DEFINIZIONE:
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L’analisi del termine implica la distinzione preliminare del segno
aritmetico della moltiplicazione (x) da quello dell’addizione (+). Fatta
astrazione da tali funzioni convenzionali, ovviamente estranee al simbolismo
alchemico, la C. detta di Sant’Andrea (x) simboleggia l’incontro di due fattori
similari ma opposti nella loro azione, essendo l’uno inclinato a destra e
l’altro verso sinistra. Nella tradizione ermetica è comunque di capitale
importanza la C. diritta. Il braccio orizzontale è passivo, come l’uomo
dormiente disteso al suolo, e rappresenta la materia, mentre il braccio
verticale è attivo, simile all’uomo in piedi, sveglio e cosciente, identificando
lo Spirito che collega il basso con l’Alto, l’uomo con Dio. L’attivo che
attraversa il passivo suggerisce l’idea di fecondazione, e proprio all’unione
dei sessi si ricollega filosoficamente la C., beninteso a patto di sublimare ed
ampliare la volgare nozione di accoppiamento. L’idea, penetrando
nell’intelligenza ricettiva, la feconda. Dio si unisce alla Natura per generare
ciò che è. La nostra energia sposa il nostro organismo, perché questo agisca. É
l’applicazione che dà valore ad ogni forza: questo indica la C., segno di azione
e di lavoro effettivo. La C. è un simbolo d’origine precristiana, manifestatosi
in numerose varianti. L’Ankh (v.), la C. ansata degli antichi Egizi,
simboleggiante la vita; la Swastica (v.), simbolo solare soprattutto dell’antica
India, tristemente riesumata dal nazismo; la contorta C. del dio Quetzalcoatl,
presso la civiltà precolombiana dei Maya; la C. a forma di Tau, molto diffusa
nell’antichità fenicia e greca, e con cui più tardi i Druidi celtici
rappresentavano il dio Hu, poi adottata da San Francesco (v.). L’origine del
simbolo della C. è probabilmente duplice: da una parte nella protoforma del tau,
essa poté derivare dalla stilizzazione delle corna del toro o dell’ariete, gli
animali simbolo della forza riproduttrice; dall’altra dovette incorporare
valenze astronomiche e naturalistiche diverse, dalla C. equinoziale al diagramma
cruciforme della Qabbalah (v.), che rappresenta l’uomo. Il cristianesimo infine
le conferì la dignità di immagine della salvezza. Nella sua Psicologia del
transfert, il Jung scrive: «Chiunque percorra la strada che porta alla totalità,
non può sfuggire a quella caratteristica sospensione che è rappresentata dalla
crocifissione. Egli finirà per imbattersi senza fallo in ciò che gli taglia la
strada, che lo incrocia; in primo luogo in ciò che non vorrebbe essere (ombra),
in secondo luogo in ciò che non lui, ma l’altro è, ed in terzo luogo in ciò che
costituisce il suo non-Io psichico, cioè dell’inconscio collettivo». Sul piano
metafisico il simbolo della C. è stato illuminato dal Guenon, il quale sostiene:
«La realizzazione dell’Uomo Universale viene simboleggiata dalle dottrine
tradizionali sempre con lo stesso segno, direttamente derivato dalla Tradizione
Primordiale, il segno della C.». Esso rappresenta perfettamente il modo in cui
viene raggiunta tale realizzazione, mediante la comunione della totalità degli
stati dell’essere, ordinati gerarchicamente in armonia ed in conformità,
nell’espansione integrale secondo i due sensi dell’ampiezza e dell’esaltazione.
Infatti si può considerare che questa duplice espansione dell’essere si effettui
orizzontalmente, cioè ad un determinato livello esistenziale (evolutivo), e
verticalmente, ovvero nella sovrapposizione gerarchica di tutti i livelli. Il
senso orizzontale rappresenta quindi l’ampiezza, cioè l’estensione
dell’individualità assunta come base della realizzazione, estensione consistente
nello sviluppo indefinito di un insieme di possibilità soggette a condizioni
particolari di manifestazione. Il senso verticale rappresenta la gerarchia, pure
indefinita, degli stati multipli, ognuno dei quali rappresenta un insieme di
possibilità corrispondente ad uno dei tanti mondi o gradi compresi nella sintesi
totale dell’Uomo Universale. Importante è capire che l’effettiva realizzazione
della totalità dell’essere, che è al di là di qualsiasi condizione, è
precisamente ciò che la dottrina indù chiama Moksha (liberazione) e che
l’esoterismo definisce «identità suprema». Vale infine la pena di considerare
che il simbolo della C. a quattro braccia, caratteristico della cristianità, sia
ben diverso dalla C. del Golgota, notoriamente a tre sole braccia, come una Tau.
Esso è invece un antico segno geroglifico egizio, che significa salvatore. Tale
segno veniva tradotto nell’ebraico Giosué, ovvero nel greco Gesù. Quindi la
croce, che per la religione cristiana sarebbe simbolo di Gesù, andrebbe invece
considerata come il suo stesso nome.
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