DEFINIZIONE:
|
Religione monoteista a carattere
universalistico, predicata nei primi decenni dell'impero romano da Gesù Cristo
di Nazareth, compendiata nei Vangeli da alcuni suoi seguaci, ovvero Marco,
Matteo, Luca e Giovanni. Nelle sue premesse programmatiche è fondata sulla pace,
sulla fratellanza fra tutti gli uomini e sulla possibilità offerta a tutti di
purificarsi e redimersi nel corso della vita terrena, in vista del perpetuarsi
di questa in una futura beatitudine celeste. Il C., religione rivelata e
dogmatica, ha caratteristiche ben diverse da tutte le altre religioni
monoteiste, in quanto pone le proprie fondamenta su un personaggio storico, che
ne fu l'iniziatore ed il divulgatore. Ma, mentre i promulgatori di altre
religioni affini, come Mosè, Zarathustra e Maometto, non aspirarono mai ad un
culto divino indirizzato a sé stessi, il fondatore del C. venne proclamato Dio
dai suoi segueci, e come tale ebbe, fin dalle origini, lo stesso culto
attribuito al Dio degli ebrei (v. Ebraismo). Secondo i Vangeli, il C. avrebbe
dovuto innestarsi nella religione monoteista d'Israele non come sovvertimento di
essa, ma come suo complemento. Gesù Cristo ed i suoi apostoli annunziarono al
mondo la necessità di un rinnovamento, costituito dall'instaurazione di un nuovo
rapporto con Dio, visto come rivelato da suo Figlio, appunto il Cristo. Tale
rinnovamento comprendeva il riscatto dell'uomo dal peccato mediante la morte e
la resurrezione di Gesù, e da una seconda nascita dell'uomo tramite la grazia,
che gli consente di entrare a far parte dellEcclesia, ovvero di una Chiesa
terrena comprendente, secondo Sant'Agostino, tutti i fedeli, e destinata ad
eternarsi al di là della morte individuale, al fianco di Gesù e dello stesso
Padre. Era essenzialmente un messaggio di tipo egualitario (al cospetto di Dio
tutti gli uomini sono uguali) ed universalistico, senza confini. Il C., nato al
massimo dello splendore della civiltà greco-romana, cinque secoli dopo Confucio
(v.) e Buddha (v.), avvia una nuova era mediterranea, innestando nella
tradizione ebraica una nuova rivelazione ed una nuova condotta spirituale. Dopo
la morte di Gesù, i suoi dodici apostoli predicarono il C. ad ebrei e pagani,
perdendo i due più importanti fra loro, Pietro, primo successore di Cristo,
ovvero primo pontefice (Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia
Chiesa), e poi Paolo, entrambi martirizzati a Roma sotto l'impero di Nerone (67
d.C.), ove fu presto considerata religione blasfema e pericolosa per le
istituzioni imperiali. Le prime eresie (manicheismo, pelagianesimo ed
arianesimo), pur combattute ed anatemizzate nei Concili, provocarono dolorose
fratture, talvolta anche con conseguenze politiche. Nel 312, con l'editto di
Costantino, il C. venne elevato ad unica religione dell'impero romano, mentre
nel 393, per effetto delle deliberazioni del Concilio di Nicea, divenne
addirittura illegale per ogni "civis romanus" il non essere cristiano. Con le
invasioni barbariche, e la conseguente fine dell'impero romano d'occidente, il
C. assunse il ruolo di mediatore tra vincitori e vinti, riuscendo a convertire a
quello che era ormai diventato il "Cattolicesimo Apostolico Romano", Goti,
Franchi, Svevi, Vandali, Visigoti, Longobardi, Anglosassoni ed Alemanni, cui
seguirono praticamente tutti i rimanenti popoli europei, fino ai confini
dell'impero cinese. Con il "Sacro romano Impero", nato dall'intesa tra Carlo
Magno ed il Papa, si attuò un governo basato sui principi cristiani, che implicò
una pesante mondanizzazione della cristianità, a totale scapito dei valori
spirituali. Il distacco dalla Chiesa greca (900) ed il sorgere di nuove eresie
(iconoclasti, valdesi ed albigesi), non riuscirono a frenare la crescita
cristiana, sempre più affermata quale massima religione medievale, avendo
trovato in giganti come San Tommaso d'Aquino una sistemazione filosofica
definitiva, e nel Papato un validissimo antagonista del potere temporale,
un'autorità non minata neppure nel settantennio (1400) che vide contrapposti
papi ed antipapi. Con la scoperta dell'America (1492) e lo sviluppo delle
missioni di evangelizzazione, la sua diffusione venne ad interessare il mondo
intero, trovando difficoltà soltanto in Asia, dove l'esclusiva della Verità,
pretesa dal cattolicesimo romano, si scontrò con la ferma e decisa opposizione
dell'islamismo (v.), del brahmanesimo (v.) e del confucianesimo (v.). Dal XVI
secolo, dopo la grande riforma di Lutero, Zwingli e Calvino, e la fondazione
della chiesa anglicana (Concilio di Trento), vasti territori cristiani si
sottrassero all'influenza cattolica, creando chiese separate, tuttora alquanto
floride, che recenti concili ecumenici (Concilio Vaticano II) hanno solo
marginalmente riavvicinato tra loro. Circa un terzo della popolazione mondiale è
oggi considerata seguace della Chiesa di Cristo (oltre un miliardo), di cui 580
milioni sono cattolici, 260 milioni protestanti di diverse obbedienze, 170
milioni cattolici orientali greco-ortodossi, e 60 milioni di diverse sette e
confessioni. Il C. è convenzionalmente definito il "sentiero dell'Amore", in
quanto Dio stesso è Amore. Alla tesi protestante della "Fede sola", il C.
contrappone quella programmata della "Fede ed i Sacramenti", nonché "la Fede e
le Opere", prevedendo, subito dopo la morte, un giudizio particolare
riguardante, a differenza del giudizio universale, soltanto ogni singolo
individuo. La sentenza, di applicazione immediata ed immutabile, si materializza
nell'Inferno, luogo di pena eterna con l'assenza di Dio, nel Purgatorio, luogo
intermedio di purificazione, che rende degni di accedere poi al Paradiso, la
dimensione superiore ove impera uno stato di completa beatitudine, nella
luminosa visione di Dio. Simbolo del C. è la croce, in onore del Cristo
crocifisso per la redenzione dell'uomo. Questo segno è anche simbolo universale
e cosmico, considerato fin dai tempi di Pitagora il simbolo dell'Uomo, poiché
comprendente la sua duplice natura e quella del Creato in cui opera. É quindi il
simbolo di ogni religione che definisca la dottrina del rapporto tra la Materia
(orizzontale) e lo Spirito (verticale), ovvero tra il basso e l'Alto, tra il
Creato ed il Creatore, tra l'uomo e Dio. Un rapporto quindi di interdipendenza
tra il microcosmo ed il macrocosmo, tra il perfettibile ed il Perfetto, tra
l'involuto e l'evoluto, con influenze che sono reciproche ed eterne, come lo
Spirito e l'Onnipotente, Onnisciente ed Onnipresente, che l'ha generato.
|