SCIENTIFICA
DEFINIZIONE:

Termine indicante la presenza della mente a sé stessa. Filosoficamente si tratta del concetto che predomina in tutto il pensiero moderno, da Cartesio fino a Husserl, dove il tema della conoscenza svolge un ruolo fondamentale, ed entro questo tema la discussione riguarda principalmente le nozioni di io e di autocoscienza. Il rapporto tra C. ed autocoscienza caratterizza la filosofia moderna, nel senso in cui la presenza della mente a sé stessa implica la possibilità di riferirsi ad un centro di attività individuale come io o persona; la C. ha infatti un carattere riflesso in quanto C. di sé, ciò che la oppone ad ogni atteggiamento naturalistico, immediato ed ingenuo. In tal modo la C. è studiata filosoficamente come il distacco dalla presa diretta ed irriflessa con il mondo, come ambito insieme della costituzione del soggetto e dell’oggetto. In un altro senso peculiare, recentemente sottolineato soprattutto dalla fenomenologia, la C. è sempre coscienza di qualche cosa, cioè non si dà C. senza contenuto, e tra C. e contenuto si istituisce un rapporto particolare definito intenzionalità, il quale indica il muoversi soggettivo della C. verso i propri oggetti, senza alcuna presupposizione del carattere degli stessi. I dati immediati della C. sono perciò i vissuti nel loro complesso, o meglio la stessa C. è il flusso o la corrente dei vissuti. Nel mondo greco il tema si presenta con il "gnose te ipsum" di Socrate, e con la elaborazione che ne fa Platone, nel Carmide, nel Filebo e nel Teeteto, dove emergono il carattere riflesso della C. ed il suo riferimento ad un’attività più profonda rispetto alla sensibilità; con Plotino e l’indirizzo neoplatonico si comincia a parlare di un’attività interiore, identificata con la C., capace di un’esistenza autonoma e chiamata "vita", vita come presenza dell’anima a sé stessa. Il concetto, proprio alla speculazione orientale, passa in Agostino, il quale anticipa il tema della C. come certezza interna, definendo il "vivere" come ricordo, intellezione, volontà, pensiero e giudizio, e la C. come garanzia soprattutto morale. In seguito tutto il pensiero cristiano medievale svolge questo concetto di C. morale quale testimonianza interiore del bene e del male. Oltre a Cartesio, che fornisce il massimo sviluppo filosofico agli spunti agostiniani, nel XVI secolo ha un rilievo autonomo la riflessione di Campanella, che nella sua Metaphysica insiste sulla dottrina dell’autocoscienza come punto di partenza per la costruzione della scienza del reale: la conoscenza di sé è innata, originaria, mentre la conoscenza delle cose esterne è aggiunta o addita, per cui la prima è in grado, se disoccultata, di fondare la seconda. In Cartesio la C. originaria è il cogito, l’io penso, principio di evidenza e di ogni verità, quindi principio costitutivo della scienza rigorosa: per giungere all’evidenza del cogito occorre comunque percorrere il cammino del dubbio metodologico, che si richiama allo scetticismo e che Agostino aveva anticipato, cioè liberarsi attraverso il dubbio di tutte le false conoscenze, o meglio di tutte quelle conoscenze che non sono in grado di giustificare e fondare sé stesse. Il cammino della riduzione procede dall’esterno all’interno, e si arresta dinanzi alla trasparenza della C. nell’atto del pensare, e quindi dello stesso dubitare. La verifica viene da un atto intuitivo che ciascuno è in grado di ripetere: la C. è dunque immediata, intuitiva, non ulteriormente riducibile, evidente, e come tale è il principio di verità da cui è possibile dedurre ogni altra verità, dall’esistenza stessa dell’io (cogito ergo sum) ai criteri di chiarezza e distinzione sui quali si costruisce la scienza universale. Cartesio opera poi il passaggio dalla C. alla validità del mondo esterno attraverso l’idea di Dio, che diviene così l’effettiva garanzia della costruzione scientifica. Attraverso l’evidenza, confermata dal fatto che Dio in quanto perfetto non si può ingannare, è possibile intuire le verità matematiche e fisiche, come conoscenze innate alla mente (razionalimo), ed avere la certezza del mondo esterno (res extensa). Cartesio giunge così ad una