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SEZIONE: « DIZIONARIO ESOTERICO »

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DIZIONARIO ESOTERICO SCHEDA N. «02100»

TERMINE: TRADIZIONE
DEFINIZIONE:

Termine che indica la trasmissione vivente dell’eredità tecnica o culturale di un popolo, di generazione in generazione. In filosofia il valore della T., riferita al dominio filosofico od a quello teologico, è affermato fin dai tempi più antichi. Da Aristotele a Plotino ed oltre, la T., spoglia di ogni elemento mitologico, costituisce il fondamento della verità filosofica, al punto che dottrine moderne vengono spesso legittimate con il crisma della T. mediante documenti apocrifi. Nell’ambito della teologia cattolica, l’idea di T. è legata a quella della rivelazione, che suppone l’esistenza di un’autorità dotata di magistero e di infallibilità in questo campo. L’età moderna ha reagito, sia in campo scientifico che filosofico, a questa mentalità tradizionalistica, e tale opposizione si è manifestata nella forma più estrema nell’Illuminismo, dove la T. non è affatto garanzia di verità, ma fonte di errore e di superstizione. Non la T., ma la ragione individuale, deve giudicare della verità storica. Una migliore comprensione del significato della T. si ha con il romanticismo, che torna a rivalutare la T. nell’ambito dell’esperienza spirituale di un popolo. La T. non va concepita come qualcosa di statico o di meccanico, ma come un continuo rinnovamento ed una costante rifondazione della esperienza storica. La T. viene inserita nelle strutture fondamentali della contemporaneità storica, in quanto suppone una dialettica vivente tra presente e passato, anziché una rigida giustapposizione. Nell’ambito strettamente religioso, la T. consiste nella trasmissione del contenuto della rivelazione anche al di fuori delle fonti religiose scritte. Concetto di particolare rilevanza nella religione cattolica, dove costituisce la fonte della rivelazione divina insieme alla Sacra Scrittura, in quanto trasmissione orale di verità attraverso il magistero infallibile della Chiesa assistita dallo Spirito Santo. Nel cristianesimo primitivo l’importanza della T. fu affermata in base all’insegnamento orale del Cristo, ed al compito della predicazione assegnata agli apostoli (Matteo 28, 18-20; Marco 16, 15-16) cui è promesso l’invio dello Spirito perché li assista. L’insegnamento degli apostoli fu perciò riguardato come un necessario completamento delle notizie scritte sulla vita e sulla predicazione di Gesù (Giovanni 21, 25); nelle lettere di Paolo si sottolinea l’importanza della comunicazione orale per una esauriente conoscenza della verità e della pratica cristiana. I Padri della Chiesa in lotta contro le eresie, si richiamarono alla T. come norma di fede e criterio di interpretazione delle Sacre Scritture, laddove il testo si presenta reticente o non sufficientemente chiarito. Ireneo (Adversus haereses) si appellò alla T. di tutte le chiese di origine apostolica, ma soprattutto a quella romana. Tertulliano (De praescriptione haereticorum) esaltò il valore della T. apostolica contro le tesi eretiche. Anche Agostino si pronunciò più volte a favore della T., tanto che dal V secolo la sua autorità come fonte di interpretazione è accettata in oriente ed in occidente. Lo scisma tra le due chiese (1054) non mutò la situazione, anche se la chiesa d’Oriente riconobbe come organo di trasmissione della T. solo i vescovi. Soltanto nel tardo Medioevo si ebbero confutazioni del valore della T. da parte di Wycliff, e più tardi da parte dei riformatori protestanti: la negazione dell’autorità della chiesa portò ad una svalutazione delle testimonianze della T., mentre venne riaffermata l’unicità della Sacra Scrittura come fonte delle verità rivelate. Questa tesi, fatta propria da tutto il movimento protestante, venne respinta dal concilio di Trento, che mise sullo stesso piano l’autorità documentaria della T. e quella della Bibbia. Più tardi tale posizione venne ribadita dal concilio Vaticano I. Oggi la teologia protestante, pur dando priorità di valore alle fonti bibliche, ha attenuato la sua posizione, riconoscendo la ricchezza di testimonianze tramandata dalla T. (Culmann e seguaci del metodo delle forme). Gli studiosi cattolici a loro volta hanno esteso il concetto di T., superando gli atti ufficiali, gli scritti ed il magistero della Chiesa, alla vita concreta delle comunità cristiane nella loro esperienza storica. Da qui discendono alcune distinzioni: la T. può essere divino-apostolica (quando deriva direttamente da Cristo e dagli apostoli), ecclesiastica (cioè di età post-apostolica), dogmatica (quando propone verità da credere), morale (quando sancisce norme da osservare), costitutiva (quando fa conoscere verità non espressamente contenute nella Bibbia), interpretativa (quando aiuta ad interpretare correttamente verità implicitamente o succintamente presentate nella Bibbia). Y (Massoneria) La definizione del significato del termine T. impone un particolare esame. Normalmente esso viene inteso come un qualcosa che ci viene tramandato, generalmente non per iscritto, dalle generazioni precedenti. La T. contiene verità di solito non documentabili, relative a moltissimi argomenti. Una simile interpretazione è però troppo generica e si presta a numerose e giustificabili critiche, in quanto tende a spostare l'attenzione sul tempo passato ed a privilegiare un aspetto storico, di solito non documentabile. Molto più importante, soprattutto sul piano esoterico, appare essere l'interpretazione esistenziale. In ogni tempo l'uomo è sempre nel medesimo rapporto con la vita. Perciò quello che si tramanda non è tanto il contenuto delle esperienze vissute da altri esseri umani, quanto il loro modo di porsi di fronte alla vita stessa. La T. tramanda la testimonianza di esperienze esistenziali, che non possono essere oggetto di descrizioni. Attraverso la testimonianza si propone all'attenzione del tempo presente qualcosa già vissuto da altri, ma ancora percepibile in modo analogo dall'attuale essere umano. Traducianismo: Opinione teologica secondo la quale l’anima viene trasmessa dai genitori mediante la generazione. Le si oppone il creazionismo, che introduce nell’atto il diretto intervento divino. Tertulliano (De anima 27) sostenne un T. a sfondo materialistico. Agostino (De genesis ad litteram 10, 11-26) fu incerto tra T. e creazionismo, mentre Tommaso (e con lui la scolastica) condannò il T. in ragione della pura spiritualità dell’anima. Lutero vide nel T. una teoria di appoggio alla sua concezione del peccato originale, mentre Calvino le fu contrario. Leibniz (v.) tentò di conciliare T. e spiritualità dell’anima superando il dualismo cartesiano. Tracce di T. si ritrovano nel XIX secolo in autori come H. Klée, J. Froschammer, N.S. Laforet ed A. Rosmini. Il creazionismo, in opposizione al T., è stato confermato, da parte cattolica, dallo stesso pontefice Pio XII, nell’enciclica Humani generis (1950).

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