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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «00979»

TERMINE: GUENON RENÉ
DEFINIZIONE:

Pensatore e scrittore francese (1886-1951), nato a Blois, compì i primi studi nella sua città natale pressi il collegio Augustin Thierry. Nel 1904 si iscrisse alla facoltà di ingegneria di Parigi, ma due anni dopo abbandonò l’università per seguire i corsi della Scuola di Scienze Ermetiche diretta da Papus (v.). Accolto nell’Ordine Martinista, partecipò come segretario al Congresso spiritualista e massonico del 1909. Il sodalizio con Papus dura poco, poiché G. lo stesso anno entra a far parte della Chiesa gnostica, e fonda la rivista "La Gnose", in cui pubblica studi di altissimo livello, condotti rigorosamente sotto l’impegno di "fondarsi unicamente alla tradizione ortodossa contenuta nei libri sacri di tutti i popoli". Nel 1911 si stacca dalla Chiesa gnostica e, con lo stesso impegno col quale aveva studiato l’esoterismo cristiano, si accosta alla conoscenza della cultura vedica indiana, del taoismo e del buddismo cinese. N4el 1912 si sposa e, sotto la guida del pittore svedese Gustav Agueli, si orienta verso il Sufismo (v.). Dal 1915 al 1919 insegna filosofia al collegio di Saint-Germain-en Lave ed a Sétif, in Algeria. Rientrato a Parigi, nel 1921 pubblica due libri, in saggio sulla cultura orientale intitolato "Introduction générale des doctrines hindoes", ed uno scritto polemico contro le sette teosofiche, con il titolo "Le Theosophisme, histoire d’une pseudo-religion". Nel 1923 G., nella voluminosa opera "L’Erreur spirite", si scaglia contro lo Spiritismo, accusandolo di "sconvolgere e devastare irrimediabilmente una folla di sventurati". Tra il 1924 ed il 1929 vedono la luce alcuni scritti in cui G., precisando i fondamenti della sua dottrina, dimostra di essersi avventurato negli anfratti più remoti della Tradizione, e di aver spinto la sua intuizione intellettiva oltre i limiti ordinari. Meritano particolare rilievo: "Orient et Occident", "Esotèrisme de Dante", "La Crise du monde moderne"; in quest’ultima opera G. sostiene che il mondo è entrato nella quarta età, il "Kaili-Yuga" degli induisti, l’età oscura in cui le verità restano sempre più velate ed inaccessibili. Solo il ricorso alla Tradizione permetterà di uscire dal caos sociale cui ha dato luogo il conflitto fra Oriente ed Occidente, fra contemplazione ed azione, e che il "sapere ignorante" della scienza profana ha reso irreversibile, con la rinuncia ad ogni "principio che potrebbe assicurarle una funzione legittima, per quanto umile, fra i diversi gradi della conoscenza integrale". Nel 1928 G. è profondamente turbato dalla morte della moglie, sua grande ispiratrice e collaboratrice, ma non si scoraggia, e prosegue indomito per la sua strada. Nel 1929 è l’animatore più impegnato della rivista esoterica "La Voile d’Isis", e scrive "Autorité spirituelle e pouvoir temporel". Il 5 marzo 1930 parte per l’Egitto, alla ricerca di testi per i suoi studi sul Sufismo. Si stabilisce al Cairo, e chiede di essere naturalizzato egiziano. Decide quindi di adottare l’islam, e diventa lo sheikh Abdel-Wahed Yahia. Egli non considera questo passaggio una conversione, ma un "ricongiungimento iniziatico" con la religione che più corrisponde al suo ideale esoterico. Più tardi, ricordando questa sua scelta, egli scrive: "In questa scelta non vi è alcun giudizio di valore che attribuisca la superiorità di una particolare tradizione rispetto ad un’altra, ma unicamente il riconoscimento di una sintonia spirituale" (Initiation er réalisation spirituelle). Nel luglio del 1934 G. si risposa con la figlia maggiore di Mohannad Ibraim, e trasferisce la sua abitazione nel sobborgo di Doki, in via Nawal. Dal nuovo matrimonio nascono due figlie, Khadija e Lella, e due figli, Ahmed ed Abdel-Wahed. La morte lo raggiunge al Cairo nel 1951, mentre pronuncia il nome di Allah. Venne sepolto nel cimitero di Darassa, con il corpo avvolto in un lenzuolo di lino e con il viso rivolto verso la Mecca. Negli anni immediatamente successivi alla "conversione" vedono la luce "Le Symbolisme de la Croix" (131) e "Les États multiples de l’Etre" (1932). In quest’ultimo scritto G. espone la sua metafisica, i cui assi portanti sono rappresentati dalla teoria "degli stati multipli dell’essere" e dal concetto di "possibilità universale". Tra le opere composte nell’ultimo periodo della sua vita, risultano di notevole importanza due scritti del 1946: "Apercus sur l’initiation", (la cui traduzione italiana fu pubblicata a Milano nel 1949 dai fratelli Bocca sotto il titolo "Considerazioni sulla vita iniziatica" e "La Grande Triade", che si può considerare la felice conclusione della parabola del suo pensiero. Completano la sua bibliografia alcuni scritti pubblicati postumi, tra cui meritano una certa attenzione: "Symboles fondamentauz de la science sacrée", "La Pseudo-initiation" e "La confusion du psichique et du spirituel". G., grande maestro di iniziazione ed insuperabile interprete della Dottrina Segreta, non ha voluto avere discepoli, né ha mai preteso di far da modello ai lettori delle sue opere. Ad un critico italiano che nel 1950 gli rimproverava di chiudersi troppo sul piano oggettivo e personale, senza mezzi termini rispondeva: "Non abbiamo mai inteso, in nessuna delle nostre opere, rivelare neppure un frammento della nostra esperienza interiore che non riguarda e non deve interessare nessuno, in quanto ogni esperienza interiore è, per sua stessa natura, assolutamente incomunicabile".Gli studiosi hanno definito G. "Il grande teorico della vita contemplativa", muovendo dalla premessa che non è possibile precisare o concettualizzare l’oggetto della contemplazione, giacché ognuno contempla ciò che la sua mente è in grado di percepire. G. afferma che il contemplativo, contrariamente a quanto si possa pensare, esprime nello stato di contemplazione la forma più elevata della sua attività mentale. Scrisse il G. che "La contemplazione è la forma più alta dell’attività, sostanzialmente molto più attiva di ogni gesto che rientra nell’ambito dell’attività esteriore". Quanto all’intensità dell’atto contemplativo, egli distingue la contemplazione diretta dalla contemplazione per riflesso, considerando la prima più specificamente mistica, la seconda più propriamente iniziatica. "Esattamente come si può guardare il sole direttamente od osservarne la luce riflessa nell’acqua, si possono contemplare le realtà spirituali in assoluto, in quanto tali, od osservare il loro riflesso nell’interiorità specifica individuale" ("Initiation et réalisation spirituelle") (da I Misteri Esoterici, di Giuseppe Gangi, Ediz. Mediterranee, 1986).

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