DEFINIZIONE:
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Uno dei metalli considerato volgare presso alcune civiltà, sacro presso
altre che lo credevano caduto dal cielo. La sua corrispondenza planetaria è in
Marte. Nella costruzione del Tempio di Salomone ne venne proibito l’impiego (I
Re 1, 6-7). Gli storici attribuiscono il primo impiego del F., come arma, ai
Babilonesi, e subito dopo agli Ittiti, dai quali gli antichi Egizi apprezzarono
l’estrema efficacia, adottandolo sotto il regno di Ramesse II (v.). Secondo
Esiodo, la razza del F. (quinta) sarà costituita da uomini consumati dalle
fatiche e dalle sofferenze, vi regnerà l’ingiustizia e vi saranno rispettati i
violenti ed i sanguinari. Invece, secondo un mito indiano (v. Il Mito
dell’Alchimia, di M. Eliade, Ediz. Avanzini & Torraca, 1968), gli Asur sarebbero
stati i primi a fondere il F., ma il fumo delle fornaci disturbò l’Essere
Supremo che inviò degli uccelli messaggeri per ingiungere loro di cessare quei
lavori. Gli Asur risposero che avrebbero continuato a lavorare i metalli, ed
aggredirono i messaggeri mutilandoli. L’Essere Supremo, adirato, scese sulla
terra in incognito e, dopo averli convinti ad entrare nelle fornaci, li bruciò.
Le loro vedove divennero poi gli spiriti della Natura. Il filosofo Bacone
riferisce (Sylva Sylvarum) che un antico scrittore parlò di una specie di F. che
si trova nell’isola di Cipro: questo, allorché sminuzzato, interrato ed
innaffiato abbondantemente, vegeta al punto che ogni pezzo si ingrandisce, come
un vegetale.
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