DEFINIZIONE:
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Filosofo austriaco (1861-1925) di origine croata, ammiratore e
studioso di Goethe, collaborò alla pubblicazione delle sue opere (1883-97),
dedicandosi soprattutto all’analisi dei suoi scritti naturalistici e filosofici,
sviluppandone i motivi di fondo. Nel 1902 si iscrisse alla Società teosofica
(v.) di cui diventò presto autorevole rappresentante. Ma della teosofia S. non
gradiva dottrinalmente l’insensibilità al ruolo della figura di Cristo
nell’evoluzione cosmica, e l’investitura messianica conferita a Jiddu
Krishnamurti, mentre sul piano operativo diffidava della compiacenza dei teosofi
nei confronti dello spiritismo allora in voga. Pertanto abbandonava la Società
Teosofica per fondare la sua Società Antroposofica (1913), creata allo scopo di
indagare sulle possibilità di affinamento delle attitudini psichiche dell’uomo,
attraverso esercizi spirituali che permettessero la diretta percezione del
divino presente nella realtà. Elaborò pertanto una dottrina sull’origine e sullo
scopo della vita umana, in cui confluivano idee della reincarnazione, della
centralità della venuta di cristo come evento cosmico che segna un netto
distacco nell’evoluzione, dell’esistenza di entità spirituali e creatrici
intermedie tra l’uomo e Dio, del quale però parla pochissimo. Studiò le tecniche
che avrebbero permesso all’uomo di entrare nella visione diretta delle
dimensioni sovrasensibili, indicando particolari retroscena della musica e delle
arti visive. Si interessò perfino di agricoltura, caldeggiando il metodo
biodinamico, oggi in gran voga, fondato sul rifiuto dei concimi chimici e sul
rispetto di ritmi e cicli naturali. S. fondò a Dornach (Basilea) una Libera
Università di Scienze dello Spirito, tuttora operativa e sostenuta da
ricercatori seri ed accademicamente qualificati, anche se nel complesso la
cultura contemporanea snobba o deride l’antroposofia come un sottoprodotto
fantastico od una moda occultistica. In realtà nel pensiero di S. abbondano
aspetti che suscitano nello studioso perplessità: si tratta di incrinature, tesi
non verificabili o storicamente inesatte, con una cosmologia che può sembrare
neo-mitica. La sterminata opera di conferenziere del «visionario austriaco»,
presenta effettivamente varie lacune, aspetti magmatici, sovrapposizioni,
reiterazioni ed elucubrazioni fantasmatiche. Resta comunque indiscutibile
l’impulso offerto da S. ad una lettura parallela del reale, nella migliore
tradizione analogica, nonché il suo tentativo di riproporre tematiche gnostiche
entro coordinate di pensiero e di linguaggio adottate fin dall’epoca
post-illuministica. S., al contrario di Goethe, non ha mai fatto parte della
Massoneria, anche se ne adottò l’impianto rituale degli Alti Gradi; a questo
contribuì certamente l’insegnamento avuto dal suo parroco già in età giovanile,
nella cittadina di Neudorfl, che dal pulpito era uso tuonare: «Cari fratelli
cristiani, ricordatevi bene che è nemico della verità, come per esempio un
frammassone ed un ebreo». Occorre invece evidenziare che molti suoi discepoli,
come lo Zeylmans e soprattutto Albert Steffen, non esitarono ad aderire
all’Istituzione massonica. Le opere principali edite da S. furono: Einleitung zu
den naturwissenschaflichen Scriften Goethes (1883-97); Theosophie (1904); Die
Geheimwissenschaft im Umriss (1910); Anthroposophie (1924); Das
Initiatenbewusstsein (1927).
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