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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00559»

TERMINE: COSTANTINO I
DEFINIZIONE:

Flavio Valerio (Flavius Valerius Costantinus, spesso indicato come Magnus, il Grande), imperatore romano (Naisso, Dacia 285-Nicomedia 337 d.C.). Figlio di Costanzo I, si distinse alla corte di Giustiniano e come ufficiale sotto Galerio, quando il padre era Cesare, e combatté poi a lungo con il medesimo in Britannia, dopo la sua nomina ad Augusto (305). La posizione di Costanzo era precaria, perché il suo collega di augustato, Galerio, cui erano fedeli i due nuovi Cesari, Severo e Massimino Daia, era il vero padrone di tutto l’impero. Quando Costanzo morì (306) le truppe della Britannia e delle Gallie acclamarono Augusto il giovanissimo C. La nomina non fu ratificata da Galerio, che però consentì a dare a C. il titolo di Cesare, mentre Augusto dell’occidente diventava regolarmente Severo. Ma la tetrarchia dioclezianea aveva dimostrato di non funzionare. A Roma i pretoriani, per non essere battuti sul tempo dalle legioni provinciali, si affrettarono a proclamare un loro candidato, Massenzio, figlio del vecchio Augusto Massimiano, che a malincuore aveva abdicato nel 305, e che si affrettò a ritornare in attività, associandosi al figlio. Ai due nuovi pretendenti finì con affiancarsi anche C. stesso, cui Massimiano conferì il titolo di Augusto insieme alla mano della figlia. Quando poi Massenzio, sventati due successivi tentativi di Severo e Galerio d’espellerlo da Roma, si liberò del padre, questi trovò protezione presso C., in Gallia, dove nel frattempo quest’ultimo s’era distinto nel difendere il confine del Reno da Franchi, Alamanni e Brutteri. Nel 308 fallì un tentativo di risolvere la questione imperiale con un accordo generale, a Carnunto; C. rifiutò di deporre il titolo d’Augusto e di ritornare Cesare. A Severo, eliminato da Massenzio, subentrava Licinio. Due anni dopo, a Marsiglia, usciva suicida dalla scena il vecchio Massimiano, dopo un ennesimo tentativo di insubordinazione. Nel 312 infine moriva Galerio, cui succedeva Massimino Daia: tra il nuovo Augusto e Massenzio si formò un’alleanza, che fu bilanciata con l’instaurazione di stretti rapporti tra C. e Licinio. Mentre Licinio affrontava Massimino in oriente, sconfiggendolo definitivamente nel 313, C. invase l’Italia, affrontò Massenzio al ponte Milvio, alle porte di Roma (v. la figura della scuola di Raffaello della visione dell’In hoc Signo vinces), e lo sconfisse; il Senato gli riconobbe prontamente il titolo di Augusto. Si inaugurava un equilibrio a due, che fu confermato nel 312 quando Licinio visitò l’Italia, si incontrò con C. a Milano, dove i due promulgarono il famoso editto che concedeva ai cristiani la piena libertà di culto, e prese in moglie Costanza, sorella di C., che però non era disposto ad accontentarsi del solo occidente. Già nel 316 scoppiò tra i due un conflitto, conclusosi con un compromesso. Nel 323 ci fu lo scontro decisivo: C. portò la guerra in Oriente, e distrusse le forze del rivale in tre grandi battaglie, ad Adrianopoli, a Crisopoli e sull’Ellesponto, restando così l’unico Augusto d’Oriente e d’Occidente. La vittoria di C. sembrò segnare solo apparentemente la crisi della riforma dioclezianea: essa in realtà, anche grazie all’eliminazione del sistema tetrarchico, fu molto rafforzata. L’impero diventava definitivamente una monarchia assoluta, governata da una gerarchia di funzionari imperiali, civili e militari, con la totale spartizione degli ultimi resti del vecchio principato augusteo. C. dedicò cure speciali al governo centrale: creò un magister officiorum, per sovrintendere a tutta l’amministrazione; un quaestor sacrii palatii, addetto all’amministrazione giudiziaria; due comites (sacrarum largitionum e rei privatae) per controllare la politica fiscale e finanziaria. Questi ed altri funzionari formavano poi il consiglio imperiale permanente (consistorium). Dal punto di vista militare, il regno di C. fu caratterizzato da un’intensa e fortunata attività contro i barbari che premevano alle frontiere: vanno registrate campagne contro i Franchi, i Sarmati, i Goti, i Daci, ecc. Per meglio controllare la frontiera strategica del Danubio, C. spostava la capitale da Roma alla nuova città da lui fondata, denominata nuova Roma, nel luogo della classica Bisanzio, nota ai posteri come Costantinopoli: Quella decisione doveva rivelarsi di estrema importanza nel processo di separazione definitiva della parte orientale da quella occidentale dell’impero. Nel 326 C. aveva fatto condannare a morte, in circostanze misteriose, il figlio maggiore Crispo, e nel 335 ripartì il governo fra i figli Costantino, Costanzo e Costante, nonché tra i nipoti Dalmazio ed Annibalino. Morì due anni dopo, di malattia, mentre si apprestava ad una guerra contro i Persiani. La storiografia medievale considerò azione più importante di tutto il regno di C. l’aver concesso la citata libertà di culto al Cristianesimo, con l’editto del 312. In realtà si trattava di un atto necessario ed improrogabile, data la diffusione di massa assunta dalla nuova religione. Già Galerio, dopo il fallimento di un’ennesima persecuzione, aveva finito per emanare editti di tolleranza. É probabile che C. avesse assunto atteggiamenti procristiani già al tempo della spedizione contro Massenzio, che era appoggiato dall’aristocrazia pagana di Roma. In seguito, dopo essersi trasferito in Oriente, comprese quanto prezioso poteva essergli l’appoggio delle Chiese per mantenere unito il suo impero, e verso di esse fu prodigo di doni e benefici. Ciò spiega la preoccupazione, che ebbe sempre, di garantire l’unità dei Cristiani, spinta al punto da convocare e presiedere il Concilio di Nicea v. (325) contro l’eresia ariana. Pur essendo nota la fede cristiana che animava la madre Elena (v.), personalmente egli non si convertì mai alla nuova fede, se non (forse) in punto di morte.

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