concezione sostanzialistica ed innatistiva della C., la quale viene radicalmente criticata nel secolo successivo da tutta la corrente empiristica. Hume in particolare nega l’io personale, e con esso ogni vita interiore autonoma del soggetto, opponendosi fermamente al razionalismo della C. come principio di verità. Di conseguenza l’empirisno inglese riduce la C. ad un teatro in cui vengono a disporsi le impressioni del mondo esterno, ed in cui si formano, attraverso legami accidentali governati dall’abitudine, le idee a posteriori. Il tema cartesiano è ripreso vigorosamente da Kant, che lo risolve in senso trascendentale: in particolare Kant tenta di trasformare il sostanzialismo razionalistico in una teoria dell’esperienza che sia a posteriori, per il fatto che i fenomeni sono un materiale irrinunciabile per la conoscenza, e nello stesso tempo a priori per il fatto che il materiale fenomenico può essere conosciuto solo entro certe condizioni (forme trascendentali e categorie) poste dal soggetto stesso. Criticando l’innatismo, Kant porta a conclusione il progetto di una scienza universale fondata soggettivamente. In seguito l’idealismo vede nella C. e nell’autocoscienza dei semplici gradi della fenomenologia dello spirito, mentre il positivismo considera la filosofia della c. entro l’ambito della metafisica, ambito di cui il sapere scientifico deve liberarsi. Nel novecento troviamo invece due posizioni che forniscono sviluppi originali al tema della C., l’intuizionismo di Bergson e la fenomenologia di Husserl. Il primo torna ai dati immediati della C. ed all’intuizione come forma più perfetta di conoscenza, contro lo psicologismo positivistico degli stati coscienziali: la vita della C. si costituisce come temporalità (durata) e non è riducibile entro schemi spazializzati o comunque solidificati; come tale essa non è traducibile in idee od in una scienza positiva della C. l’esito husserliano è in certo senso opposto a quello di Bergson, nella misura in cui Husserl cerca di costituire una scienza rigorosa fondata sul cogito, e quindi recupera per intero le indicazioni di Cartesio: il metodo fenomenologico dell’epochè (epoch) ripercorre il cammini cartesiano del dubbio, badando però di non incorrere nelle assunzioni sostanzialistiche cui quelle si era esposto. Husserl non pone perciò il cogito né come sostanza né come esistenza, ma come semplice polo internazionale, attività donatrice di senso; trascendentale non è in tal modo l’ambito dell’a priori, come in Kant, ma il terreno di fondazione che si dispiega di fronte al soggetto allorché si sia liberato di tutte le incrostazioni naturalistiche, un terreno che Husserl definisce Lebenswelt (mondo della vita), ed il cui carattere si apre alla intersoggettività. Collegata tanto alla tradizione cartesiana quanto all’analisi fenomenologica, è la posizione esistenzialistica di Sartre: egli vede la C. contrapposta all’essere, cioè come attività nullificante ed irrealizzante, fonte di progetto e di libertà. Ma insieme condanna dell’uomo a restare prigioniero in una continua ricerca del positivo. L’attuale atteggiamento della scienza evidenzia ancora grosse perplessità sull’argomento. Il filosofo Colin McGinn sostiene che il problema resta insolubile, perché l’essere umano è fatto in modo da non poter capire come gli stati di C. dipendano dagli stati cerebrali. Daniel Dennett afferma invece che C. è solo il nome che la gente ignorante dà ad un tipo di interazioni elettriche e chimiche che spiegano bene come lavori il cervello, e fanno quindi svaporare la questione principale del perché lavori. Significativa la dichiarazione rilasciata da Patrick Wilken, presidente australiano dell’Association for Scientific Study od Consciousness, al termine di un lungo dibattito in una conferenza sulla C. tenutasi a Tucson, presso l’università dell’Arizona: "Cosa stiamo cercando di fare qui se non di creare un’anima? Chiaramente non siamo né pura astrazione né pura macchina. Ma è evidente che siamo entrambe le cose, o perlomeno che l’uomo sia un animale che si comporta come se lo fossimo".

SPAZIATORE bianco

Manina indica Giù Spaziatore Manina indica Giù
Spaziatore