DEFINIZIONE:
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Detta anche Pietra dei Filosofi, secondo la dottrina
alchimistica rappresenta la sostanza catalizzatrice o mediatrice in grado di
consentire la trasformazione in oro di qualsiasi metallo, del piombo in
particolare. La P. sarebbe inoltre il principio di tutte le materie, ed il
dissolvente universale. La ricerca della P. è lo scopo essenziale
dell’Alchimia(v.). Per produrla occorre la disponibilità del grande "Agente
universale", noto come "Luce astrale", l’unico in grado di fornire la Pietra
filosofale, ovvero l’Elisir di vita. È quanto la filosofia alchemica definisce
"Azoto", l’Anima del mondo, il grande Magnes o la Vergine celeste. Il principio
fondamentale della dottrina alchemica costituisce la "Grande Opera" (v.).
Racchiude un insieme di operazioni richieste per il conseguimento della
conquista, praticamente parallela, sia del dominio incontrastato ed illimitato
sulla materia che di una totale libertà della coscienza. Attraverso le
operazioni fisiche di trasmutazione, l’alchimista può essere posto nella
condizione di vedere le varie manifestazioni delle leggi universali, e
progredire così lungo il cammino verso la trasmutazione della propria coscienza
che, consentendo l’evoluzione dello spirito, porta alla conquista del dominio
sulla materia. Traguardo finale di questo processo di mutazione è rappresentato
dalla produzione della P, l’elemento catalizzatore capace di pilotare la
trasmutazione dei metalli vili in oro, e la conquista dell’immortalità
alchemica, rappresentata dalla definitiva liberazione dalle schiavitù
dell’invecchiamento e della morte. Partendo da tale concezione, era semplice
arrivare all’idea della trasmutazione. Dal momento che tutti i metalli sarebbero
formati da elementi assolutamente identici ma in proporzioni diverse, appariva
logico pensare che tali proporzioni potessero essere variate dall’azione di un
agente catalizzatore: appunto la Pietra filosofale. Da ciò gli alchimisti
ricavavano la certezza dell’esistenza in natura di una materia prima unica,
ritenendo che minerali e metalli si formassero in modo analogo alla formazione
del feto nella matrice degli esseri animati. Conseguentemente doveva esistere un
seme dei metalli, come esisteva un seme nei mondi animati e vegetale. Uno degli
scopi dell’Arte ermetica consisteva nella scoperta di tale seme, che nel
linguaggio alchemico era spesso definito sperma minerale. Sia comunque chiaro
che ai veri alchimisti non interessava affatto trasmutare i metalli in oro al
fine di arricchirsi: solo il Flamel (v.) pare che, dopo aver scoperto la P.,
avesse acquistato un gran numero di proprietà immobiliari ubicate nel centro di
Parigi. Al vero alchimista occorreva realizzare una trasmutazione onde
assicurarsi della qualità dell’eventuale P. scoperta. Loro scopo, ottenuta la
trasmutazione, era tramutare sé stessi con l’ingestione biennale di una sostanza
omeopatica di Pietra filosofale, onde eliminare le tossine del corpo ed i
batteri patogeni. L’adepto perdeva i capelli, le unghie ed i denti, che subito
rispuntavano più forti e vigorosi di prima. Non aveva più bisogno di urinare ed
evacuare, mentre diventava superflua l’alimentazione. Non mangiava più che per
suo esclusivo piacere, non essendo più soggetto alle necessità dell’uomo
normale. Infine l’effetto della P. non influenzava soltanto il corpo, ma
rigenerava e fortificava le facoltà intellettive e spirituali, portando alla
vera e piena conoscenza. Solo quanti fossero stati realmente in condizione di
finalmente trasformarsi, o meglio trasmutarsi "da pietre morte in Pietre
filosofali viventi", acquisivano la possibilità di accesso ai segreti dell’Arte,
quindi anche di correttamente interpretare i moltissimi segni, scenari
complicati ed emblemi allegorici che fanno parte della dottrina e del pensiero
alchemico.
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