DEFINIZIONE:
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Secondo la mitologia, era figlio di Amintore, e fu considerato maestro
d'eloquenza ed esperto nell'arte militare. Con il centauro Chirone fu educatore
del giovane Ercole. La leggenda gli attribuisce una vita molto avventurosa. Da
giovane aveva addirittura sottratto l'amante al padre, da cui aveva dovuto
fuggire, trovando rifugio presso Peleo, che gli affidò l'educazione di Achille.
Un altro F. sarebbe stato fratello di Europa, rapita da Giove, al quale il padre
Agenore impose di partire alla ricerca della sorella. Ma F., cosciente che non
l'avrebbe mai rintracciata, si fermò in una regione che prese poi il suo nome,
la Fenicia. Il nome di F. è comunque comunemente attribuito ad un uccello
favoloso, sul quale Dante si sofferma nel XXIV canto dell'Inferno: " ... per li
gran savi si confessa / Che la F. muore e poi rinasce / Quando al cinquantesimo
anno appressa. / Erba né biada, in sua vita, non pasce, / Ma sol d'incenso
lagrime ed amòmo, / E nardo e mirra son l'ultima fasce". Dante aveva attinto
alla leggenda di Erodoto, di Plinio, di Seneca e di Ovidio, di cui riporta le
parole riferite al cibo di cui si nutrirebbe "l'araba Fenice". La sua leggenda è
riassunta dalla proverbiale frase popolare che recita. "Che ci sia ognun lo
dice, ove sia nessun lo sa".
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